lunedì 9 febbraio 2009

Pubblichiamo di seguito un interessante articolo che abbiamo trovato sull'Agrotecnico n. 1 / 2009 , che prende atto della costruttiva collaborazione Periti Agrari e Agrotecnici della Lombardia nell'affrontare i problemi delle categorie. Non è cosa da poco visti i tempi. Un particolare ringraziamento alla redazione della testata dell'Agrotecnico.
Pm. Tiraboschi
I PUA - PIANI DI UTILIZZAZIONE
Agronomica in Lombardia
sono attività professionale
Lo smaltimento dei liquami zootecnici
nei terreni agricoli è sempre
stato un problema molto rilevante,
in particolare in regioni
vocate all’allevamento come ad
esempio è la Lombardia.
Proprio questa Regione nel 1993
aveva varato una legge (la n.
37/1993) che prevedeva misure che
limitavano lo smaltimento dei
liquami, al fine di ridurre l’inquinamento
delle falde acquifere tramite i
nitrati che ne sarebbero derivati.
In particolare, la Regione aveva previsto
che sui terreni agricoli potessero
essere smaltiti liquami in una
quantità pari alla capacità del terreno
di assorbirli, senza creare problemi
di inquinamento alle acque.
Dunque, le aziende zootecniche ed
agricole che intendevano effettuare
smaltimenti, dovevano presentare
un PUA – Piano di Utilizzo
Agronomico, redatto e sottoscritto
da un tecnico professionista iscritto
al relativo Albo professionale, quindi
da un Agronomo, un Agrotecnico
o Agrotecnico laureato od ancora
da un Perito Agrario.
Un PUA è, in sintesi, una ‘fotografia
aziendale’, cioè la descrizione delle
caratteristiche dell’azienda agricola o
zootecnica che deve smaltire i liquami
prodotti dall’allevamento bovino,
suino od ovicaprino posseduto.
L’Agr. Aldo Maffoni, spiega la funzione
dei PUA: “Si tratta di un piano
volto all’organizzazione dello smaltimento
dei liquami zootecnici, che viene
attuato a seconda del quantitativo di
azoto che viene prodotto dall’azienda”.
“Alla base dei PUA -continua
Maffoni- ci sono dati, quali le caratteristiche
basilari dell’azienda, il numero
e la tipologia dei capi di bestiame presenti,
la quantità di terreno disponibile
e altri. Compito del tecnico è quello
d’intervenire nel Piano di Utilizzazione
Agronomica dell’azienda stessa e stilare
un piano che consenta di organizzare
le modalità di smaltimento dei
liquami ed il controllo di tutto ciò che
riguarda quest’operazione”.
“Di conseguenza, il tecnico provvede al
controllo delle vasche di smaltimento
ed alla conferma o meno della loro idoneità,
alla verifica dell’idoneità della
quantità di terreno rispetto alla quantità
di liquami da smaltire, alla verifica
di tutte le autorizzazioni (Ausl, etc) che
l’azienda deve possedere per essere in
regola in questo frangente”. Spiega
ancora l’Agr. Maffoni: “Dopo le verifiche,
si procede alla fase compilativi
del piano di smaltimento, che deve
essere necessariamente firmato dal tecnico
agricolo che lo ha seguito”.
I PUA vengono trasmessi attraverso
un sistema informatizzato messo a
disposizione dalla stessa Regione
Lombardia, il SIARL – Sistema
Informatizzato Agricolo Regione
Lombardia che, per farlo, si avvale
dei CAA-Centri Agricoli di
Assistenza Autorizzata.
L’introduzione dei PUA ha dato nel
tempo buoni risultati nell’organizzazione
dello smaltimento dei
liquami e nella conseguente riduzione
degli inquinamenti. Proprio
per questo, vivo è stato lo stupore
per la decisione della Regione
Lombardia, che recentemente ha
stabilito con una delibera di disattendere
tutti i principi contenuti
nella legge n. 37/1993, consentendo
a ciascun imprenditore agricolo o
zootecnico di redigere in seconda
battuta i PUA direttamente e senza
alcun controllo tecnico.
Una decisione quella della Giunta
Regionale lombarda, che andava in
netto contrasto con la legge ormai
attiva da oltre 15 anni la quale,
come detto, aveva sortito ottimi
risultati in fatto di organizzazione
di smaltimento e riduzione dell’inquinamento
delle acque.
Decisamente anche uno ‘snaturamento’
di questo tipo di pratiche
che, da come è stato descritto
dall’Agr. Maffoni, hanno necessità
di essere compilate da un tecnico in
possesso di una preparazione tecnico-
professionale, che di certo non
Lo ha affermato il TAR Milano in un ricorso promosso insieme da Agrotecnici e periti agrari.
L’ordinanza rappresenta un vigoroso “stop” alle mire sindacali di impossessarsi
di questo segmento professionale
della Regione Lombardia.
I Collegi degli Agrotecnici e dei
Periti Agrari della Lombardia, coordinata
dalla Consulta Regionale
presieduta dall’Agr. Sergio
Bonomelli e supportati dal loro
Collegio Nazionale, hanno deciso di
contrastare questa delibera regionale
impugnandone gli atti presso il
TAR Milano, chiedendone la
sospensiva, e trovando alleati i corrispondenti
Collegi dei Periti Agrari
e dei Periti Agrari laureati lombardi.
Questi ultimi però (incredibile a dirsi)
non hanno avuto l’appoggio del
rispettivo Collegio Nazionale, che li
ha praticamente lasciati soli; da
tempo infatti è in atto uno “scontro”
politico fra il Presidente del
Collegio Regionale dei Periti Agrari
della Lombardia, Mario Braga, ed
il Presidente Nazionale dei Periti
Agrari, Andrea Bottaro, sul modo
d’intendere e gestire la professione
(Bottaio vuole “diluire” sino alla scomparsa
i Periti Agrari in un mega-Albo
con Geometri e Periti Industriali, sperando
in cambio di potersi chiamare
“ingegnere operaio”, pur essendo privo
di titolo di laurea. Braga pensa al contrario
di fare fronte comune con le altre
professioni tecniche di settore,
Agrotecnici e Dottori Agronomi per
acquisire così la leadership nei servizi
alle imprese).
È probabilmente questo conflitto,
sempre più evidente, che ha portato
il Consiglio Nazionale dei Periti
Agrari ad abbandonare i loro colleghi
lombardi, lasciandoli soli a
difendere la professione; un fallimento
del gruppo che segue il
Presidente Braga, infatti, lo avrebbe
indebolito.
Invece è successo il contrario: i Periti
agrari lombardi, avendo stipulato
in precedenza un accordo con gli
Agrotecnici di quella regione, accordo
che prevedeva di promuovere e
difendere le rispettive competenze
professionali, hanno ricorso insieme
contro la Regione e vinto il primo
round.
L’Ordinanza del TAR che identifica i
PUA come attività professionale
deve, infatti essere confermata
anche nel merito e la relativa sentenza
si avrà intorno a metà 2009;
si vedrà allora chi ha ragione.
Nel frattempo è interessante “leggere”
l’Ordinanza del TAR Lombardia,
pronunciata in Camera di Consiglio
nei primi giorni del mese di dicembre
2008; i Collegi ricorrenti avevano
chiesto ai Giudici amministrativi
di sospendere taluni atti regionali
lesivi delle loro competenze professionali;
i Giudici hanno però negato
il provvedimento cautelare richiesto,
ritenendo che non ci fosse “nulla
da sospendere”. Ma relativamente a
quanto fatto notare dai professionisti
ricorrenti, il TAR ha comunque
sottolineato che “…considerato che
gli atti impugnati non sono in grado,
nell’immediato, di produrre alcun effetto
pregiudizievole nei confronti dei
ricorrenti in quanto, come riconosciuto
dalla stessa amministrazione,
“in prima fase ossia fino al
31.12.2008” i piani di utilizzazione
economica “dovranno essere firmati
da un professionista…”.
Pertanto, tutti i PUA validi per l’anno
2009 devono essere obbligatoriamente
firmati da un tecnico agricolo
iscritto ad un Albo professionale.
A questi avvenimenti si è aggiunto
il caso di un ritardo nell’attivazione
del Sistema informatico di raccolta
dei PUA da parte della Regione
Lombardia, che anziché attuarlo
dal 1° settembre 2008, ha fatto slittare
il tutto al 1° novembre. Questo
ritardo ha fatto sì che la data ultima
per la presentazione dei PUA fosse a
sua volta prorogata al 30 aprile
2009, per cui i tecnici agricoli
avranno ancora tempo per poter
condurre dei PUA con la propria
firma, considerata essenziale affinché
vengano considerati validi.
Molto soddisfatto si è dichiarato
Sergio Bonomelli, Presidente della
Consulta Regionale degli
Agrotecnici lombardi, il quale ha
dichiarato: “L’Ordinanza del TAR
Milano ha definitivamente chiarito
quanto da noi sostenuto, e precisamente
che i PUA, per il loro contenuto, rappresentano
una competenza professionale,
fra l’altro volta a garantire un
interesse pubblico, legato alla salubrità
delle acque e dell’ambiente, laddove
una simile attività non può essere
demandata al libero arbitrio delle stesse
imprese agricole che producono i
reflui da smaltire, a pena di futuri gravi
danni ambientali”.
“Il TAR Milano ha chiarito che siamo in
presenza di un qualificato elaborato
professionale e che, dunque, sino a
tutto il 2009 i PUA potranno essere
validamente presentati solo se sottoscritti
da liberi professionisti con adeguata
preparazione”.
A sua volta il Presidente regionale
dei Periti agrari, Mario Braga, ha
detto: “Debbo confessare che per la
prima volta nella mia esperienza la
nostra sconfitta è stata la migliore vittoria
possibile. Respinto, il nostro ricorso
il TAR ha ribadito che i Piani di utilizzazione
agronomica dovranno essere
firmati da un professionista.
Forti anche della conferma che la l.r.
37/93 non è stata abrogata dal testo
unico delle leggi regionali in materia
di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo
rurale mi sento d’affermare che solo gli
iscritti, regolarmente ai nostri Albi,
possono firmare le pratiche POA/POAS
e PUA/PUAS (DGR 5868/07).
Una bella garanzia per tutti gli allevatori,
gli agricoltori lombardi e certamente
un bel risultato per le
Organizzazioni Professionali che
potranno trovare in professionisti abilitati,
seri e riconosciuti dei sicuri riferimenti
a cui indirizzare i loro associati.
Ed infine. Un particolare ringraziamento
al mio Consiglio Regionale, a tutti i
Collegi Provinciali che lo compongono
e ai Collegi Lombardi degli Agrotecnici
per la loro disponibilità e la loro determinazione.
L’agricoltura lombarda e
italiana hanno bisogno di riferimenti
tecnico scientifici di qualità e noi dimostriamo
ogni giorno di saperli offrire”.
Di fronte all’Ordinanza del TAR
Milano è ormai certo che allontanare
l’espletazione dei PUA dall’ambito
professionale agricolo potrebbe
certamente arrecare danno alle
aziende agricole stesse, in quanto
mancherebbe l’adeguata consulenza
aziendale che solo un tecnico con
determinate competenze può offrire.
La Regione Lombardia ha ora
tempo per determinare nel modo
più adatto a risolvere tale problema,
dando il giusto spazio ai tecnici
agricoli e riconoscendo che l’ultima
delibera del 2008 è in netto contrasto
con lagge varata nel 1993 la
quale, per molto tempo, aveva funzionato
nel migliore dei modi, sia
per le aziende agricole che per i tecnici
che le avevano assistite.

1 commento:

  1. in ordine alla forza della collaborazione, vorrei invitare tutti i lettori di questo blog a considerare che il lavoro in un team di professionisti anche di varia natura, e la collaborazione continuativa con questi è un'opportunità irrinunciabile.
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libertà ma nel rispetto