lunedì 28 giugno 2010

PARLIAMO DEL DOPO BOTTARO !

E' giusto e legittimo porsi il problema ?
Non scandalizzatevi......ma direi proprio di sì.
Ogni gruppo dirigente, ha il proprio ciclo naturale : un avvio, un decorso e poi la fine.
Questa è la realtà...anche la nostra.
I vertici del Consiglio Nazionale hanno raggiunto il loro momento storico ( dopo 19 anni di presidenza) della " fine naturale" di un corso che ha fatto il suo tempo ( già un consigliere nazionale si è dimesso e tre sono dissenzienti). Una situazione zoppa......che mette in evidenza la fragilità del CNPA, che è superato nelle idee e nello spirito proprio al suo interno.Cose che capitano in tutte le famiglie organizzate.
Ecco le ragioni per cui dobbiamo iniziare per tempo a " confrontarci e dialogare" per costruire la successione democratica nazionale.
Non ci devono essere ipocrisie, reticenze e paure a parlare di questo processo.
Sono parte dei nostri diritti-doveri di iscritti e abbiamo "l'obbligo morale" di guardare al futuro con positività e ottimismo per non distruggere " con false promesse.....cogepapi "  il  nostro patrimonio culturale e professionale.
E' vero che in questo momento c'è tanta confusione, purtroppo alimentata da un CNPA che non ha idee e quelle poche che attua in forte controtendenza con gli iscritti: vedi COGEPAPI, fusione delle casse, gestione dirigista del CNPA, scollamento dello stesso dalle realtà territoriali e una chiusura a riccio a difesa dellle proprie prerogative di potere, ma tutto ciò e il segno tangibile della necessità di " cambiamento" suffragato dal dissenso e dalle dimissioni nel CNPA, dalle forti contestazioni in sede di Assemblea dei Presidenti Provinciali,, dal dissenso nelle riunioni territoriali...Lonato del Garda, Reggio Emilia ecc e non ultimo dalla protesta anche se anonima di colleghi pubblicata su riviste specializzate professionali.
Cosa dire poi dell'aumento della quota di iscrizione da versare a Roma al CNPA, bocciata dal 95% degli interventi all'Assemblea dei Presidenti tenutsi a Roma.?
Come vedete,sono i fatti che ci dicono ,che siamo già nel dopo Bottaro, nella consapevolezza manifestata o non che bisogna giarre pagina e dar corso a un modo nuovo, più aperto, trasparente e partecipato nella gestione delle istituzioni e della categoria. Ben venga il confronto..anche duro....ma poi si vada avanti nel cambiamento con determinazione e risolutezza.
Non vorrei ripetermi, ma è il decorso dei processi innovativi che caratterizzano ogni momento associativo ai quali bisogna dare spazio concorrendo con impegno e partecipazione soprattutto da parte dei giovani colleghi e delle emergenti dirigenze territoriali.
Non veniamo meno a questi nostri diritti-doveri !  Dalla Lombardia alla Sicilia si apra il confronto...sul chi siamo, dove vogliamo andare e con chi !
PeritiAgrariLiberi

pt/2010

AGROTECNICI.. TRASCINANO PER MANO I PERITI AGRARI.???????

Sarà un caso, ma gli agrotecnici arrivano sempre prima di noi periti agrari e soprattutto su temi che interessano " il lavoro professionale".
Sull'Agrotecnico di Giugno è stato pubblicato questo articolo " Sugli alberi torinesi salgono anche gli agrotecnici."
La breve storia è, che avuta la segnalazione da un iscritto, il Consiglio nazionale degli Agrotecnici è intervenuto sull'amministrazione Comunale di Torino per modificare il bando che escludeva ingiustamente gli agrotecnici ( ndr e anche i periti agrari) dalla valutazione di stabilità delle alberature.
Tutto è stato rimediato. Nuovo bando con partecipazione a pieno titolo di agrotecnici ( e guarda caso, anche dei periti agrari) che alle solite presi per mano sono stati trascinati nel positivo risultato.
Questa è la riprova della fattiva collaborazione delle due categorie....dove non arriva una, arriva l'altro...e quando arriverranno i periti agrari....??? I contrari al sodalizio delle professioni verdi ci diano delle risposte concrete e non le solite sbrodolate su questi temi ehhh..cosa ne dite !!!
PeritiAgrariLiberi
pt/2010

venerdì 18 giugno 2010

POLO DELLE PROFESSIONI VERDI: FACCIAMO UN PASSO AVANTI E CONCRETO !

Dal dibattito in corso emerge una chiara richiesta di atti concreti.

Bene, allora diamo il via  ad un approfondimento sulla  " valutazione di una ipotesi di "POLO DELLE PROFESSIONI VERDI".
Troviamoci al più presto in un incontro con i rappresentanti di Agronomi, Periti Agrari e Agrotecnici ( ovviamente chi ci vuole essere) in quel :

 di LONATO DEL GARDA  ( Brescia)
    
 SABATO  10  LUGLIO  2010   ALLE ORE 10

   
  " GIORNATA DI STUDIO E RIFLESSIONI SULLE      PROFESSIONI VERDI"



P.S.  luogo e data è indicativo. Si raccolgono altre iniziative.
         Si raccolgono le adesioni.

Cordialmente
Piermaria Tiraboschi



pt/2010

giovedì 17 giugno 2010

QUEL MINIMO DI BUON SENSO..........

Siamo sempre alle solite.


Siamo proprio il paese dei mille (e più) campanili.

Oltre che campanili, direi anche molini.

Qui tutti sono indaffarati nel portare acqua al proprio molino.

Senza rendersi conto, però, che l'acqua è un bene comune e come tale dovrebbe essere trattato da tutti.

A meno che non si voglia fare come i politici che ora cercano anche (se non l'hanno già fatto) di privatizzare l’acqua.

Liquidi a parte, mi hanno sempre insegnato che se si vuole mantenere la democrazia in un paese, stato o nazione, non bisogna mai privatizzare completamente due servizi pubblici: la sanità e l'istruzione.

In quanto ogni cittadino ha diritto a farsi curare e ad istruirsi.

Venendo proprio all'oggetto della discussione, ossia l'istruzione, ci troviamo in un momento di leggera e comprensibile confusione.

In fin dei conti gli interessi che ci sono sotto sono molti, sebbene toccano solo due mondi: quello dell'istruzione e quello delle professioni.

La questione, infatti, potrebbe essere vista con le due prospettive di tali settori.

E' imprescindibile il fatto che ognuno di essi debba fare il proprio mestiere. E altrettanto imprescindibile che ci si debba venire incontro.

Altrimenti il rischio grosso è il risultato che si è avuto con la riforma universitaria antecedente a quella delle professioni: ovvero l'aver partorito l'idea malsana delle lauree triennali senza aver studiato precedentemente il collocamento degli studenti, una volta laureati, nel mondo delle professioni.

Ora ci ritroviamo a che fare con una riforma delle professioni dove, che che se ne dica, il grosso del contendere tra Ordini, da una parte, e Collegi, dall'altra, è costituito proprio dall'accaparramento tra le proprie file in maniera monopolistica dei laureati triennali.

Ora, perché di problemi ce n'erano già pochi, ci si mette anche l'interpretazione della riforma Gelmini.

Cosa possono fare i diplomati della scuola secondaria superiore una volta conseguito il titolo di studio?

Per iscriversi agli albi professionali devono anche conseguire, quanto meno, la laurea triennale?

E' un problema di non poco conto, non tanto per degli anni in più dediti allo studio, che, anzi, fanno sempre bene, salvo per i testoni (cioè le teste dure) e per coloro che amano rimanere nell'ignoranza.

Per fortuna in Italia c'è chi ha avuto il coraggio di andare oltre e, anzi, in maniera preventiva.

L'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, ovvero l'albo unico dell'ex Ordine dei Dottori Commercialisti e dell'ex Collegio dei Ragionieri e Periti Commerciali, ha anticipato la riforma scolastica della Gelmini, nonché la riforma delle professioni.

Come si suol dire, con una fava ha preso due piccioni.

Infatti nell'albo unico esistono due figure che sono state classificate in due sezioni.

La sezione A dei Dottori Commercialisti, alla quale possono accedere solo coloro che sono in possesso della Laurea Specialistica, e la sezione B degli Esperti Contabili a cui accedono solo coloro in possesso di una Laurea Triennale.

In sostanza: per l'accesso all'albo unico il diploma di scuola media superiore non serve più a niente.

Chi vuole iscriversi deve passare attraverso l'Università.

Questo che piaccia o no.

Giusto o sbagliato?

Ad ognuno la risposta che più piace.

In ogni caso non è questa la domanda che ci si deve porre.

Semmai quella di perché l'hanno fatto.

E anche qui le risposte possono essere le più disparate.

Certamente ciò che non è ancora molto chiaro è, nel nostro caso, che fine faranno i diplomati della riforma Gelmini. Potranno ancora iscriversi al nostro albo professionale?

Se vogliamo analizzare concretamente la situazione non si può che partire dal fatto che tutte le categorie professionali stanno cavalcando ipotesi di riforma delle professioni con un approccio più conservatore che liberista.

Ma questo non poteva essere altrimenti. Viviamo in un paese dove ci sono lobbies in tutti i settori, nessuno escluso. E ciascuna lobby il minimo che può fare è il proprio interesse e, al contempo, rinunciando, però, alla libertà.

Basta leggersi l'articolo di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera di ieri (http://www.ilpredellino.it/online/component/content/article/78-articoli/2760-quella-liberta-che-non-piace?tmpl=component&print=1&page=) e quello di Sergio Soave su Italia Oggi (http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1663527&codiciTestate=1&sez=hgiornali) per capire come noi italiani stiamo vivendo dentro una camicia di forza rappresentata dagli interessi portati avanti da quei pochi che attraverso le loro “caste” legalizzate condizionano la vita di tutti gli altri.

E' quindi pressoché inutile sperare in una liberalizzazione del sistema ordinistico. Troppi gli interessi, troppi gli intrecci.

E allora?

Non rimane che guardare a coloro che hanno sapientemente e argutamente portarsi avanti nel futuro: i professionisti dell'economia e dell'impresa, ovvero gli ex Dottori Commercialisti e gli ex Ragionieri e Periti Contabili.

Essi hanno concentrato in unico albo (in senso verticale) le competenze del polo economico-fiscale-tributario.

E la loro scelta è stata avveduta, visto che non hanno nemmeno dovuto guardare alla riforma Gelmini. L'hanno saltata a pie pari.

Ci sarebbe una soluzione dello stesso stile adottabile pure da noi?

Certo che sì: quella di concentrare in unico albo le competenze che riguardano i settori dell'agricoltura, delle foreste, dell'alimentazione, della zootecnia, dell'ambiente e del verde.

Un unico polo delle professioni agro-ambientali, al quale possano accedere in futuro: i Dottori Agronomi e Dottori Forestali con la Laurea Specialistica, e i futuri diplomati delle scuole superiori (gli attuali Periti Agrari ed Agrotecnici) con la Laurea Triennale.

E' l'unica strada possibile percorribile a cui si deve lavorare. E ovviamente aperta anche ad altre categorie professionali, come, ad es., i Tecnologi Alimentari.

Qualsiasi altra ipotesi rimane solo un escamotage che si infrangerà con le riforme di tutte le altre categorie. Ingegneri in testa.

Se ci pensiamo bene, in un colpo solo si otterrebbe che i Dottori Agronomi e Dottori Forestali non avrebbero più il problema degli Agronomi junior e Forestali junior (che, rispetto ai laureati, si sono iscritti in numeri da fame), i laureati triennali non avrebbero più il problema di decidere dove iscriversi (se all'Ordine o ai Collegi), i Periti Agrari e gli Agrotecnici non avrebbero più da farsi la lotta per le competenze professionali visto che dovendo andare tutti all'università poi avranno la medesima preparazione e formazione triennale nonché le attuali competenze degli Agronomi junior e Forestali junior.

Meglio di così? Inoltre si otterrebbero solo due livelli con la sezione A (per i laureati specialistici) e la sezione B (per i laureati triennali), rispetto agli attuali 4 livelli (laureati specialistici, laureati triennali, diplomati tecnici, diplomati professionali).

Senza poi contare il fatto che tale albo unico avrebbe competenze esclusive nei propri settori, senza più quei falli a gamba tesa che ogni giorno si ricevono dai professionisti delle altre categorie (geometri, ingegneri, ecc.).

Un esempio su tutti: quello del geometra nel campo delle perizie grandine. Che cavolo c'entra? Solo perchè ha fatto estimo.

Ma quando mai un geometra studia patologia vegetale, entomologia agraria, fitoiatria, malerbologia, ecc.

Certamente sono diecimila volte più competenti gli agrotecnici, sebbene non abbiano l'estimo obbligatorio nel corso di studi.

Anche un bambino, se gli insegna, capisce quant'è il procento di danno su una coltura colpita da un'avversità atmosferica.

Quanti sono invece i geometri che conoscono i parassiti delle piante (miceti, insetti, batteri, virus, micoplasmosi, ecc.) e i relativi trattamenti da fare per combatterli, visto che ci sono anche danni da trattamenti errati, oppure i diserbanti e così via dicendo per le altre pratiche colturali.

E anche a livello di casse previdenziali ne potremmo beneficiare, tutti quanti, visto che si parla di tre casse partite nel 1996.

O vogliamo proprio farci del male nel metterci con quella dei geometri?

Elia Sandrini



pt/2010

martedì 15 giugno 2010

E SE DOVESSIMO SUPERARE " ORDINI E COLLEGI" ???

La confusione tra le professioni è totale, anche tra quelle simili.
 E' forse un segnale di insofferenza verso un sistema che è superato dagli eventi ?.
Personalmente, ho sempre intravisto nell'organizzazione " corporativo - ordinistica" delle professioni intellettuali dei limiti allo sviluppo delle stesse. Un sistema " feudale di caste" ( soprattutto in quelle più potenti) che ha condizionato e condizionerà le scelte socio-economiche nel nostro paese.
Chi viene beffato è il cittadino-consumatore e lo stesso professionista, che devono farsi carico di " oneri" che non hanno controvalori interessanti in termini di benefici ( è il cane che rincorre la sua coda).
Non vi sembra forse, che il garantismo-fumoso-burocratico ordinistico non tutela il consumatore e il professionista, ma il potere di certe caste professionali ( sicuramente non è il caso dei periti agrari !!!) che siedono nemerosi in tutte le istituzioni che contano e in tanti posti di potere dove si decide il nostro domani con i risultati che abbiamo sotto gli occhi ???
Ma se così fosse, allora perchè non provare a guardare con più attenzione la selzione naturale del mercato e delle capacità professionali, strutturandone l'attività " come imprese " con i suoi momenti associativi ( associazioni libere e autogestite - svincolate dai ministeri) e riconoscimenti istituzionali ( iscrizioni camerali).
Non è forse il mondo del lavoro e il mercato che sollecita questi processi ?.
Ovvio, che il momento formativo è scontato e dovrà essere continuo, ma il riconoscimento delle capacità professionali dovrà essere il libero mercato ad accertarle. Il mercato premia il talento e chi è capace. In esso non cisono scorciatoie burocratiche-ordinistiche e garantiste.
In questo continuo rincorrere la riforma delle professioni, mi sono dilettato da dilettante, a leggere le diverse proposte ( anche quella del COGEPAPI) ed è vero che ci sono alcune novità interessanti ( esempio le società profesionali), ma il principio cardine è ed è rimasto " il sistema ordinistico con tutti i suoi vincoli e le sue garanzie" che per il momento del lavoro - professionale è troppo asfittico per dare imput alle nuove generazioni. Si ripropone un sistema antiquato e chiuso che garantisce il professionista più o meno arrivato non certamente i giovanni.
Prevale anche in questa  " riforma pensata" la logica del potere.......e della casta??.

pt/2010

LA PRESA DI POSIZIONE DEL " CO.GE.PA.PI." SUL COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO AGROTECNICI E INGEGNERI.

La confusione regna.
Al comunicato stampa congiunto degli agrotecnici e ingegneri ( pubblicato su questo blog), risponde con una dura nota ( da Italia Oggi dell'11/06/10) il CO.GE.PA.PI - COORDINAMENTO DEI GEOMETRI PERITI AGRARI E PERITI INDUSTRIALI - .
Il contendere, non è materia di poco conto.
Agrotecnici e Ingegneri dicono: il nuovo diploma tecnico ( riforma Gelmini) consentirà ancora l'accesso agli albi professionali.
Il COGEPAPI dice: no, l'obbligatorietà per i futuri diplomati di completare la formazione, ai fini dell'accesso a una professione regolamentata,  con un percorso universitario o equivalente della durata di tre anni..
Noi poveri tapini chiediamo lumi.
Se poi, i soloni delle professioni non capiscono un " c....." immaginate chi deve decidere il proprio futuro.
Suvvia, correte tutti ai ripari e dateci delle risposte chiare e concrete.
PeritiAgrariLiberi
pt/2010

lunedì 14 giugno 2010

PROPOSTA SILIQUINI BOCCIATA DAGLI INGEGNERI

http://mondoprofessionisti.comingonweb.it/articoli_s-10-4386-1-Ingegneri,

_


Ingegneri, no unanime a proposta Siliquini



Gli Ingegneri italiani dicono un 'no compatto' al ddl sulla riforma delle

professioni presentato dalla deputata Mariagrazia Siliquini, in quanto si

tratta di un 'disegno lesivo degli interessi della collettività', afferma in

una nota il Consiglio nazionale degli Ingegneri. Una contrarietà che è stata

ribadita con forza dall'assemblea dei presidenti degli Ordini Provinciali,

riunitasi a Roma. 'Tutti i 220.000 Ingegneri italiani sono contrari alla

proposta Siliquini e decisi a procedere come stabilito con il ministro Alfano -

ha affermato il presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri, Giovanni

Rolando - Il Consiglio che sta lavorando in modo che a breve vengano definiti i

principi cardine da presentare al ministro stesso'. Tra le criticità della

proposta, 'la definizione di professione intellettuale che perde la

fondamentale caratteristica di essere regolamentata; l'equiparazione tra i

titoli formativi professionali e universitari; la interpretazione del ruolo

degli attuali ordini assimilati ad associazioni; la costituzione di un

consiglio nazionale indistinto di tutte le professioni che agirebbe in

rappresentanza di interessi non piu' della professione ma dei professionisti;

la nuova interpretazione del concetto di tariffa liberante derogabile;

l'accorpamento in un unico albo dei tecnici per l'ingegneria sia degli attuali

professionisti diplomati che dei laureati triennali'.

pt/2010

giovedì 10 giugno 2010

AI DENIGRATORI DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA......ECCO LA RISPOSTA !

Risposta al commento  anonimo del 19/06 c.a. ore 22.38  sul " Consiglio Regionale Lombardia dei P.A."  

Manerbio, 10/06/2010
Ad anonimo
Oggetto: Partecipazione Collegio di Bergamo al CRPA


Gentilissimo anonimo, forse collega, forse iscritto, forse esercitante

avendo esternato pubblicamente sul Blog Peritiagrariliberi il suo libero pensiero, mi preme l’obbligo di risponderLe per rendere lo stesso (libero pensiero) anche documentato.

Rispondo anche per il rispetto che ciascuno di noi dovrebbe dimostrare nei confronti di quanti operano nella e per la categoria, innanzitutto mostrando il proprio volto. Del resto nascondersi serve solo quando ci si trova di fronte a truppe armate, per la paura d’essere colpiti. Non ho mai visto un perito agrario armato, salvo leggere in una recente causa che si sono utilizzati strumenti d’arma da sparo per un fine poco nobile.

La risposta, come Lei sa è essenziale, breve, grazie alla serietà istituzionale che sempre ha caratterizzato il Collegio di Bergamo, i suoi rappresentanti, in tutte le sedi. Credo non sia casuale che Bergamo esprima anche un Consigliere che rappresenta la categoria a livello Nazionale.

Bergamo partecipa a tutti gli effetti al CRPA (Consiglio Regionale dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati della Lombardia). I suoi rappresentanti sono: lo stimato e apprezzato Presidente del Collegio Provinciale Per Agr Possenti Franco, e l’ex presidente Dott Per Agr Giambattista Vitali. Il Collegio di Bergamo, visti i rinnovi dei Collegi di Brescia, Como/Lecco, Mantova ha dichiarato che confermerà i propri rappresentanti in seno al CRPA.

Vi è nelle Sue dichiarazioni anche una st ……….. (ci metta l’aggettivo che meglio l’aggrada) che riguarda il ruolo del collega Possenti (già Segretario del CRPA), in primo luogo perché Lei ha offeso e offende la serietà, la disponibilità e la qualità rappresentativa e professionale del Collega Possenti. Essendo il nostro organismo associativo una realtà che si sforza di mantenere alta la bandiera delle nostre qualità (non certo riscontrabili nelle sue dichiarazioni) e non avendo la presunzione di pensieri unici, non può esistere ed essere applicato un istituto, quello dell’epurazione, che Lei evoca. Se poi questo dovesse discendere da pareri contrastanti sarebbe nei termini una “bestemmia”, perché le diversità, nella scuola di vita che ho frequentato io, le differenze sono una ricchezza che aiutano a intraprendere percorsi meglio conosciuti e luoghi facilmente frequentabili. (Ne è stato forse un diretto protagonista. La memoria spesso richiama esperienze vissute). Franco è stato, è e rimane, per me e per tutto il CRPA un AMICO, un autorevole Presidente/rappresentante della nostra categoria a livello provinciale, un acuto, preparato e attivo membro del CRPA e uno stimato professionista.

La decisione di dimettersi dalla Segreteria del CRPA non ha nulla a che vedere col le sgangherate affermazioni da Lei riportate, perché le ragioni della Sua scelta, frutto di una lunga meditazione, sono state illustrate dallo stesso Possenti in più riprese, nelle sedi del CRPA e cordialmente con me, anche in forma scritta.

E mi creda sono tutte motivazioni serie, fondate, motivate, che hanno un comune denominatore, la constatazione che il CRPA deve … deve … deve svolgere una funzione attiva di rappresentanza dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati e di interlocuzione con gli organismi regionali e che tali funzioni, al di la di convenzionali incarichi (Presidente, Segretario, Tesoriere, Vicepresidente), deve essere svolta dall’intera categoria, soprattutto da chi ha maggiore opportunità di frequentazione dei luoghi istituzionali e che hanno anche prossimità territoriale.

La riprova del diffuso coinvolgimento e della partecipazione di tutti è che ad ogni iniziativa le informazioni vengono trasmesse a tutto il CRPA ed anche ad alcuni colleghi che ci aiutano nel nostro impegnativo compito.

Ma mi lasci finire questa mia con un sorriso. Non Le nascondo che il Presidente del Collegio di Verona Sandrini è collega fra i più attivi, e con Lui, così come con i colleghi dei Collegi di tutta Italia, (ovviamente per ragioni territoriali più intensi al Nord), mantengo rapporti di CONFRONTO e di DIALOGO proficui e costruttivi.

Ma, mi consenta, che la Lombardia, Le ripeto la Lombardia, si rechi nel Veneto ad acquistare periscopi categoriali mi appare una bufala o una suinata (animali interessanti se li si allevano, lo sono meno se li si evocano). Spero che tali fantasie non le affiorino nel sonno notturno, o in frequentazioni immorali. Per il primo caso Le consiglierei degli ottimi professionisti che sanno curare il male oscuro., e per il secondo legga il nostro Codice deontologico.

Concludo, pertanto, ringraziandola perché con le sue deformi e anonime affermazioni mi hanno dato lo spunto, l’opportunità per rinnovare a Franco, al Collegio di Bergamo e a tutto il CRPA un particolare ringraziamento per quanto con gratuita disponibilità quotidiana dimostrano.

Mostri la sua Carta d’Identità o se ce l’ha l’iscrizione all’Ufficio IVA, si presenti e faccia almeno un poco quello che i colleghi lombardi (tutti) fanno, certamente con l’assoluta libertà dei suoi pensieri, almeno un poco maturerà.

Cordialmente

Il Presidente CRPA
Per Agr Mario Braga



pt/2010

mercoledì 9 giugno 2010

SCONTRO, POLEMICHE SULL'ALBO UNICO DELLE PROFESSIONI TECNICHE.

Di seguito pubblichiamo un articolo apparso su " mondoprofessioni", che illustra chiaramente quanto succede nel mondo delle professioni tecniche.
La rottura provocata dalla " proposta Siliquini" ha avuto gravi ripercussioni anche nel comitato delle Professioni Tecniche ( PAT). La forzatura illegittima del COGEPAPI ha portato a uno scontro inreversibile con Ingegneri e Architetti, che visto il tentativo di delegittimare il loro titolo di studio e professione....come era prevedibile e ovvio si sono incazzati e hanno reagito duramente screditando i periti ( anche i periti agrari).
Questo " l'ottimo risultato" raggiunto dal progetto COGEPAPI ?. Un fallimento totale. Ma la cosa grave è che siamo in un vicolo cieco, allo sbando totale e privi di un sostenibile progetto per il nostro fututo.
E allora, basta con le fumose promesse. Il CNPA, nella sua esigua maggioranza ( un consigliere dimessosi e tre consiglieri all'opposizione) ci dica cosa intende fare con risposte chiare e concrete .....è un diritto degli iscritti  sapere  o NOOOOOOO ???
Piermaria Tiraboschi

tratto da:
http://mondoprofessionisti.comingonweb.it/articolo_s-1-4368-Riforma_professioni%3A_%26egrave%3B_scontro_sull%26%23039%3Balbo_unico_delle_professioni_tecniche.html

Riforma professioni: è scontro sull'albo unico delle professioni tecniche
Ingegneri e architetti uniti contro geometri e periti

di Luigi Berliri

È ancora guerra tra le professioni. Come i polli di Renzo di manzoniana memoria il fronte delle professioni tecniche si azzanna e si azzuffa senza esclusione di colpi a tutto vantaggio di coloro che alle professioni l’hanno giurata. La bozza di disegno di legge dell'On.le Maria Grazia Siliquini, relatore in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati del provvedimento di riforma delle Libere Professioni (AC503), ha generato confusione e rancori da una parte e dall'altra. A nulla è servita la marcia indietro della Siliquini la quale ha precisato che la bozza di disegno di legge era solo un'ipotesi di testo base a cui dovrà seguire un sereno e pacato confronto. Eppure la riforma era partita nel migliore dei modi con il raggiungimento di un accordo nel 2009 (chiamato PAT) che sanciva un'intesa insperata tra le principali professioni tecniche. È stato sufficiente che nella proposta della Siliquini si parlasse di cancellazione dell'Albo B degli ordini (ingegneri e architetti junior) e si prevedesse l’istituzione di un albo unico riservato ai tecnici di primo livello, affinché i buoni propositi iniziali di sciogliessero come neve al sole: da una parte ingegneri e architetti che temono di perdere il controllo sui junior (laureati triennali) e allo stesso tempo hanno paura di equiparare le lauree di primo livello ai diplomi tecnici; dall'altra geometri e periti che vedono nella riforma uno spiraglio per un riconoscimento più ampio ed uno snellimento che dia concretezza alle proprie professioni. Proprio questi ultimi, in un comunicato del Cogepapi (Coordinamento geometri, periti agrari e periti industriali) hanno affermato la bontà del testo della Siliquini, rilevando un allarmismo sproporzionato da parte delle altre professioni. Secondo i presidenti delle tre categorie, rispettivamente Fausto Savoldi, Andrea Bottaro e Giuseppe Jogna, per la prima volta si ha il coraggio di proporre davvero qualcosa di nuovo: non per l'interesse dei singoli professionisti ma per quello dei cittadini, della società tutta e del mercato. Tutto questo con uno sguardo rivolto verso quella semplificazione auspicata dallo stesso ministro della Giustizia Angelino Alfano quando, lo scorso 15 aprile, ha incontrato i rappresentanti degli ordini professionali. E adesso, armi al piede, si attende il prossimo passo. Ma nessuno ha intenzione di sotterrare l’ascia di guerra.

pt/2010

lunedì 7 giugno 2010

COMUNICATO STAMPA " AGROTECNICI E INGEGNERI"

Collegio Nazionale degli Agrotecnici Consiglio Nazionale degli Ingegneri

e degli Agrotecnici laureati presso il Ministero della Giustizia

presso il Ministero della Giustizia



COMUNICATO STAMPA



IL NUOVO DIPLOMA CONSENTIRA’ ANCORA

L’ACCESSO AGLI ALBI PROFESSIONALI



L’IMPORTANTE CHIARIMENTO IERI AL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE. GLI ATTUALI CANALI DI ACCESSO AGLI ALBI

SARANNO ANCHE IN FUTURO GARANTITI.


Ieri pomeriggio, presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca si è svolto un incontro fra i Presidenti degli Ordini e Collegi professionali degli Ingegneri, degli Agrotecnici, dei Geometri, dei Periti agrari e dei Periti industriali con la Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici (presenti il dott. Mario Giacomo Dutto e la dott.ssa Maria Grazia Nardiello) per verificare gli effetti della riforma degli Istituti Tecnici e Professionali in relazione alle possibilità di accesso all’Albo dei “nuovi” diplomati.

Com’è noto la riforma ha cambiato la denominazione dei diplomi, per distinguerli dai titoli professionali, che competono solo agli iscritti agli Albi, dove il raccordo dei nuovi corsi di studio con quelli attuali è assicurato dalla “Tabella delle confluenze” (allegato D) del Decreto Legislativo della riforma; ad esempio l’attuale corso di studi di “agrotecnico” è confluito nel nuovo corso di studi di “servizio per l’agricoltura e lo sviluppo rurale”, così come l’attuale corso di studi di “geometra” è confluito nel nuovo corso “ambiente, costruzioni e territorio”.

A seguito di questa trasformazione, nei mesi scorsi, alcuni Collegi professionali avevano sostenuto che i nuovi diplomi rilasciati dagli Istituti Tecnici e Professionali non sarebbero stati più validi per accedere ad un Albo e neppure per iniziare il praticantato professionale; secondo questa tesi, dunque, per iscriversi in uno degli Albi per i quali oggi è richiesto un diploma tecnico o professionale (oltre al superamento di un biennio di praticantato e dell’esame di abilitazione professionale), domani sarebbe servita come minimo una laurea triennale (ovvero un periodo di formazione post-secondaria equivalente).

Collegio Nazionale degli Agrotecnici Consiglio Nazionale degli Ingegneri

e degli Agrotecnici laureati presso il Ministero della Giustizia

presso il Ministero della Giustizia


Niente di meno vero, hanno chiarito ieri i Direttori Generali del Ministero Nardiello e Dutto, precisando che -non essendo cambiate le leggi professionali- non sono neppure cambiate le regole di accesso agli Albi e, pertanto, dove si entra oggi con un diploma, si continuerà domani ad entrare con il nuovo diploma (che avrà un diverso nome ma che sarà “professionalmente” collegato agli attuali tramite la “tabella delle confluenze” dei titoli di studio).
Dunque la tesi, forse interessata ma sicuramente erronea, di chi sosteneva il contrario ha subito una clamorosa smentita.

Ma che i nuovi cicli di studio preparino anche direttamente all’inserimento nel mondo del lavoro ed all’accesso agli Albi professionali era chiaramente indicato nelle disposizioni di accompagnamento della riforma; in particolare l’Allegato A al D.Lgs di riforma (approvata il 4.2.2010 dal Consiglio dei Ministri ed in fase di pubblicazione, attesa a giorni, sulla Gazzetta Ufficiale), nell’indicare il profilo professionale a cui sono destinati a pervenire i nuovi diplomati degli Istituti Tecnici e Professionali riformati così recita:

“I risultati di apprendimento attesi a conclusione del percorso quinquennale consentono agli studenti di inserirsi direttamente nel mondo del lavoro, di accedere all’università, al sistema dell’istruzione e formazione tecnica superiore nonché ai percorsi di studio e di lavoro previsti per l’accesso agli albi delle professioni tecniche secondo le norme vigenti in materia.”

Pertanto agli Albi delle quattro professioni interessate (Agrotecnici, Geometri, Periti agrari e Periti industriali) si continuerà ad accedere secondo le attuali norme: cioè il nuovo diploma (del tipo corrispondente all’attuale) unitamente ad un biennio di praticantato professionale ed al superamento dell’esame di abilitazione professionale.

La “Tabella delle confluenze” dei nuovi titoli è in allegato.


Collegio Nazionale degli Agrotecnici Consiglio Nazionale degli Ingegneri

e degli Agrotecnici laureati

IL PRESIDENTE IL PRESIDENTE

(Roberto Orlandi) (Giovanni Rolando)



Roma, 26 maggio 2010



TABELLA DELLE EQUIVALENZE (Allegato D Riforma)


ATTUALE CORSO NUOVO CORSO ALBO DI RIFERIMENTO

Agrotecnico Servizi per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale AGROTECNICI

Perito Agrario Agraria, Agroalimentare e Agroindustriale (*) PERITI AGRARI AGROTECNICI

Geometra Costruzioni, Ambiente e Territorio GEOMETRI

Tecnico Industriale Tessile Sistema moda PERITI INDUSTRIALI

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(*) consente l’accesso anche all’Albo degli Agrotecnici in virtù dell’equipollenza dei titoli.



pt/2010

PROPOSTA PER L'AGGIORNAMENTO DELLA PROFESSIONE DI PERITO AGRARIO.

Carissimi Colleghi,
                             da Lonato del Garda a Roma a Verona, il viaggio dei cambiamenti  continua.
Di seguito diamo il via " on line" all'iniziativa di confronto sulla " proposta di riforma della professione di perito agrario".
Quanto pubblicato, che è una bozza , è il lavoro fatto di sintesi, di alcuni nostri Colleghi a seguito del progetto messo in cantiere il 15 Maggio a Verona.
Colleghi ai quali va tutta la nostra gratitudine per l'impegno profuso.
Ritornando all'iniziativa proposta, c'è tutto quello, che non troverete nella " proposta delle professioni" presentata in Commissione Parlamentare II e X, la cosidetta proposta Siliquini, tanto sostenuta e sposorizzata da parte del Collegio Nazionale dei Periti Agrari ( si veda il comunicato stampa).
Quanto proposto è un documento di punti aperti sui quali lavorare,fare le nostre riflessioni.
E', cari Colleghi, un modo nuovo di lavorare e partecipare alla vita della nostra professione, alla quale tutti siete invitati  ( nord -centro-sud-isole) con suggerimenti, idee e la Vs. qualificata esperienza.
Un cordiale saluto.
Piermaria Tiraboschi


BOZZA ( n° 1 - maggio 2010)



PROPOSTE PER L’AGGIORNAMENTO DELLA PROFESSIONE DI PERITO AGRARIO

1) COLLEGIO NAZIONALE

- Elezione diretta del Presidente da parte dei Collegi locali.

- Istituzione dell’ ”Assemblea dei Presidenti”, con frequenza almeno annuale, con potere deliberativo su Bilanci consuntivi e preventivi, programma dell’attività del Collegio Nazionale.

- Costituzione, all’interno del C.N.P.A., di apposita Commissione o Comitato per i rapporti con i Collegi locali. La Commissione dovrà fornire pareri e risposte scritti ai quesiti posti da detti Collegi.

2) COLLEGI LOCALI

- Non necessariamente dovranno essere Collegi Provinciali ma si potranno costituire anche Collegi Interprovinciali, Regionali e Interregionali.

- Il numero minimo d’iscritti non potrà essere inferiore a 500.

- Il presidente ed il Vice-Presidente dovranno obbligatoriamente essere scelti tra gli esercenti la libera professione ed essere iscritti a Cassa di Previdenza Professionale.

- Ciascun Collegio dovrà organizzare, al proprio interno, idoneo ed efficace aggiornamento degli iscritti. Potrà inoltre istituire appositi servizi per gli esercenti la libera professione.

- La quota annuale è uguale per tutti gli iscritti; un’ulteriore quota integrativa sarà posta ad esclusivo carico dei liberi professionisti che usufruiscono dei servizi sopraccitati o specifici.

- I periti agrari dipendenti pubblici continueranno ad essere iscritti nell’Elenco Speciale.

3) RIFORMA ORDINI PROFESSIONALI

a) Fare ulteriore verifica con gli agronomi se sono disponibili a costituire un Ordine Unico fac simile di quello istituito tra Ragionieri e Dottori Commercialisti.

b) Nel caso non avesse successo l’accordo con gli Agronomi di cui al precedente punto a) dar vita ad un Ordine “Intermedio” di Tecnici Agrari Laureati in cui far confluire i laureati triennali di agraria e di altre classi di laurea compatibili, i Periti Agrari e, previo idoneo percorso formativo post-diploma, gli Agrotecnici.

c) Qualora per esigenza di rappresentatività della Categoria delle Professioni Ordinistiche Intermedie, si ritenesse necessario raggiungere i grandi numeri, sarà possibile avviare un’ipotesi federativa con gli altri Ordini ”pari grado” eventualmente costituiti da geometri, periti industriali, etc..

d) Dovrà comunque trattarsi di una federazione in cui ognuno mantiene la propria autonomia, le proprie competenza e la propria Cassa di Previdenza.

L’attuale attività del CO.GE.PA.PI dovrà essere sospesa.

4) CASSA DI PREVIDENZA

- Mantenere l’attuale autonomia, possibilmente all’interno di ENPAIA.

pt/2010

RIFORMA DELLA SCUOLA: NULLA CAMBIA PER I PERITI AGRARI !!!


.L’ALTRA CAMPANA



DEI PERITI AGRARI LIBERI


(del Per. Agr. Dott. Giancarlo Moretti)


NEWSLETTER n. 7 07 giugno 2010


RIFORMA DELLA SCUOLA: NULLA CAMBIA PER I PERITI AGRARI

Nei giorni scorsi ho ricevuto un insolito “Comunicato stampa” a firma dei Presidenti

degli Ingegneri e degli Agrotecnici sulla validità, ai fini professionali, dei nuovi titoli

di studio derivanti dalla “riforma Gelmini”.

Su questo punto effettivamente c’è molta confusione, probabilmente più di quanto si

possa pensare, visto che è stato necessario questo intervento congiunto.

I nuovi diplomati li avremo nel 2015 ma il tempo, si sa, corre veloce e così in molti si

erano chiesti quale relazione vi fosse fra i nuovi titoli di studio e gli attuali Albi

professionali.

Per quanto riguarda i Periti Agrari la domanda era: visto che il titolo di studio di

“perito agrario” non esisterà più, i nuovi diplomati potranno ancora iscriversi

all’Albo?

No! Aveva risposto il Collegio Nazionale dei Periti Agrari, firmando tre mesi fa uno

specifico comunicato (ma, con il senno di poi, sbagliando clamorosamente).

Infatti i meno esperti di riforma, come il sottoscritto, hanno potuto apprendere che è

vero il contrario di quanto affermato dal Collegio Nazionale dei Periti agrari: i nuovi

diplomi consentiranno di accedere all’Albo nello stesso identico modo con cui si

accede oggi.

Meno male, mi viene da aggiungere. Perché diversamente l’Albo dei Periti Agrari,

che già oggi ha le nuove iscrizioni al lumicino, avrebbe chiuso bottega in breve

tempo… per mancanza di clienti!

Il “Comunicato Stampa” di Ingegneri ed Agrotecnici è molto chiaro e spiega bene

che nulla (professionalmente) è cambiato perché non sono cambiate le leggi

professionali: dunque se all’Albo dei Periti agrari si entra oggi con un diploma, più

due anni di pratica, così si continuerà a fare domani, fin quando non sarà modificata

la legge professionale.

Rimaneva un problema (ma, a mio parere, era un falso problema): quello del “nome”

del diploma. Quello attuale si chiama diploma di “perito agrario” quello nuovo in

“agraria, agroalimentare e agroindustriale”, può dunque il nuovo diploma, con un

nome così diverso consentire l’accesso all’Albo dei Periti agrari?

Sì, risponde il Ministero dell’Istruzione, perché la “riforma Gelmini” si è preoccupata

di indicare l’equivalenza dei nuovi diplomi con quelli attuali.

Ed il nuovo diploma che sarà rilasciato dagli Istituti Tecnici Agrari equivale

all’attuale diploma di “perito agrario”.

Tutto bene? Pare di sì. Gli Albi dei Periti agrari non sono in pericolo.

Però un dubbio mi rimane: queste informazioni le ho apprese da un “Comunicato

Stampa” (che è qui allegato) degli Albi degli Ingegneri e degli Agrotecnici, che

ringrazio.

Ma il mio di Albo? Quello dei Periti agrari a cui sono iscritto? Perché ha sostenuto il

contrario?

Ecco, vorrei sapere perché gli iscritti all’Albo dei Periti agrari, per avere informazioni

attendibili, devono guardare fuori dalla propria categoria, come in questo caso.

2pt/2010

SANDRINI E ORLANDI: PERITI AGRARI E AGROTECNICI ......IL CONFRONTO E IL DIALOGO C'E' !

Pregiatissimo Presidente Orlandi,


la ringrazio per la Sua gentile risposta.

Condivido pienamente la Sua argomentazione in merito alla questione COGEPAPI, anche perché il paradosso è che in tutti i Centri di Assistenza Agricola (CAA) si trovano ogni giorno ad operare professionalmente a strettissimo contatto professionisti iscritti ai tre albi professionali degli Agrotecnici, dei Periti Agrari e dei Dottori Agronomi e Forestali.

Verrebbe proprio da dire che questo aspetto, magari non previsto a priori nel progetto di legge per la costituzione dei CAA, è quello più positivo in assoluto.

Da presidente provinciale non posso che sottolineare come la totalità degli iscritti veronesi che svolgono la libera professione di perito agrario non fanno altro che evidenziare e bollare quotidianamente come un’assurdità l’unificazione con i Geometri e Periti Industriali.

Gli stessi trovano, invece, più conveniente un’alleanza o un’unione con Agrotecnici, Agronomi-Forestali e con Tecnologi Alimentari.

Ovviamente il motivo è facilmente riconducibile ad un discorso di buon senso, recepibile e comprensibile anche per i non addetti ai lavori, visto che si tratta del tipo di lavoro che svolgono gli uni e gli altri, ovvero, in una parola, delle competenze.

Orbene, magari le competenze tra le nostre categorie non saranno identiche come tra Commercialisti e Ragionieri, però, rimanendo su un livello di buon senso, di norma comune a tutti i cittadini, l’unificazione delle tre categorie tecnico-agricole (quattro con i Tecnologi Alimentari) potrebbe certamente avvantaggiare omnicomprensivamente tutti gli albi professionali in questione.

Verrebbe costituita una casa comune che rappresenterebbe agli occhi della società e delle istituzioni pubbliche un punto di riferimento univoco di alto prestigio e ancor più alto valore sociale.

D’altra parte, la storia insegna quotidianamente che le divisioni non portano vantaggi. Anzi: solo svantaggi.

E l’agricoltura italiana, come settore produttivo, ne è un grande artefice ed esempio storico della frammentazione. Specialmente a livello di rappresentanza sindacale.

E gli effetti (nefasti) di tale divisione sono sotto gli occhi di tutti e, specialmente, sopra le spalle degli agricoltori.

Lo stesso peso e importanza dell’agricoltura italiana a livello produttivo e sociale, che che se ne dica, è a livelli più bassi di tutta la storia italiana. Un esempio su tutti: quello urbanistico.

Quanto vale (non solo economicamente) il terreno agricolo? Meno di tutti gli altri!

E’ così anche all’estero?

E il perché? Semplice:

http://www.stopalconsumoditerritorio.it/

Nel 100% della gente comune che non ha nulla a che fare con l’agricoltura, ovvero nel 98% della popolazione italiana, il terreno agricolo non è visto come un organismo vivente, ma come fango, come qualcosa che si attacca alle suole delle scarpe e che sporca il pavimento di casa.

Tornando al problema divisione/unificazione, se negli ultimi 5-6 anni c’è stato un certo avvicinamento tra le sigle sindacali, un motivo certamente c’è.

Magari un’ugualità o un’eguaglianza di interessi?

Il fatto, nel caso specifico delle libere professioni tecnico-agricole, dovrebbe essere uno solo: non quello di tagliarsi una fetta più grande rispetto agli altri, ma quello di allargare e ingrandire la torta.

Ovvero quello di aumentare il lavoro, le possibilità lavorative per tutti.

E questo lo si può fare esclusivamente in una maniera: aumentando la forza contrattuale. E in quale modo ci si può arrivare se non quello di unire coloro che esprimono gli stessi interessi comuni?

La cosa che si fatica maggiormente a comprendere (ma che alla fine della fiera non è poi così difficile) è come i Presidenti Nazionali tendano a comportarsi negli interessi delle categorie con delle logiche distanti da quello che è il sentire comune della stragrande maggioranza dei loro iscritti.

Non è certamente difficile nel caso del COGEPAPI in quanto gli interessi personali sono palesemente manifesti: anche un bambino ci arriverebbe. Si sa che le sedie o poltrone nazionali verrebbero garantite per altri dieci anni dal momento in cui andrebbe in porto l’unificazione dei tre albi. Si tratta quindi di interessi esclusivamente personali e non certo delle categorie e meno ancora degli iscritti alle stesse.

Forse, però, chi sta più in alto e non guarda mai in basso rischia grosso.

A tirare troppo la corda, prima o poi …

Anche il Parlamento italiano, secondo quanto riportato da L’Espresso qualche settimana fa, ha votato recentemente all’unanimità e senza astenuti un aumento di stipendio per i parlamentari di circa 1.135 € al mese.

Vede, personalmente penso che prima o poi le cose o i fatti non detti vengono a galla, specialmente quando si tocca il fondo.

Per cui chi sta in alto e prende delle decisioni per chi sta in basso non gli conviene fare esclusivamente il proprio interesse, magari anche a danno di quelli che stanno in basso, perché, come dimostrato dalla storia, c’è sempre alla fine una resa dei conti per tutti, nessuno escluso.

Sicuramente viviamo in un’epoca in cui la parola “etica” è nella bocca di tutti e nelle mani di nessuno (o quasi).

Nell’associarmi a quanto espresso dal collega Tiraboschi, esprimo a Lei un appello affinché si possa trovare una strada (anche politico-legislativa) da percorrere assieme per la costruzione di questa casa comune delle categorie “verdi”, a difesa e tutela non solo degli iscritti delle diverse categorie, ma anche di quelle che sono le nostre risorse e fonti per il vivere quotidiano: l’ambiente, il paesaggio e il territorio agricolo e naturale.

A difesa e tutela dell’essere umano, in particolare del cittadino italiano che sta compromettendo il suo futuro con la cementificazione esasperata ed inutile, nonché con la contemporanea distruzione della forza procreatrice (la fertilità) dei migliori terreni agricoli italiani.

Inutile, infatti, continuare, mediaticamente, a premere tanto l’acceleratore sul made in Italy dei prodotti agro-alimentari, se poi la S.A.U. sparisce da sotto gli occhi, come neve al sole, a favore dell’urbanizzazione di qualsiasi genere.

A meno che il cemento non diventi un prodotto edibile, allora potremmo continuare sull’attuale strada percorsa dalla maggior parte dei Sindaci italiani dove i termini “sviluppo sociale” e “crescita economica” significano solo cementificazione.

Non è magari che la maggior parte dei Sindaci sono Geometri, Ingegneri, Architetti e magari anche imprenditori edili?

In molti problemi della società attuale vedo due cause: l’ignoranza e la pigrizia.

Entrambe portano a delegare a terzi decisioni proprie e a subire passivamente quanto deciso (o imposto) da terzi.

L’impressione non è solo quella di cervelli assopiti, ma anche di coscienze perennemente letargiche se non devitalizzate.

I rappresentanti di interessi generali e particolari, come quelli categoriali, dovrebbero sforzarsi ogni giorno di informare ed edurre i propri rappresentati al fine di permettergli di esprimere in maniera personale e critica il proprio pensiero.

Ma, purtroppo, come è successo con il COGEPAPI, questo è ormai un lusso per pochi e che pagheranno caro, in tanti, le generazioni future.

Certamente merita attenzione anche quanto scritto dal signor Vittorio T., in cui compare la parola “agrotecnici”.

RingraziandoLa dei Suoi interventi, Le porgo cordiali saluti.

Elia Sandrini

pt/2010