Ho ricevuto e di seguito pubblico, la esaustiva e intelligente risposta del Dr. Per. Agr. Elia Sandrini all'anonimo " Vittorio T."
Cari colleghi, leggetela con attenzione perchè il Perito Agrario " è anche questo".
Carissimo sig. Vittorio T.,
non è mia intenzione fare della conversazione da lavandaie con Lei. Preferisco rendere edotti gli iscritti che, grazie ai loro Presidenti provinciali, vengono tenuti appositamente all’oscuro da troppi anni su quello che succede nell’ambito della categoria.
Come fa proprio questo blog, che cerca di informare il più possibile.
Mi pare che la sua risposta non sia più robusta della mia.
A cominciare dal suo cognome, che spero non stia per Tanti, visto che di Vittorio in Italia ce ne sono proprio tanti o molti.
Dato che Lei ha visto le mie numerose mail inviate agli Enti nazionali e ai Collegi provinciali, Lei e tutti gli altri presidenti provinciali quante ne avete scritte?
Vede: quantomeno quando io scrivo di problemi e di richiesta di risoluzioni dei medesimi, lo scrivo per conoscenza a tutti i Collegi d’Italia, perché, a dispetto di Chi vuole (le lascio immaginare per chi sta quel Chi) non solo che non bisogna scrivere quando un Collegio provinciale ha un problema ma solo ed esclusivamente contattarlo telefonicamente, il mio intento è solo quello che l’informazione sia un bene della collettività e non un diritto di alcuni pochi fortunati.
Riguardo all’uso del titolo a livello professionale penso che non crei nessuna confusione: per caso non ci chiamiamo anche Periti Agrari Laureati o sbaglio?
Oppure quel Laureati è solo per un biglietto da visita da mostrare alle altre categorie, per far vedere che dentro alla nostra categoria ci possono essere dei Laureati brevi, ma che nella realtà di laureati triennali non ce n’è nemmeno lo 0,1% ?
Allora finiamola di prenderci in giro.
Facciamo le persone serie: se Lei guarda ancora alle etichette, mi sa che siamo su livelli totalmente differenti.
Quando ormai abbiamo una normativa europea dove negli ambiti professionali (l’ambiente prima di tutti) non chiede alcun titolo professionale ma solo ed esclusivamente la dimostrazione dell’esperienza professionale attraverso un curriculum di lavori espletati in un certo ambito, stiamo ancora lì a guardare se c’è il Dr. prima o dopo il Per. Agr.?
Siamo seri: ma li vogliamo i laureati triennali dentro il nostro albo o li vogliamo lasciare andare tutti nelle sezioni B degli Ordini professionali solo perché la il Dr. lo mettono come vogliono e senza aggiungere Per. Agr.?
E quando tra 4 anni chi si iscriverà dovrà essere dotato di Diploma di Laurea, in quanto non esisterà il titolo di Per. Agr., come la mettiamo?
Allora non combattiamo battaglie sulle etichette!
Guardiamo alla sostanza delle cose e non alla forma.
Altrimenti le apparenze finiranno per sovrastare e mutare la sostanza dei fatti e della realtà.
Restando in tema, le chiedo una curiosità: come mai che le Circolari del CNPA o le comunicazioni inviate dal CNPA non sono mai firmate con nessun titolo da parte di chi le firma?
Nemmeno con Per. Agr.!!!
Che per caso a Roma si vergognino del titolo di Per. Agr.?
Da noi, a Verona, abbiamo anche: un iscritto che è Dirigente Scolastico, iscritti che lavorano all’Università, iscritti con doppia laurea, iscritti con Dottorato di Ricerca, iscritti con Master universitari, ecc. ecc.
Dobbiamo vergognarci di loro?
E’ un disonore per il Collegio avere iscritti che sono andati ben oltre al titolo di Perito Agrario?
Se poi c’è gente che guarda ancora all’abito o che si sofferma a guardare solo l’abito, non è un mio problema.
Vede, secondo iscritti molti contrari al COGEPAPI, chi è favorevole al COGEPAPI sono tutti coloro che hanno il complesso o sindrome di inferiorità, tant'è che il titolo lo cercano per legge e non all'università.
Chi, invece, come me è contrario al COGEPAPI, abbiamo sin dall’inizio proposto l’unione prima di tutto con gli Agrotecnici e con i Dottori Agronomi/Forestali, e, poi, magari anche con Veterinari e Biologi, Geologi.
Altrochè con Geometri e Periti Industriali che dovrebbero fondersi con Ingegneri e Architetti.
Se Lei legge la stampa professionale, lo sa che queste ultime 4 categorie si sono riunite per più di 3 mesi per discutere tra loro 4 sulle competenze professionali e sulle tariffe?
E i Periti Agrari dov’erano?
Magari erano concentrati sui problemi giudiziali di qualcuno?
Sul fatto di fare il Presidente di Verona, se vuole venire Lei, come qualsiasi altro, la sedia è sempre disponibile.
A differenza di molti, a cominciare dall’apice, io non sono per nulla attaccato alla “caregheta”.
Se Lei per capacità dimostrata sul campo, si sente migliore di me e lo dimostra con i fatti espletati sino ad ora, da iscritto al Collegio di Verona sono il primo a supportare la sua candidatura.
Io come tale sono stato eletto e il mio compito sa benissimo qual’è. Se qualcuno nutre dei dubbi sul mio operato, ben venga. Se io faccio degli errori, ho ancora l’umiltà di ammetterli e di risponderne in prima persona.
Le ripeto la domanda: quanti Presidenti sino ad ora hanno mai scritto agli enti nazionali e contemporaneamente p.c. a tutti i Collegi provinciali?
Certamente, come detto ogni volta, ho scritto per la categoria e non solo per gli iscritti di Verona che rappresento.
Se poi le persone vogliono leggere delle parole che non stanno scritte, è un problema loro.
E sa quante risposte ho ricevuto?
Inoltre il Collegio di Verona, grazie al Consiglio, ha prese delle posizioni molto precise.
Il Suo, che non posso pregiarmi di conoscere, visto che non dice quale Collegio è, che posizioni ha preso?
Non è che sia complice di un certo sistema e regime?
Vede, caro signor Vittorio T., il Collegio di Verona è uno tra i pochi che si è sempre battuto sull’ENPAIA e per gli iscritti all’ENPAIA.
Tanto è vero che noi, da anni, rilasciamo il Timbro Professionale solo a chi dimostra preventivamente di essersi iscritto all’ENPAIA.
E proprio per questo siamo il primo Collegio con il più alto numero di iscritti all’ENPAIA. E non certo per il fatto che siamo il Collegio più numeroso. Ma semplicemente perché a chi vuole il timbro, glie lo diamo solo se è iscritto all’ENPAIA.
Per il resto d’Italia (compreso il Suo Collegio) come siamo messi?
Quanti sono gli iscritti che svolgono la professione in nero, ovvero senza possesso di partita IVA e senza essere iscritti all’ENPAIA?
O addirittura che hanno aperto la posizione IVA senza nemmeno essere iscritti al Collegio?
Che strumenti hanno i Collegi provinciali per fare controlli, dare sanzioni disciplinari, in sostanza per far emergere tutto il sommerso?
E l’ENPAIA (che dovrebbe essere la prima assieme al CNPA a combattere l’elusione e l’evasione) sul fronte dei non iscritti che esercitano abitualmente o saltuariamente la professione cosa fa?
Come mai tutte le altre Casse Previdenziali Autonome hanno stipulato convenzioni con Agenzia delle Entrate e con l’INPS per fare ogni anno i controlli sugli evasori previdenziali e non?
Di problemi nella categoria ce ne sono tanti.
Peccato che siamo pochi Collegi provinciali che provano ad affrontarli seriamente.
E mi sembra che in questo momento ci sia un problema molto grande per tutta la categoria, e che ci sia un Collegio provinciale che non sta prendendo alcun provvedimento disciplinare, come invece dovrebbe fare.
Allora la Sua vuole essere ancora una battaglia di etichette o di pura superficialità?
Oltre alle pagliuzze, Lei, alla pari di tutti quelli che si firmano anonimi, riesce a vedere la trave che è negli occhi di tutti gli iscritti?
Si rende conto del problema che sta coinvolgendo l’intera categoria, nella sua completezza, tanto d’immagine quanto di sostanza?
Se la Sua risposta è no, allora è pregato di togliersi la benda che ha davanti agli occhi e di capire che se vuole chiedere rispetto a qualcuno, prima di chiederlo a terzi che nemmeno la rappresentano, vada a chiederlo a chi la rappresenta in questo momento.
Se vuole darmi una risposta, oltre a scrivere il cognome e a quale Collegio appartiene, me ne dia una seria riguardo a questo grande problema.
Mi creda: se trova una risposta seria a tale problema, vedrà che le risposte a tutti gli altri problemi sono automatiche e che, se risolve il grande problema, in un batter di ciglia, risolve automaticamente anche tutti gli altri problemi.
Se, invece, non da nessuna risposta seria a tale grande problema, abbiamo capito di che pasta è e, specialmente, chi c’è dietro di Lei.
Da ultimo, il fatto che lei si firma solo di nome e non di cognome, mi fa pensare che lei è uno di quelli che non distingue tra assoluzione e prescrizione.
Da ultimissimo, il fatto che Lei si perde su l’abito delle persone, anziché rispondere ai problemi da me sollevati che riguardano tutti gli iscritti, va alla ricerca di faziosità che agli iscritti non può interessare di meno.
Forse perché ha paura di ritorsioni?
Guardi a quello che ha fatto il CNPA negli ultimi 20 anni a danno della categoria e poi ne riparliamo: dai bilanci nazionali mai pubblicati e diffusi agli iscritti, nessuna lotta all’evasione e all’elusione, la mancata pubblicazione e conoscenza dei Collegi morosi, i convegni nazionali e internazionali totalmente astrusi dalla professione del Perito Agrario, nessuna promozione della libera professione, nessuna pubblicità degli esami di stato nelle Università (a differenza del Collegio Nazionale degli Agrotecnici), una marea di soldi sprecati nelle azioni giudiziarie contro gli Agrotecnici, ecc. ecc.
E Lei mi va a cercare il problema del titolo professionale.
Stendiamo un velo pietoso sulle sue argomentazioni.
Si ricordi che gli iscritti sono persone intelligenti, e non degli sciocchi come Lei e qualcun altro a Roma e in giro per l’Italia crede.
Gli iscritti sanno distinguere tra quelli che sono problemi seri e veri della categoria (cosa ha fatto di utile il CNPA per gli iscritti all’ENPAIA e per tutti gli altri negli ultimi 15 anni? ed ora vuole aumentare la quota annuale da 25 a 40 € per iscritto), dai problemi come i suoi che lasciano il tempo che trovano.
Le votazioni dell’ENPAIA lo dimostrano!!!
Se Lei è un uomo, cominci a metterci la faccina.
Cordialmente,
Elia Sandrini
pt/2010