mercoledì 31 agosto 2011

ANCHE L'EMILIA ROMAGNA IN VISTA DEL RINNOVO DEL CONSIGLIO NAZIONALE HA UN PROGRAMMA CHE INNOVA IL DOMANI DELLA CATEGORIA.

Carissimi Colleghi, da esperti sappiamo che una buona semina, salvo eventi eccezionali, da un buon raccolto e così dopo la Lombardia, Piemonte e Veneto anche l'Emilia Romagna e ampie aree del centro e del sud Italia, attraverso i propri rappresentanti territoriali, hanno eleborato " programmi innovativi per il futuro della Categoria" in vista del rinnovo del Consiglio Nazionale ( elezioni che si terranno dal 12 al 26 Settembre....quindi a breve scadenza !!!) attraverso il voto ai candidati da parte dei Consigli Provinciali dei Collegi.
Programma quello dell'Emilia Romagna ( che di seguito pubblichiamo per la solita e corretta informazione che diamo), che ha tantissimi punti in comune con quello delle altre Regioni sopra richiamate e che dimostra un'ampia e diffusa volontà di cambiamento rispetto alla passata gestione, che più volte sollecitata,  non ha avuto  capacità e sensibilità di raccogliere le istanze avanzate dal territorio.
Con nostra grande soddisfazione l'Emilia Romagna,regione di primissimo piano nel settore primario e con un gruppo numerosissimo di colleghi iscritti nonchè autorevoli esponenti nelle istituzioni, negli enti e negli organismi che rappresentano i comparti del mondo agricolo, agro-indutriale e del territoio, attraverso il programma, ha optato chiaramente per un profondo cambiamento dei vertici categoriali nazionali prendendo le distante da politiche innefficaci e innefficienti che hanno pesato negativamente sulla visibilità, credibilità e autorevolezza della nostra Categoria e Professione.
Piemonte, Lombardia, Veneto, Emila Romagna con alri Collegi Provinciali del centro e del sud ( che non sono pochi) condividendone  gli obbiettivi dei programmi, uniti potrebbero dare una definitiva spallata a quella cultura provinciale, autarchica, della pseudo-riservatezza e della non trasparenza che per tanti anni ci è stata propinata.
Il sottoscritto con tanti amici da tempo auspicavamo questo cambiamento e abbiamo perseguito, in momenti non sospetti, questo nostro progetto che tante volte è stato motivato e illustrato  su questo piccolo Blog...spesso snobbato e deriso !!!!!!
Oggi mi sento ottimista più di ieri e domani.......vedremo...... resta comunque un dato incontestabile " il vento è cambiato" e c'è la consapevolezza ( anche di chi rema contro a questà realtà) che la ricchezza intellettuale e professionale individuale e collettiva dei periti agrari e periti agrari laureati ha la forza, la determinazione e la volontà di volere e potere contruire il proprio domani: " cambiare per esistere".
Bravissimi e complimenti. Buon lavoro.
Piermaria Tiraboschi
PeritiAgrariLiberi




pt/2011/gmt/08


Programma "Emilia Romagna"




Al fine di dare risposte concrete alle richieste di maggior
trasparenza e necessità di formazione ed informazione nei confronti
della categoria.


1) Presidenti Provinciali e Regionali e componenti CNPA debbono
essere liberi professionisti iscritti alla Cassa di Previdenza ENPAIA
da almeno 5 anni e complessivamente rappresentativi di tutte le
specifiche professionalità comprese nell’Ordinamento.


2) Non debbono avere in corso procedimenti penali ed in caso
incorrano in tali procedimenti in corso di carica si
autosospendono.


3) Non più di due/tre mandati consecutivi, salvo deroga da parte
dell’Assemblea dei Presidenti.


4) L’Assemblea dei Presidenti deve essere deliberante e propositiva
sull’attività del CNPA e non consuntiva.


5) I bilanci del CNPA sia in fase preventiva che consuntiva debbono
essere resi pubblici ed approvati anche dal Consiglio dei Sindaci
Revisori.


6) Istituzionalizzazione dei Coordinamenti Regionali/Consigli
Regionali.


7) Riforma del tariffario per renderlo più chiaro ed attuale.


8) Riforma regolamento elettorale per la Cassa di Previdenza
ENPAIA: non diviso per ogni area ma in proporzione al numero
degli iscritti aventi diritto al voto delle singole aree, o in
alternativa i 6 più votati a livello nazionale, indipendentemente
dalla rappresentanza territoriale.


9) Istituzione di un Direttore all’interno del CNPA.


10) Aggiornamenti professionali/crediti formativi obbligatori per i
Liberi Professionisti (chi dopo 3 anni consecutivi non li ottiene,
deve ridare l’esame di abilitazione professionale).


11) Aggiornamento Ordinamento professionale/competenze.


12) Sindaco della Cassa diverso dal Presidente del CNPA.


13) La Rivista “Il Perito Agrario” deve essere rivisitata e
modificata nella sua veste grafica e nei contenuti, non più
celebrativi ma tecnici.


14) Costituzione di un Comitato di redazione misto CNPA -
Coordinamento Regionale.


15) Sindaci Revisori del CNPA eletti tra i componenti dei Collegi
Provinciali che ricoprano da almeno due mandati tale carica.


16) Espressione del diritto di voto solo per i Collegi in regola con i
versamenti delle quote annuali.


17) Elevare la categoria partendo dal Collegio Provinciale.


18) Controllo degli iscritti abusivi.


19) Istituzione di Collegi interprovinciali per i Collegi inferiori ai
100 iscritti.













LA RIFORMA DELLE PROFESSIONI E' IL NOSTRO DOMANI: I PERITI AGRARI ATTORI DEL PROGETTO. di Mario Braga

 Riforma delle Professioni Intellettuali
  di Mario Braga


Cari Colleghi
in questi giorni vengo sommerso di E-Mail, messaggi, telefonate di professionisti che manifestano tutta la loro preoccupazione in merito all’attacco “frontale” messo in atto dalle parti sociali, dal governo e da ampi strati del parlamento contro “alcune” professioni intellettuali.
La nostra, ovviamente, non è immune da questo tentato stillicidio.
Come posso non condividere questa preoccupazione. Chi per anni si è impegnato per rafforzare e rendere più solida la nostra categoria non può non sentire tutto il peso di questa negativa azione che sappiamo venire da lontano.


Le numerose iniziative, ufficiose e ufficiali, messe in atto n questo periodo per contrastare “quest’invasione” hanno certamente determinato un clima surriscaldato. Dobbiamo riconoscere che un primo risultato positivo è stato raggiunto in sede di approvazione della manovra economica, visto che l’articolo che ci coinvolgeva è stato “rimosso”. Ma forse è stato solo un rinvio e non un’arresa.
Iniziative che però, giorno dopo giorno, vengono superate da prese di posizione del Parlamento, del Governo, delle forze sociali e da un diffusa percezione che sembrano additare alle professioni intellettuali la responsabilità del dissesto economico del nostro Paese.


Ed allora credo sia doveroso che anche la nostra categoria debba attrezzarsi per affrontare questi nuovi “avversari”. Non certo per combattere su un terreno di resistenza del consolidato, ma per affermare il progetto di una società che si costruisca sul riconoscimento dei suoi interlocutori.


Attrezzarsi significa, innanzitutto, modificare profondamente i nostri comportamenti di rappresentanza. Non possiamo soffermarci alla mera tutela burocratica dell’esercizio della professione, se le proposte di riforma si sono spinte già oltre.
Bisogna immergersi ed immettersi nel nuovo terreno e ricominciare l’azione di dissodamento e di preparazione alla nuove colture.
L’ho già detto e lo ripeto, chi intende dissolvere larga parte del patrimonio ordinistico italiano deve essere consapevole che se ciò avverrà verranno indebolite le condizioni di moderne relazioni economiche e sociali, fondamento indispensabile per “organizzare e governare” una moderna ed evoluta società.


Il mio pensiero è rivolto soprattutto alle forze sindacali e alle organizzazione economico-produttive in quanto penso che la destrutturazione delle professioni intellettuali sta al risparmio economico come la liberazione della rappresentanza sindacale sta ad un moderno modello di nuove relazioni sindacali. Ed i benefici che vengono evocati che dovrebbero derivare dalla liberalizzazioni senza regole delle professioni intellettuali, saranno arsi sull’altare di negatività che si scaricheranno sull’intera società.


Attaccare le libere professioni, incolpandole di un sistema prestativo incoerente e caro, assume il significato fuorviante e forse strumentale del “problema” italico. Se riforma va fatta è quella che dovrebbe sopprimere un ramo del Parlamento. Si diminuirebbero i parlamentari e si modernizzerebbero gli strumenti decisionali legislativi.
Attaccare le professioni intellettuali significa guardare in direzione opposta di quell’orizzonte a cui tutti dovremmo tendere per riavviare le qualità della nostra società.
Significa cioè intraprendere un percorso diverso da quello che, pur con fatica, ci porterebbe a quella vetta che ci permetterebbe di valicare questo difficile momento.
Se il problema è la “rigidità” del sistema di Ordini e Collegi Professionali se ne parli, ma questo non determinerà alcuna modifica del “valore” di garanzia qualitativo della prestazione intellettuale.
Se, invece qualcuno intende, invocando una pseudo liberalizzazione, ingabbiare uno dei “pilastri” della nostra società, sappia che ha sbagliato strada.


Ed allora cosa fare?
Non credo che le strade siano molte.
Come Don Abbondio ci si ritrova sempre davanti ad un bivio.
Possiamo continuare ad “accodarci” alla forza rappresentativa altrui, alzando anche la nostra voce. Unirci in coro fra Ordini e Collegi ci aiuta certamente ad avere una voce più chiara e forte, anche se ne indebolisce un’altra, che non ho mai condiviso, quella del CoGePaPi.
Oppure potremmo farci promotori di una NOSTRA INIZIATIVA che metta sul tavolo tutti i tasselli di un mosaico che vogliamo rinnovato e di elevata qualità.


Una nostra proposta che coinvolga tutti gli Ordini e Collegi Italiani che volga il proprio orientamento ad un NUOVO MODELLO DEL SISTEMA ORDINISTICO ITALIANO, suddiviso per macro aree di competenza.
Quest’ultima condizione “vincolata” al ruolo “pubblico” che alcuni Ordini e Collegi svolgono.
Siamo chiamati a porci nello stesso percorso di chi, invece, come noi opera, nel contesto dell’economia e della società.
Non m’illudo che sia facile intraprendere iniziative che dicano al “Paese” dove ci si vuole collocare per svolgere competenze funzionali ad un modello di società libera, razionalmente e armonicamente organizzata.
Funzioni volte a rendere razionale, comprensibile, applicabile e semplificata la burocrazia del nostro Paese.
E su questo terreno, abbiamo il compito di coinvolgere le forze sindacali e le organizzazioni economico produttive italiane e con loro stringere un “Patto di Sviluppo per l’Italia”.
Continuo ostinatamente a credere che dalle guerre di trincea non rimarrà sul terreno altro che macerie (il nostro Paese).
Una scuola storica l’abbiamo davanti agli occhi ed è rappresentata da quell’Unione Europea che grazie a uomini ispirati ha saputo mettere allo stesso tavolo vinti e vincitori di una immane tragedia conflittuale.
Un ultima considerazione, con la solita amarezza che la contraddistingue.
Saremo all’altezza del compito?


Qui purtroppo mi fermo, perché ben conoscete il mio “giudizio” della nostra rappresentanza categoriale che continuo a definire informe e inqualificabile.
Dovremo pertanto, attendere le elezioni perché un ciclo si chiuda e se ne apra un altro con il contributo di tutti.
Proprio di tutti.
Di quelli che la pensano in un modo o in modo diverso.
La ricchezza delle categorie non si genera nei meandri delle segrete, o nella pseudo riservatezza, accentratrice presidenziale, ma nelle piazze del pensiero … del libero pensiero.
Quel pensiero che l’attuale gestione ha relegato ad un assoluto silenzio, forse perché incapace di sostenere merito e sostanza di un nuovo progetto che ridia certezze e speranze ai nostri Periti Agrari e Periti Agrari Laureati (Esperti Agrari).



giovedì 25 agosto 2011

CI SIAMO.....DAL 12 AL 26 SETTEMBRE AL VIA LE ELEZIONI PER IL RINNOVO DEL CONSIGLIO NAZIONALE.

Pausa estiva e di riflessione finita....si riaprono le danze !
Colleghi ci siamo...mancano pochi giorni all'inizio delle elezioni per il rinnovo del consiglio nazionale ( dal 12 al 26 settembre) da cui avremo 11 consiglieri nazionali e presidente, vice, segretario e tesoriere ( sì.... quello che predispone il bilancio ma che fino ad oggi non ha mai presentato agli iscritti !!!).
I voti ai candidati saranno dati da" ogni singolo Collegio con deliberato del consiglio provinciale" organo supremo con poteri elettivi dei consiglieri nazionali.
I candidati sono " nazionali", votabili da ogni Consiglio Provinciale ( es. Tiraboschi di Brescia potrebbe essere votato tranquillamente dal Consiglio di Roma, di Palermo, di Trento ecc).
Scontato che chi dispone e/o ha acquisito consensi dai Consigli dei Collegi provinciali con una campagna promozionale" ben finalizzata"  ha garantito il posticino a Roma nel Consiglio Nazionale.
Tuttto semplice...ma non è così.
C'è il problema di rendere note e trasparenti le candidature su tutto il territorio nazionale. Tutti gli iscritti d'Italia dovrebbero sapere chi sono i candidati ( sarebbe una cosa seria !!!) ma nella nostra Categoria fino all'ultimo giorno vige la regola dell'omertà e dell'attendismo ipocrita ( i soliti ignoti pronti a salire sul carro vincente !!!!) .
 Nessuno o pochi si scoprono e ci mettono la faccia ( dietro le quinte si tratta...si fanno compromessi.....accordi di scambio eccc.  ecc )
Per esempio: il Per. Agr. Bottaro e il suo vice Vigato come gli altri consiglieri nazionali si ricandidano o non si ricandidano ??? Personalmente ( il mio è un auspicio risaputo) sono dell'opinione che l'ex Presidente nazionale e il suo Vice dopo una lunga militanza dirigenziale ( quasi venta'anni - che non sono pochi !!!!) abbiano il sacrosanto diritto di un meritato riposo. Quindi, non si ricandideranno  ( almeno spero !!!!).
E i nuovi candidati e/o cavalli emergenti e vincenti chi sono e dove sono ?????
Di certo, perchè lo stile e l'approccio con gli iscritti è diverso, ci sono delle candidature che da tempo sono state ufficializzate: Benanti in Piemonte, Bertazzo e Possenti in Lombardia, Salvan e il nuovo candidato Sandrini in Veneto  e poi....non ho più notizie...perchè.....gli altri forse peccano di codardia !!!!!
Ciao a tutti
Pm. Tiraboschi


pt/2011/gmt/08

LA LIBERALIZZAZIONE DELLE PROFESSIONI NELLA MANOVRA BIS: DICE TUTTO E NIENTE.....COME AL SOLITO!!!!

Di seguito pubblichiamo per una corretta informazione lo stralcio del decreto 13/08/2011 che interessa le attività professionali e in particolare la liberalizzazione ( si fa per dire) dell'attività intellettulale  ( art. 3 del D.L.).
Iniziativa che ha avuto nella riunione del 24/08 il plauso della maggiornaza dei collegi nazionali delle professioni tecniche ( anche da parte del Collegio nazionale dei periti agrari).
Personalmente l'iniziativa non mi convince. E' la solita trovata all'italiana " confusa  che dice tutto per non dire niente e che non cambiera le attività professionali"  che non innova ma conferma ampie deleghe a un sistema ordinistico corporativo e anacronistico nel quadro delle professioni a livello europeo.
Ecco le ragioni del consenso da parte dei rappresentanti degli ordini....tutto deve restare com'era.!!!

Pm. Tiraboschi


TITOLO SECONDO  DEL  DECRETO LEGGE 13/08/2011 ( manovra bis)


LIBERALIZZAZIONI, PRIVATIZZAZIONI ED ALTRE MISURE PER FAVORIRE LO


SVILUPPO

Art. 3

Abrogazione delle indebite restrizioni all'accesso

e all'esercizio delle professioni e delle attivita' economiche



1. In attesa della revisione dell'articolo 41 della Costituzione,

Comuni, Province, Regioni e Stato, entro un anno dalla data di

entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto,

adeguano i rispettivi ordinamenti al principio secondo cui

l'iniziativa e l'attivita' economica privata sono libere ed e'

permesso tutto cio' che non e' espressamente vietato dalla legge nei

soli casi di:

a) vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli

obblighi internazionali;

b) contrasto con i principi fondamentali della Costituzione;

c) danno alla sicurezza, alla liberta', alla dignita' umana e

contrasto con l'utilita' sociale;

d) disposizioni indispensabili per la protezione della salute

umana, la conservazione delle specie animali e vegetali,

dell'ambiente, del paesaggio e del patrimonio culturale;

e) disposizioni che comportano effetti sulla finanza pubblica.

2. Il comma 1 costituisce principio fondamentale per lo sviluppo

economico e attua la piena tutela della concorrenza tra le imprese.

3. Sono in ogni caso soppresse, alla scadenza del termine di cui al

comma 1, le disposizioni normative statali incompatibili con quanto

disposto nel medesimo comma, con conseguente diretta applicazione

degli istituti della segnalazione di inizio di attivita' e

dell'autocertificazione con controlli successivi. Nelle more della

decorrenza del predetto termine, l'adeguamento al principio di cui al

comma 1 puo' avvenire anche attraverso gli strumenti vigenti di

semplificazione normativa.

4. L'adeguamento di Comuni, Province e Regioni all'obbligo di cui

al comma 1 costituisce elemento di valutazione della virtuosita' dei

predetti enti ai sensi dell'art. 20, comma 3, del decreto legge 6

luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge 15 luglio 2011, n. 111.

5. Fermo restando l'esame di Stato di cui all'art. 33 comma 5 della

Costituzione per l'accesso alle professioni regolamentate, gli

ordinamenti professionali devono garantire che l'esercizio

dell'attivita' risponda senza eccezioni ai principi di libera

concorrenza, alla presenza diffusa dei professionisti su tutto il

territorio nazionale, alla differenziazione e pluralita' di offerta

che garantisca l'effettiva possibilita' di scelta degli utenti

nell'ambito della piu' ampia informazione relativamente ai servizi

offerti. Gli ordinamenti professionali dovranno essere riformati

entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto

per recepire i seguenti principi:

a) l'accesso alla professione e' libero e il suo esercizio e'

fondato e ordinato sull'autonomia e sull'indipendenza di giudizio,

intellettuale e tecnica, del professionista. La limitazione, in forza

di una disposizione di legge, del numero di persone che sono titolate

ad esercitare una certa professione in tutto il territorio dello

Stato o in una certa area geografica, e' consentita unicamente

laddove essa risponda a ragioni di interesse pubblico e non introduca

una discriminazione diretta o indiretta basata sulla nazionalita' o,

in caso di esercizio dell'attivita' in forma societaria, della sede

legale della societa' professionale;

b) previsione dell'obbligo per il professionista di seguire

percorsi di formazione continua permanente predisposti sulla base di

appositi regolamenti emanati dai consigli nazionali, fermo restando

quanto previsto dalla normativa vigente in materia di educazione

continua in medicina (ECM). La violazione dell'obbligo di formazione

continua determina un illecito disciplinare e come tale e' sanzionato

sulla base di quanto stabilito dall'ordinamento professionale che

dovra' integrare tale previsione;

c) la disciplina del tirocinio per l'accesso alla professione

deve conformarsi a criteri che garantiscano l'effettivo svolgimento

dell'attivita' formativa e il suo adeguamento costante all'esigenza

di assicurare il miglior esercizio della professione. Al tirocinante

dovra' essere corrisposto un equo compenso di natura indennitaria,

commisurato al suo concreto apporto. Al fine di accelerare l'accesso

al mondo del lavoro, la durata del tirocinio non potra' essere

complessivamente superiore a tre anni e potra' essere svolto, in

presenza di una apposita convenzione quadro stipulata fra i Consigli

Nazionali e il Ministero dell'Istruzione, Universita' e Ricerca, in

concomitanza al corso di studio per il conseguimento della laurea di

primo livello o della laurea magistrale o specialistica. Le

disposizioni della presente lettera non si applicano alle professioni

sanitarie per le quali resta confermata la normativa vigente;

d) il compenso spettante al professionista e' pattuito per

iscritto all'atto del conferimento dell'incarico professionale

prendendo come riferimento le tariffe professionali. E' ammessa la

pattuizione dei compensi anche in deroga alle tariffe. Il

professionista e' tenuto, nel rispetto del principio di trasparenza,

a rendere noto al cliente il livello della complessita'

dell'incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri

ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione

dell'incarico. In caso di mancata determinazione consensuale del

compenso, quando il committente e' un ente pubblico, in caso di

liquidazione giudiziale dei compensi, ovvero nei casi in cui la

prestazione professionale e' resa nell'interesse dei terzi si

applicano le tariffe professionali stabilite con decreto dal Ministro
della Giustizia;

e) a tutela del cliente, il professionista e' tenuto a stipulare

idonea assicurazione per i rischi derivanti dall'esercizio

dell'attivita' professionale. Il professionista deve rendere noti al

cliente, al momento dell'assunzione dell'incarico, gli estremi della

polizza stipulata per la responsabilita' professionale e il relativo

massimale. Le condizioni generali delle polizze assicurative di cui

al presente comma possono essere negoziate, in convenzione con i

propri iscritti, dai Consigli Nazionali e dagli enti previdenziali

dei professionisti;

f) gli ordinamenti professionali dovranno prevedere l'istituzione

di organi a livello territoriale, diversi da quelli aventi funzioni

amministrative, ai quali sono specificamente affidate l'istruzione e

la decisione delle questioni disciplinari e di un organo nazionale di

disciplina. La carica di consigliere dell'Ordine territoriale o di

consigliere nazionale e' incompatibile con quella di membro dei

consigli di disciplina nazionali e territoriali. Le disposizioni

della presente lettera non si applicano alle professioni sanitarie

per le quali resta confermata la normativa vigente;

g) la pubblicita' informativa, con ogni mezzo, avente ad oggetto

l'attivita' professionale, le specializzazioni ed i titoli

professionali posseduti, la struttura dello studio ed i compensi

delle prestazioni, e' libera. Le informazioni devono essere

trasparenti, veritiere, corrette e non devono essere equivoche,

ingannevoli, denigratorie.

6. Fermo quanto previsto dal comma 5 per le professioni, l'accesso

alle attivita' economiche e il loro esercizio si basano sul principio

di liberta' di impresa.

7. Le disposizioni vigenti che regolano l'accesso e l'esercizio

delle attivita' economiche devono garantire il principio di liberta'

di impresa e di garanzia della concorrenza. Le disposizioni relative

all'introduzione di restrizioni all'accesso e all'esercizio delle

attivita' economiche devono essere oggetto di interpretazione

restrittiva.

8. Le restrizioni in materia di accesso ed esercizio delle

attivita' economiche previste dall'ordinamento vigente sono abrogate

quattro mesi dopo l'entrata in vigore del presente decreto.

9. Il termine "restrizione", ai sensi del comma 8, comprende:

a) la limitazione, in forza di una disposizione di legge, del

numero di persone che sono titolate ad esercitare una attivita'

economica in tutto il territorio dello Stato o in una certa area

geografica attraverso la concessione di licenze o autorizzazioni

amministrative per l'esercizio, senza che tale numero sia

determinato, direttamente o indirettamente sulla base della

popolazione o di altri criteri di fabbisogno;

b) l'attribuzione di licenze o autorizzazioni all'esercizio di

una attivita' economica solo dove ce ne sia bisogno secondo

l'autorita' amministrativa; si considera che questo avvenga quando

l'offerta di servizi da parte di persone che hanno gia' licenze o

autorizzazioni per l'esercizio di una attivita' economica non

soddisfa la domanda da parte di tutta la societa' con riferimento

all'intero territorio nazionale o ad una certa area geografica;

c) il divieto di esercizio di una attivita' economica al di fuori

di una certa area geografica e l'abilitazione a esercitarla solo

all'interno di una determinata area;

d) l'imposizione di distanze minime tra le localizzazioni delle

sedi deputate all'esercizio della professione o di una attivita'

economica;

e) il divieto di esercizio di una attivita' economica in piu'

sedi oppure in una o piu' aree geografiche;

f) la limitazione dell'esercizio di una attivita' economica ad

alcune categorie o divieto, nei confronti di alcune categorie, di

commercializzazione di taluni prodotti;

g) la limitazione dell'esercizio di una attivita' economica

attraverso l'indicazione tassativa della forma giuridica richiesta

all'operatore;
h) l'imposizione di prezzi minimi o commissioni per la fornitura

di beni o servizi, indipendentemente dalla determinazione, diretta o

indiretta, mediante l'applicazione di un coefficiente di profitto o

di altro calcolo su base percentuale;

l) l'obbligo di fornitura di specifici servizi complementari

all'attivita' svolta.

10. Le restrizioni diverse da quelle elencate nel comma 9

precedente possono essere revocate con regolamento da emanare ai

sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400,

emanato su proposta del Ministro competente entro quattro mesi

dall'entrata in vigore del presente decreto.

11. Singole attivita' economiche possono essere escluse, in tutto o

in parte, dall'abrogazione delle restrizioni disposta ai sensi del

comma 8; in tal caso, la suddetta esclusione, riferita alle

limitazioni previste dal comma 9, puo' essere concessa, con decreto

del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro

competente di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze,

sentita l'Autorita' per la concorrenza ed il mercato, entro quattro

mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del

presente decreto, qualora:

a) la limitazione sia funzionale a ragioni di interesse pubblico;

b) la restrizione rappresenti un mezzo idoneo, indispensabile e,

dal punto di vista del grado di interferenza nella liberta'

economica, ragionevolmente proporzionato all'interesse pubblico cui

e' destinata;

c) la restrizione non introduca una discriminazione diretta o

indiretta basata sulla nazionalita' o, nel caso di societa', sulla

sede legale dell'impresa.

12. All'articolo 307, comma 10, del decreto legislativo 15 marzo

2010, n. 66, recante il codice dell'ordinamento militare sostituire

la lettera d) con la seguente:

"d) i proventi monetari derivanti dalle procedure di cui alla

lettera a), sono destinati, previa verifica da parte del Ministero

dell'economia e delle finanze della compatibilita' finanziaria con

gli equilibri di finanza pubblica, con particolare riferimento al

rispetto del conseguimento, da parte dell'Italia, dell'indebitamento

netto strutturale concordato in sede di programma di stabilita' e

crescita, al Ministero della difesa, mediante riassegnazione in

deroga ai limiti previsti per le riassegnazioni agli stati di

previsione dei Ministeri, previo versamento all'entrata del bilancio

dello Stato, per confluire nei fondi di cui all'articolo 619, per le

spese di riallocazione di funzioni, ivi incluse quelle relative agli

eventuali trasferimenti di personale, e per la razionalizzazione del

settore infrastrutturale della difesa, nonche', fino alla misura del

10 per cento, nel fondo casa di cui all'articolo 1836, previa

deduzione di una quota parte corrispondente al valore di libro degli

immobili alienati e una quota compresa tra il 5 e il 10 per cento che

puo' essere destinata agli enti territoriali interessati, in

relazione alla complessita' e ai tempi dell'eventuale valorizzazione.

Alla ripartizione delle quote si provvede con decreti del Ministro

della difesa, da comunicare, anche con mezzi di evidenza informatica,

al Ministero dell'economia e delle finanze; in caso di verifica

negativa della compatibilita' finanziaria con gli equilibri di

finanza pubblica, i proventi di cui alla presente lettera sono

riassegnati al fondo ammortamento dei titoli di Stato".


mercoledì 3 agosto 2011

I PRIMI TRENTA GIORNI DEL NUOVO CONSIGLIO NAZIONALE: COSA FARE !!!!!

Onestamento non so come andranno a settembre le elezioni per il rinnovo del Consiglio Nazionale e finchè il gatto non è nel sacco, attenzione alle volpi che perdono il pelo ma non i vizietti..........Credo, che ci siamo capiti !!
Comunque mi sono permesso un vagheggiare di fantasia ( anche se non troppo) e allora mi sono chiesto cosa farei nei primi trenta giorni dall'insediamento del nuovo Consiglio Nazionale.
Provo a dirvi sinteticamente le mie idee ( dietro alle quale c'è una volontà di cambiamento).
Insediato il nuovo Consiglio Nazionale proporrei " UN' IMMEDIATA CONVOCAZIONE STRAORDINARIA DELLO STESSO" con un nutrito ordine del giorno:
1) assunzione di delibera che dia immediato mandato all'Assemblea Generale dei rappresentanti dei Collegi Provinciali ( ivi rappresentati dai Presidenti e/o delegati con rappresentatività di voto come quella per le votazione del Consiglio Nazionale) e subordinazione del Consiglio Nazionale al mandato assembleare in materia di:
- scelte politiche e organizzative relative all'ordinamento e alla professione ( per il futuro)
- esame, costruzione e approvazione del bilancio preventivo e consuntivo con relative relazioni illustrative della gestione finanziaria per obbiettivi di interesse;
-  riorganizzazione del sistema della riscossione ( per facilitare l'individuazioni dei morosi) e aumento e/o diminuzione della quota associativa annuale da versare al nazionale da parte degli iscritti.
- organizzazione della struttura degli uffici del consiglio nazionale ( struttura operativa - personale e competenze)

2) deliberato che congeli il " Progetto Cogepapi e sue varianti e integrazioni" con rinvio dello stesso alla discussione con eventuali altre proposte e iniziative all'Assemblea Straordinaria ( Punto 1) convocata con la massima urgenza. Sarà questa a fare sintesi delle tesi e a deliberare sulle stesse.
3) Apertura e trasparenza dell'informazione: de Il Perito Agrario e del sito del Collegio nazionale con accesso documentale ( circolari, verbali, proposte) e soprattuto sul Perito Agrario che ci sia l'accesso degli iscritti per un contradditorio dinamico delle idee-proposte. ( Via l'informazione di regime - non interessa).
4) delibera di nomina di una commissione composta da sei membri ( tre nazionali e tre territoriali - nord - centro e sud) con il compito di predisposrre l'organizzazione strutturale degli uffici del Consiglio nazionale per la gestione ordinaria e dei servizi alla caregoria ( funzionale alla continuità gestionale del Consiglio e dell'Assemblea).
5) Delibera di incarico con " delega" ai consiglieri nazionali ( che ne saranno responsabili di fronte al Consiglio e all'Assemblea) della organizzazione e gestione di dipartimenti di settore ( es.scuola e formazione, ordinamento della professione e riforma, competenze professionali, previdenza e assistenza, relazioni con le altre professioni ecccc...).
Quanto sopra dovrà essere messo in cantiere e reso operativo nel tempo massimo di 30 giorni poi il lavoro.......continuerà secondo il " programma condiviso" e in modo ben diverso dal passato....non credete.
Ciao
Piermaria Tiraboschi
PeritiAgrariLiberi

pt/2011/gmt/08

martedì 2 agosto 2011

AGRICOLTURA ITALIANA: LO STATO NEL 2011 - DATI E NOTIZIE

Lo Stato dell’agricoltura italiana 2011
27.07.11

In un contesto di crisi globale l’agricoltura italiana ha mostrato una crescita del valore aggiunto, a fronte di un aumento del valore della produzione e dei consumi intermedi. Inoltre l’occupazione agricola è aumentata di ben 17 mila unità. Questi alcuni dati del rapporto Inea, presentato il 27 luglio.

Il Rapporto sullo stato dell'agricoltura 2011 dell'Inea, è stato presentato il 27 luglio presso la sede dell'Istituto nazionale di economia agraria. Erano presenti Antonello Colosimo, Capo di Gabinetto del Mipaaf, Riccardo Deserti, del Comitato scientifico del Rapporto, Alberto Manelli, direttore generale Inea, Alberto Giombetti per la Cia, Francesca Alfano per la Coldiretti, Franco Verrascina per la Copagri, Mario Guidi per Confagricoltura, Giuseppe Piscopo per Legacoop agroalimentare, Maurizio Gardini per Coonfcooperative Fedagri Unci-Coldiretti, Elia Fiorillo per Agci – Agrital, Daniele Rossi e Luigi Pelliccia per Federalimentare e Federdistribuzione. Stefano Vaccari, direttore generale dei Servizi amministrativi Mipaaf, ha chiuso l’incontro. Nel rapporto sono affrontati alcuni temi centrali quali: la crisi economica, la volatilità dei prezzi delle commodity agricole, i mutamenti della Politica agricola comune, la diversificazione delle aziende agricole, gli effetti dei cambiamenti climatici sul settore primario e la gestione forestale. In un contesto di crisi globale, si evince dal rapporto, l’agricoltura italiana ha mostrato una crescita del valore aggiunto, a prezzi correnti, di 1,9 punti, a fronte di un aumento del valore della produzione (+2,2%) e dei consumi intermedi (+2,0%). Inoltre l’occupazione agricola è aumentata di ben 17 mila unità (+1,9%), di cui 13 mila stranieri (+16,8% rispetto al 2009). In rapporto continua spiegando che dopo la stasi del 2009, nel 2010 il fatturato dell’industria alimentare è tornato a crescere (+3,3%). L’evoluzione positiva dell’industria alimentare viene ribadita anche dall’indice della produzione industriale dell’Istat, che evidenzia per il 2010 un valore pari a 102,9 (base 2055=100), denotando una crescita del 2,4% rispetto al precedente anno. Quasi tutte le categorie di prodotti alimentari evidenziano una crescita dell’indice della produzione industriale rispetto al 2009. L’unica eccezione è rappresentata dalle conserve di frutta e ortaggi (-0,9%), anche se l’indice rimane comunque a livelli elevati grazie alla crescita degli ultimi anni. Per quanto riguarda l’ambiente, il rapporto specifica che l'agricoltura dovrà giocare il suo ruolo in vista del raggiungimento dell'obiettivo della riduzione delle emissioni comunitarie dell'80-95% entro il 2050, rispetto ai livelli del 1990. L'agricoltura infatti rappresenterà, nel 2050, un terzo delle emissioni totali dell'Ue, una quota tre volte superiore a quella attuale. La Commissione europea, per rispondere agli impegni assunti a livello internazionale, ha predisposto la Comunicazione "Una tabella di marcia per il passaggio a un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050". Secondo il documento di lavoro, il contributo del settore agricolo al raggiungimento dell'obiettivo comunitario, dovrebbe essere di un calo del 42-49% delle proprie emissioni, ricorrendo a misure quali: incrementi sostenibili dell'efficienza, recupero di biogas, uso razionale dei fertilizzanti, utilizzo di foraggi di migliore qualità, diversificazione e commercializzazione della produzione a livello locale, maggiore produttività del bestiame, ottimizzazione dei benefici dell'agricoltura estensiva e stoccaggio di carbonio nei suoli e nelle foreste. Altro tema al quale si è ritenuto di dover dedicare un’analisi è quello dei processi di diversificazione delle aziende agricole che sta investendo in maniera crescente gli agricoltori in cerca di forme di sostegno al reddito provenienti da attività agricole non tradizionali. In particolare, nel corso degli ultimi decenni, la gamma di strategie utilizzate dalle imprese agricole per far fronte alla riduzione e all’instabilità dei redditi è andata via via modificandosi, arricchendosi di nuove fonti e di percorsi alternativi di allocazione dei fattori della produzione. L’Inea, partendo dall’analisi dei dati RICA, ha cercato di fornire delle indicazioni circa la consistenza della diversificazione in Italia. L’indagine RICA rappresenta una preziosa fonte d’informazione per forme di diversificazione riconducibili all’attività agricola “strictu sensu”. Nel lavoro sono state prese in considerazione le seguenti forme di diversificazione: l’utilizzo di metodi di produzione biologica e a ridotto impatto ambientale; l’utilizzo di certificazioni di indicazioni geografiche (denominazioni di origine e per prodotti tradizionali); la vendita diretta; la trasformazione del prodotto in azienda; la partecipazione a programmi di estensivizzazione, di conservazione del paesaggio e a difesa della biodiversità; la presenza di attività agrituristiche; i noli di macchine (contoterzismo attivo); gli affitti di terreni e fabbricati aziendali. Il quadro della diversificazione è completato dalla pluriattività, identificata con la presenza di un qualche reddito da lavoro (dipendente o indipendente) extraziendale percepito da un qualunque componente della azienda-famiglia. La trasformazione in azienda e la vendita diretta risultano nel complesso le attività di diversificazione più diffuse tra quelle prese in considerazione: si tratta di attività non strettamente agricole ma che mirano alla valorizzazione del prodotto agricolo aziendale e, quindi, che mantengono le risorse aziendali nell’ambito della filiera agricola. La diversificazione può essere, in conclusione, indicata come un’opportunità per le aziende agricole di integrare e stabilizzare i bassi redditi, consentendo la sopravvivenza stessa di una certa tipologia di attività primaria, recuperando uno spazio di autonomia decisionale.

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pt/2011/gmt/08

INPS E PENSIONATI PROFESSIONISTI: DEFINITO IL CONTENZIOSO.

I " pensionati professionisti periti agrari" non devono pagare  l'INPS, ma chi svolge l'attività dovrà versare la contribuzione alla propria Cassa ( dei Periti Agrari)
Un contenzioso che mesi fa fu sollevato dal Presidente del Collegio Provinciale di Verona Elia Sandrini che in collaborazione con Moretti e Braga ( componenti del consiglio della Cassa dei periti agrari) e Paolo Bertazzo, consigliere nazionale, si sono sbattuti per trovare un soluzione all'oneroso problema che penalizzava i colleghi professionisti pensionati.
Finalmente è stata trovata una positiva soluzione e alla tempestività di intervento dei nostri colleghi ( poi seguita dal Consiglio Nazionale) va la nostra gratitudine e riconoscienza.
Nota Redazionale
PeritiAgrariLiberi

pt/2011/gmt/07

lunedì 1 agosto 2011

AUTOCONVOCAZIONE GENERALE DEI PERITI AGRARI E PERITI AGRARI LAUREATI DEL 30 LUGLIO :GRANDE SUCCESSO E OTTIMO LAVORO.

Dopo i tanti incontri, iniziati a Lonato del Garda nel 2009,  Sabato 30 Luglio è stato il coronamento di un lungo lavoro concertato e collaborativo  che ha visto partecipazione e compattezza della Categoria sul programma elaborato da tanti colleghi d'Italia e su chi dovrà  guidare il cambiamento sia a livello di Consiglio Nazionale che a livello territoriale. Un'aria nuova e un ottimo lavoro organizzativo che proseguirà e che ha dato soddisfazione ai presenti e agli amici che hanno manifestato la loro piena adesione.
Una presenza ampia e allargata da tutt'Italia che coinvolge tanti giovani con tanta voglia di buttarsi alle spalle un passato buio e nefasto per la nostra figura professionale.
La mozione di programma approvata e sottoscritta ne è la riprova più concreta e reale .
Chi vuole aderire all'iniziativa non perda questa occasione e mandi una e.mail di adesione al Blog.


Piermaria Tiraboschi
PeritiAgrari Liberi


" Sii protagonista anche Tu di questa svolta storica".


PROGRAMMA ELETTORALE PER IL RINNOVO DEL CNPA

MANDATO 2011/2016


sottoscritto dagli elettori e dai candidati in data 30 luglio 2011



Il documento verrà trasmesso agli altri colleghi per la loro eventuale adesione

Premessa


La categoria è chiamata a rinnovarsi profondamente per affermare il ruolo dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati nella società, nell’economia, nelle professioni intellettuali e nel comune sentire degli italiani.


Il programma prevede due livelli di proposta:


1) La Riforma dell’Ordinamento;


2) La Riforma del modello gestionale della categoria.


Primo punto – La Riforma dell’Ordinamento. La proposta prevede:


e Riforma della legge 54/91:


a. Attività Professionale - Integrazione Art – 2; legge 54/1991– Integrazione elenco delle competenze professionali;


b. Riconoscimento del livello rappresentativo della categoria a livello regionale. Costituzione Consigli Regionali dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati (delibera CNPA);


c. Riorganizzazione territoriale dei Collegi, con possibilità di accorpamenti interprovinciali. Possibilità di costituzione di Collegi Regionali o Interregionali;


e Modifica e integrazione del Regolamento attuativo della legge 54/91:


a. Revisione sistema elettorale e della costituzione del CNPA;


b. Semplificazione e razionalizzazione modalità accesso alla professione;


e Riforma del Tariffario. Le nuove tariffe, in attesa della riforma legislativa, potranno essere deliberate del CNPA, anche coinvolgendo i soggetti sociali coinvolti (convenzioni, protocolli);


e Revisione del Codice Deontologico;


e Durata cariche (due mandati per Presidente e Segretario nazionale – non più eleggibili con validità retroattiva). La delibera deve essere immediatamente presa dal Consiglio Nazionale.




Secondo punto – Riforma del modello gestionale della categoria. La proposta prevede:


 Riconoscimento funzione all’Assemblea Nazionale dei Presidenti territoriali. In particolare l’Assemblea Nazionale dovrà avere competenza deliberante sulle materie:


a. approvazione programma preventivo e consuntivo annuale;


b. approvazione bilanci preventivi e consuntivi;


c. delibera quota annuale iscritti;


d. Il bilancio annuale dovrà essere pubblicato sulla rivista del CNPA o altra testata ad ampia diffusione nazionale;


 Definizione Competenze/Deleghe Consiglieri Nazionali e Commissioni Consultive del CNPA;


& Riorganizzazione della Segreteria Nazionale;


& Costituzione tavolo permanente con Comitato Gestione Cassa Periti Agrari.


& Incompatibilità fra ruolo di Consigliere Nazionale e funzioni svolte nella Cassa Periti Agrari (sia in seno al Comitato di gestione che in qualità di Sindaco)


& Ripresa delle relazioni con tutti gli Ordini e i Collegi Professionali riconosciuti giuridicamente, in particolare con quelli definiti “tecnici”. ( ndr: professioni verdi e dell'ambiente)

( seguono le firme)




pt/2011/gmt/07