lunedì 31 maggio 2010

CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA DEI PERITI AGRARI.

COMUNICATO STAMPA



Brescia, 29/05/2010

Il Consiglio Regionale dei Periti Agrari e Periti Agrari della Lombardia ha rinnovato le cariche.

Alla guida dei professionisti lombardi, sabato 29 maggio, è stato confermato il bresciano Mario Braga, che sarà affiancato con il ruolo di Segretario dalla pavese collega Gloria Gariboldi. Il mantovano Veneri Andrea svolgerà le funzioni di Vicepresidente e il bresciano Tiraboschi si occuperà di organizzazione e di tesoreria.

La conferma di Braga alla presidenza dei 1.800 tecnici agricoli ha avuto consenso unanime nel segno della continuità delle azioni svolte per favorire il riconoscimento delle loro specificità professionali.

L’annunciata riforma degli ordini e dei collegi, la riforma del modello scolastico, universitario e dei percorsi professionalizzanti, oltre alla complesse materie tecniche che richiedono professionalità di qualità impegneranno l’organo regionale dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati anche nella diretta interlocuzione con la Regione Lombardia.

E’ proprio di questi giorni il coinvolgimento del CRPA al tavolo tecnico istituito dall’Assessorato al territorio per la definizione della bozza di delibera in materia di “Linee di Indirizzo Progettazione delle Opere di difesa del Suolo regione Lombardia”.

Un territorio che per la sua conformazione evidenzia fragilità che richiedono interventi qualificati e mirati.

Ma per la categoria dei tecnici agricoli, che a Brescia vantano ben due scuole di riconosciuta qualità (L’Istituto Pastori e L’Istituto Bonsignori), la priorità rimane il rapporto permanente e costruttivo con l’Assessorato regionale all’Agricoltura che in questo periodo ha rinnovato la Dirigenza e la conduzione Assessorile.

“Intendiamo collaborare con l’Agricoltura Lombarda, partecipando ai tavoli tecnici, per affrontare quel processo di riforme della PAC e di attuazione di complesse norme in materia di Direttiva Nitrati, Benessere Animale, Biosicurezza, Sicurezza Alimentare e Gestione Ambientale… Non si sottrarremo all’impegno per favorire una diffusa e concreta semplificazione applicative delle normative agricole. Consapevoli delle difficoltà che coinvolgono le imprese agricole faremo la nostra parte per stare al loro fianco”.

Ed infine Braga ha affermato che verrà promossa una proposta di legge regionale che riconosca il livello regionale della rappresentanza categoriale. Le competenze esclusive in materia agricola non hanno ancora trovato negli ordini e nei collegi professionali analoga livello rappresentativo giuridicamente normato.





pt/2010

LETTERA APERTA AI PRESIDENTI DEI CONSIGLI NAZIONALI DEGLI ARCHITETTI E DEGLI INGEGNERI.

Lettera aperta ai Presidenti dei Consigli Nazionali degli Architetti e degli Ingegneri

Egregi Presidenti,

ho appena terminato di leggere l’articolo pubblicato da “Lavoripubblici.it - professioni”.

Mi permetto una considerazione personale che auspicherei, a chi legge, di criticare, spero in maniera costruttiva, su un livello di tipo concettuale.

Da un lato vedo Architetti e Ingegneri che, giustamente (dal loro punto di vista), se la prendono contro Geometri, Periti Agrari e Periti Industriali per l'unificazione di questi ultimi in un unico albo.

Dall'altro lato vedo Geometri, Periti Agrari e Periti Industriali che, giustamente (dal loro punto di vista), cercano di unirsi anche con lo scopo dell'appropriazione unilaterale dei laureati brevi nell'albo unico costituendo.

Vedo quindi una lotta dove alla fine il grosso del contendere è nient'altro che una platea di possibili candidati da iscrivere dall'una o dall'altra parte: i laureati triennali.

Qualcuno può contestare che sia una visione parziale e non gli posso dare torto. Ma rimane tuttavia il succo della sostanza.

E perchè questo?

Perché la sopravvivenza degli albi professionali è legata (in una visione miope, ma che alla fine è quella espressa dalla maggior parte dei rappresentanti delle categorie tecniche) ai numeri di iscritti agli albi e alle competenze professionali esercitabili dagli stessi.

E' innegabile, infatti, che più è alto il numero di iscritti e più è probabile (ma non certo) di vincere in una eventuale vertenza giuridica con terze categorie in tema di competenze.

Se potessi darVi un consiglio, molto umile, è di unire innanzitutto le Vostre due categorie professionali in unico albo, prima che lo facciano altre categorie, sempre che il modo di pensare e di operare a livello politico-legislativo nel campo della riforma delle professioni rimane quello sopra accennato.

In fin dei conti, se non erro, siete già uniti nella medesima casa (oltre che cassa) previdenziale (INARCASSA).

Perchè non Vi unite anche in un unico albo professionale?

Spero che tra le motivazioni non entri in merito il solito discorso (tipicamente italiano e di tutti i settori, a cominciare da quello politico) di poteri e sedie che nessuno vuole perdere.

Perché altrimenti si dimostrerebbe la bassezza tanto culturale quanto etica di chi governa, quanto, di pari grado, l'elevatezza dell'interesse strettamente personale ed individuale totalmente staccato dal bene pubblico, ovvero da quello degli iscritti e delle categorie che si rappresenta.

Al di là dei possibili consigli, quello che più si fa fatica a comprendere è il motivo per cui non si ragioni su un livello di riforma professionale di tipo verticale, anziché orizzontale.

Mi spiego meglio.

In Italia abbiamo tre livelli:

A - laureato quinquennale;

B - laureato triennale;

C - diplomato scuola media superiore.

Questo è uno dei possibili modi di vedere l'accesso agli albi professionali sulla scorta dei titoli di studio.

Proviamo a guardarlo da una angolazione diversa: che cosa hanno in comune Architetti, Ingegneri, Geometri e Periti Industriali?

Per caso non si occupano tutti e 4 almeno di un settore comune, cioé dell'edilizia?

Bene. E allora il gioco è fatto.

Sposatevi e procreate.

Tradotto: unitevi, definite i livelli che volete, trovate un accordo sulle competenze spettanti a ciascuno e non avete più bisogno di condurre dispute di qualsiasi genere con terzi, visto che il problema di chi può tenersi i laureati brevi scompare con l'unificazione delle quattro categorie.

Ovvero rimane tutto dentro una unica casa.

In fin dei conti sembra di assistere a un tiro alla fune per arrivare ad accaparrarsi in maniera monopolistica i laureati brevi.

Permettetemi un’ulteriore considerazione personale rivolta specialmente nei confronti degli Ingegneri.

Noto da parte di questi ultimi, correggetemi se sbaglio, un po’ (troppa) incoerenza: se fino a ieri siete sempre stati contro i laureati brevi (nonostante non avete mai smesso di iscriverli nelle sezioni B dei Vostri albi provinciali), perché ora ve la prendete tanto contro Geometri, Periti Agrari e Periti Industriali che se li vogliono prendere in toto?

Se li iscrivete ai Vostri albi provinciali significa che , alla fine della fiera, interessano anche a Voi.

Altrimenti non li iscrivereste e non avreste nulla in contrario nei confronti delle altre tre categorie professionali se li tenessero tutti per loro.

Personalmente, onde evitare di mostrare all’esterno una lotta di tipo infantile, penso che bisognerebbe fare un passo che qualsiasi persona di buon senso farebbe: un unico albo, con le 4 categorie: Architetti, Ingegneri, Geometri, Periti Industriali.

Non solo: unificazione anche delle casse previdenziali. Se volete, altrimenti vedete Voi.

Se ci sono riusciti anche Commercialisti e Ragionieri, non vedo perchè Voi non possiate farlo.

A meno che non ci sia il solito motivo: sedie e poltrone da spartire e interessi personalistici da non toccare.

Da un certo punto di vista, sarei contento che L'albo Unico dei Tecnici per l’Ingegneria (portato avanti dai Geometri, Periti Agrari e Periti Industriali) andasse in porto a dispetto degli Architetti e degli Ingegneri: i Presidenti Nazionali di queste tre categorie dimostrerebbero una forza, un acume ed una sagacia, migliori delle Vostre.

Ma, dal mio punto di vista personale, non me ne può fregar di meno di come vada a finire, anche perché, come più volte manifestato, appartengo ad un Collegio provinciale che alla pari di altri è totalmente contrario all’unificazione, tanto degli albi quanto delle casse previdenziali, con Geometri e Periti Industriali.

Quello che più rammarica e che fa proprio pena a me personalmente, sia come cittadino che come iscritto, è vedere questa battaglia senza senso tra le categorie professionali o, meglio, tra chi le governa dall’alto. Più che una lotta tra categorie o tra gli iscritti, sembra, vista dall’esterno, una lotta tra i Presidenti Nazionali.

Se, per un attimo, si scendesse con i piedi per terra, come i comuni mortali, probabilmente si avrebbe già capito da tempo immemore come risolvere il problema. O, quanto meno, dal parto dei primi laureati triennali.

Con una fava si sarebbero presi due piccioni: nessuna lotta tra le categorie per le unificazioni orizzontali e nessuna lotta per la spartizione o appropriazione dei laureati triennali.

Bisognerebbe fare uno sforzo per il bene del popolo italiano che già si trova ad affrontare problemi più seri e dare un segnale di buona volontà: trovarsi tra le 4 categorie (Architetti, Ingegneri, Geometri e Periti Industriali) e vedere di unirle.

A noi Periti Agrari certamente ci fareste un grande piacere.

Unirci con Geometri e Periti Industriali certamente non ci avvantaggia in nessuna maniera.

Anzi!

In termini previdenziali non può altro che danneggiarci, visto che la Gestione Separata Periti Agrari è tra le migliori (se non la migliore in assoluto), sotto tutti gli aspetti economici, tra tutte le realtà previdenziali italiane.

Non so se si può dire altrettanto di quella dei Geometri e quella dei Periti Industriali.

Di certo, come succede da Voi, chi si da tanto da fare per combattere le lotte per unificazioni o disaggregazioni, sono poche persone, le uniche che possono rimanere ai vertici al fine di arrivare alla pensione senza problemi.

Egregi Presidenti Nazionali degli Architetti e degli Ingegneri fate uno sforzo costruttivo anziché demolitivo in questa riforma delle professioni.

Se ci tenete, altrimenti si potrebbe pensare che avete altri interessi.

Di quale natura, ognuno è libero di pensare quello che vuole.

In fin dei conti siamo in democrazia.

Non dimenticatevi inoltre che con la riforma Gelmini tra 5 anni non ci sarà più ne il titolo di Geometra ne quello di Perito Industriale.

Per cui, questi ultimi avranno bisogno di nuove forze: i laureati triennali.

E secondo Voi, vista la riforma Gelmini, dove possono finire?

A chi li darà il Governo?

Non ci sono vie di scampo: i laureti triennali, se non vi prendete in casa Vostra tanto i Geometri quanto i Periti Industriali, dovranno andare per forza di cose nella nuova casa unita di questi ultimi o in altre nuove case.

A meno che non abbiate soluzioni alternative.

L’impressione è comunque che queste tre categorie hanno molte più chance politiche di farcela nei loro propositi rispetto a Voi.

Ma come detto all’inizio si tratta di considerazioni esclusivamente personali.

Da ultimo, visto che avete tutte e 4 competenze in materia progettuale, perché non dimostrare il gioco di squadra nella progettazione della casa comune da parte dei 4 Presidenti Nazionali, così come fanno la maggior parte dei Vostri iscritti che già collaborano quotidianamente da decenni senza che nessuno glie l’avesse mai imposto?

Cordialmente,

Elia Sandrini

pt/2010

mercoledì 26 maggio 2010

RIFORMA DELLE PROFESSIONI CONTESTATA DA ARCHITETTI E INGEGNERI

Riforma professioni contestata da Architetti e Ingegneri -
26/05/2010 - "Il testo depositato in commissione Giustizia ed Attività produttive recepisce le indicazioni espresse dal mondo professionale da oltre dieci anni, con l'intenzione non di fare solo una fotografia dell'esistente, per congelarlo in una cornice statica, e si preoccupa del futuro delle professioni intellettuali". Questa la dichiarazione dell'On.le Maria Grazia Siliquini, relatore in Commissione Giustizia del provvedimento di riforma delle professioni, durante la tavola rotonda organizzata dalla Cassa Italiana Previdenza e Assistenza dei Geometri.

In realtà, il disegno di legge per la riforma delle professioni ha suscitato più malcontenti che apprezzamenti dei diretti interessati delle professioni tecniche. Ancora una volta, infatti, dopo le dichiarazioni d'intenti iniziali, è bastato che la riforma tanto agognata si sia tradotta in proposta di disegno di legge, per far esplodere la polemica soprattutto di architetti ed ingegnere che, in particolare, ne contestano l'art. 4 che, tra le altre cose, l'accorpamento in un unico albo di geometri, periti industriali e periti agrari, la cancellazione delle sezioni "B" degli ordini e la confluenza dei tecnici junior in un unico albo separato dai laureati di secondo livello. Sul punto, il presidente degli Architetti, Massimo Gallione, ha dichiarato che "non si qualifica una professione incorporando architetti con laurea triennale a periti con diploma. Senza contare i problemi di competenze che la coesistenza verrebbe a porre".

In merito al reinserimento delle tariffe professionali, la Siliquini ha dichiarato che "le stesse vanno pattuite avendo riferimento alle minime e massime stabilite con decreto dal Ministero della Giustizia. Quando il committente è un ente pubblico, l'indicazione tariffaria del ministero è obbligatoria e vincolante". Su questo punto, il presidente Massimo Gallione è stato categorico affermando che "il reinserimento delle tariffe, almeno quelle per i lavori pubblici, non può ammettere deroghe".

Il testo presentato dalla Siliquini contiene anche le linee portanti della professione intellettuale, caratterizzata da titolo universitario e superamento dell'esame di stato, con iscrizione all'albo professionale e obbligo di formazione continua e di rispetto del vincolo deontologico, prevedendo altresì la distinzione tra l'attività professionale e l'attività d'impresa.

Durante la tavola rotonda, la Siliquini ha affermato che: "punti essenziali sono gli aspetti economici a sostegno dei giovani, che dovranno poter accedere liberamente alla professione attraverso l'unico criterio individuabile, quello della meritocrazia, e che dovranno poter svolgere un tirocinio effettivo, per la loro formazione professionale, che sia adeguatamente retribuito. Essenziale poi la previsione di nuovi strumenti, come il modello di società ad hoc per i professionisti".

Sulla nota dolente, riguardante l'accorpamento di ordini e collegi, la Siliquini ha ribadito il suo concetto affermando l'importanza che ne trarrebbero in termini di snellimento e razionalizzazione degli organismi di rappresentanza. La Siliquini, infine, ha precisato che: "La richiesta di modificazione dell'impostazione del vecchio DPR 328/2001, che in Italia ha portato a confusione e alla perdita del raccordo tra formazione e indirizzo professionale, va accolta, poiché esso ha portato alla nascita di una figura ibrida e pasticciata quale quella del professionista junior, inserito nelle sezioni "B" degli albi. Ricordo che il pasticcio sorto con il DPR 328/2001 è stato sempre stigmatizzato da tutti gli ordini, rappresentando un vero e proprio monstrum nato all'indomani della riforma universitaria del 3+2, oggetto di numerosi ricorsi proposti proprio dagli ingegneri, che hanno sempre contestato il secondo livello, perché ritenuto inutile e dannoso. Tutto ciò è talmente vero che l'85% degli iscritti alle sezioni "B" prosegue e completa il percorso magistrale di 5 anni!".

Su quest'ultimo punto, si attendono nuove reazioni da parte dei professionisti tecnici e da parte dei tecnici "junior" venutisi a trovare in una situazione di empasse a causa di scelte mal ponderate del governo (leggi sentenza corte dei conti sul 3+2).

( da Lavoripubblici.it - professioni)

pt/2010

BOCCIATO " IL TESTO UNICO DELLE PROFESSIONI" della On. Siliquini

Da:

http://mondoprofessionisti.comingonweb.it/sezione_s-12-professione%20in%20primo%20piano.html

Agrotecnici, Agronomi, Architetti, Ingegneri, Tecnologi alimentari e Geologi bocciano il testo unificato delle professioni ( n.d.r - e i Periti Agrari ?????).

Le professioni tecniche dicono no al Testo unificato della riforma delle professioni depositato dalla On. Siliquini e sulle proposte in esso contenute, molte delle quali "non condivise dalla maggior parte degli attori del sistema professionale". “Abbiamo preso atto con stupore – dicono i rappresentati degli ordini professionali - della riforma delle professioni depositato il 18 maggio scorso dalla Relatrice On. Maria Grazia Siliquini. Il Testo unificato che avrebbe dovuto, fra l’altro, riassumere le riflessioni condivise e le analisi presentate al Parlamento nel corso di 11 mesi di audizioni, contiene proposte, alcune anche di dettaglio (improprie in una legge di principi), che non sono condivise dalla maggior parte degli attori del sistema professionale ed in particolare dalle professioni tecniche. Fra le altre, gli Ordini e Collegi tecnici ritengono inaccettabile:
- il costante richiamo a ruoli associativi degli Ordini, che in realtà sono Enti pubblici non economici con funzioni di garanzia dei Registri pubblici per l’esercizio dell’attività professionale intellettuale;
- l’intervento di dettaglio nella autonomia organizzativa degli Ordini professionali nazionali e territoriali;
- la confusione nell’attribuzione ai Consigli nazionali di attività tipiche dei Consigli territoriali;
- l’introduzione di tariffe prive di qualunque effetto cogente;
- la spogliazione di funzioni istituzionali qualificanti dei Consigli nazionali e la loro riattribuzione ad un nuovo organismo, denominato “Consiglio Nazionale delle Professioni”;
- l’arretramento nella definizione delle modalità di gestione di rapporti convenzionali fra le Università e gli Ordini professionali, peraltro ledendo l’autonomia legislativamente garantita alle une ed agli altri;
- la più volte ribadita equipollenza di indefiniti percorsi di “formazione professionale” a titoli di studio di livello universitario;
- l’accorpamento degli Ordini e Collegi professionali da eseguirsi con modalità assembleari di tipo congressuale, in luogo di seguire stringenti percorsi legislativo-istituzionali;
- la postergazione nell’individuazione dei titoli di accesso ai nuovi Ordini solo dopo l’avvenuto accorpamento di “alcune” categorie professionali, talché una siffatta disposizione produce l’effetto di subordinare l’intera riforma al soddisfacimento di specifici interessi particolari, in contrasto con quelli generali;
- il divieto di segmentare, all’interno del medesimo Albo, competenze e titoli professionali secondo i diversi percorsi formativi di accesso, anche di diverso livello nonché di istituire specifiche sezioni;
- la soppressione automatica delle attuali Sezioni B degli Ordini che le detengono, senza acquisire i preventivi pareri vincolanti degli Ordini presso i quali dette Sezioni sono istituite;

In generale, poi, il “Testo unificato” pare confuso, in alcune parti contradditorio, senza alcun richiamo al principio della sussidiarietà, con norme in più punti arretrate rispetto alle attuali, ma soprattutto non capace di indicare i principi generali fondanti un moderno sistema professionale, in grado di tutelare gli interessi della collettività ed insieme dare valore e forza ai 2.000.000 di professionisti, per la metà giovani, iscritti negli Albi professionali. Nel riaffermare che il discrimine per l’accesso ad una professione intellettuale è il superamento di un percorso di studi universitario od equivalente e di un esame di Stato abilitante ex-art. 33 Costituzione, così come anche recentemente affermato dal Ministro della Giustizia, i sottoscritti Ordini e Collegi professionali esprimono vivissime preoccupazione per il possibile conflitto che sembra fin d’ora determinarsi fra le linee guida della riforma parlamentare e di quella governativa, auspicando che il Governo sappia ricomporre questa frattura nel senso richiesto dagli attori del sistema professionale, nell’interesse delle giovani generazioni e del Paese. Comunque, le professioni firmatarie che hanno preso impegno il 15 aprile con il ministro Alfano presso il ministero della Giustizia, stanno lavorando secondo quanto concordato in tale sede.

pt/2010

lunedì 24 maggio 2010

FINALMENTE ! GRAZIE!!

Mi riferisco alla riunione indetta dal Comitato di Gestione della Cassa Pensione dei Periti Agrari presso l'Enpaia; finalmente perchè da 14 anni dalla sua costituzione è la prima volta che gli iscritti hanno avuto la opportunità di essere compiutamente informati e di poter scambiare idee, opinioni, esprimere parereri sui nostri depositi.
Un grazie sentito a tutto  il Comitato di Gestione presente al completo, ma in modo particolare ai nostri rappresentanti territoriali Mario Braga e Giancarlo Moretti che hanno fortemente voluto questi incontri sul territorio.
Ora dopo i ringraziamenti permettetemi di fare alcune osservazioni, perltro fatte anche in occasione dell'incontro, ai componenti il Comitato di Gestione.
- Tutti i fondi pensione ( quasi tutti, noi no) affidano la gestione finanziaria ad una SGR ( società gestione risparmio) per far fruttare al meglio i soldi dei propri iscritti ed offrire una buona radditività. Vi sono molte società serie sul mercato quali Pioner, Horizon,Generali, Cattolica ecc. solo per citarne alcune. Il benchmark ( valore della redditività del settore) nell'investimento obbligazionario, per il 2009, è stato di circa 8,6 %.
- A noi è stato riconosciuto il 3,2 % come previsto dall'ISTAT a fronte di un rendimento superiore ( 4,2%), il resto è "fieno da mettere in cascina".
- Il bilancio ha inoltre evidenziato una liquidità di oltre 3 milioni di euro ( € 3.805.292) e ci è stato detto che il rendimento del conto corrente, ben remunerato, era 1,8% ( lordo togliete il 27% e vedete ciò che rimane).
- Ci è stato detto che la Fondazione ENPAIA due volte all'anno ( mi sembra questo il lasso di tempo indicato) riceve gli indirizzi degli investimenti dal Comitato di Gestione e lo tiene informato sull'andamento della cassa pensioni. La Fondazione agisce da cassettista ( conserva e gode del rendimento delle obbligazioni di cui dispone) senza operare swich o cogliere le occasioni del mercato.
- Alla luce di quanto sopra mi permetto ricordare che i denari accantonati debbono essere in gardo di offrire il meglio alle future pensioni degli iscritti attraverso la migliore redditività dell'investimento ( non significa più pericolosità). Il fieno accumulato in cascina deve essere dato a chi lo ha generato ( pensioni) perchè attraverso la gestione annua si genera il nuovo "fieno" da accumulare. Il riconoscere solo lo stabilito dall'ISTAT ai nostri conti individuali non mi sembra giusto e corretto. Non si dica che l'accumulare fieno è per poter affrontare periodi difficili o che è la legge che stabilisce prudenza nella gestione perchè con ciò che è gia accantonato ( circa 15 milioni di euro) e soprattutto con l'esiguità di coloro che effettivamente versano il minimo contributivo ( circa il 50% e che avranno diritto alla pensione) e stante l'età media di questi non esisterebbe alcun pericolo per la Cassa ad una migliore retrocessione della reddività ottenuta. Ma forse è questo il problema la redditività limitata o l'agire da cassettista ( ricordo ancora il benchmark del 2009 di chi ha fatto investimenti, nel 2009, in obbligazioni è stato dell'8,6% e chi ha investito in azionario del 22,5%). Il mercato va sorvegliato e prese le opportunità che lo stesso offre senza correre inutili richi. D'altronde anche noi pur nella prudenza e nell'agire da cassettisti non siamo stati fortunati ed abbiamo nel nostro portafoglio titoli obbligazionari per 1 milione di euro della Lehman/Brothers ( sembra che da questo fallimento recupereremo forse il 18%).
- Passati i numeri debbo dire che ho apprezzato il lavoro fatto per rendere il regolamento della Cassa meno rigido e più umano e solidaristico (Art 29). La rigidità dietro la quale a volte sembra si nasconda la Fondazione ENPAIA è irritante e richiede precise indicazioni dal Comitato di Gestione.
- Mi piacerebbe, come conclusione, che il Comitato andasse meno al traino della Fondazione ENPAIA, ma la stimolasse maggiormente e si rendesse più protagonista dei risultati. Gli uomini che sono stati eletti e le loro capacità sono sicuramente all'altezza del compito affidato.

Per. Agr. Dott.  Luigi Piatti





pt/2010

venerdì 21 maggio 2010

IL BLOG...RIAPRE......AI COMMENTI

Dopo una pausa di riflessione e gli incontri ufficiali ( Assemblea dei Presidenti a Roma e incontro della Cassa di Previdenza a Verona con gli iscritti) il " BLOG PERITIAGRARILIBERI" riapre ai commenti.

Il momento della meditazione c'è stato, adesso ci siano "  i COMMENTI "  qualificanti il dibattito che c'è in corso nella categoria e che si è formalmente ufficializzato durante L'Assemblea dei Presidenti a Roma.

E' una prova per tutti noi....e tutti devono dire la loro con la massima libertà..........Vi aspettiamo, ovviamente non nell'anonimato.

PeritiAgarriLiberi



pt/2010

martedì 18 maggio 2010

CASSA DEI PERITI AGRARI: OTTIMA L'INIZIATIVA DI INCONTRARE GLI ISCRITTI.

Abbiamo ricevuto " il comunicato stampa" che di seguito pubblichiamo, predisposto dal coordinatore dell'incontro di sabato 15 maggio a Verona Mario Braga, componente del comitato gestore della Cassa di Previdenza dei Periti Agrari.
Cogliamo. altresì l'occasione, per esprimere la nostra gratitudine e il nostro apprezzamento per l'iniziativa che ha qualificato l'Enpaia ( relatore dott. Luigi Bassani) e il Comitato Gestore ( Moretti, Giannotta, Braga).
Ottimo il supporto organizzativo della Segreteria del Collegio di Verona e del Presidente Elia Sandrini. 
" Questo è il metodo di lavoro che interessa: informazione e massima trasparenza" .
Pm. Tiraboschi.


COMUNICATO STAMPA


Sabato 15 maggio la Cassa di Previdenza dei Periti Agrari ha incontrato per la prima volta i propri iscritti. Incontro che è stato organizzato con la preziosa collaborazione del Collegio dei Periti Agrari di Verona e del suo Presidente Sandrini.

Oltre agli iscritti erano presenti i consiglieri nazionali del Collegio dei Periti Agrari, Benati di Torino, Orsini di Bergamo e Salvan di Rovigo.

E’ toccato all’assessore provinciale all’agricoltura di Verona, per agr Frigotto, alzare il velo sulla vigilia di una annunciata riforma della PAC e della conseguente necessità di costruire un nuovo modello di società del gusto e delle qualità alimentari. Una riforma che dovrà valorizzare tutte le professionalità che da sempre operano con il comparto agricolo e alimentare. Un intervento, quello dell’assessore Frigotto, che i, Colleghi Periti Agrari hanno particolarmente apprezzato con un caloroso applauso.

La numerosa e attenta platea ha, quindi seguito con attenzione la presentazione del Bilancio consuntivo 2009. Illustrazione che il Dott Bassani, Dirigente Divisone delle Attività d’Istituto Fondazione ENPAIA, ha svolto addentrandosi anche negli aspetti regolamentari che indirizzano e regolamentano la gestione delle risorse previdenziali.

Con un risultato netto di rendimento pari al 4,92%, l’esercizio 2009 ha confermato il buon andamento della Cassa di Previdenza. L’utile della gestione, dopo la rivalutazione dei fondi individuali al netto dei costi è stato superiore agli € 1.100.000,00.

Ma dopo aver illustrato quali investimenti hanno permesso di raggiungere gli ottimi risultati di rendimento che pongono la Cassa dei Periti Agrari fra le realtà previdenziali meglio gestite, il Dott. Bassani ha illustrato le proiezioni della gestione separata dei Periti Agrari al 2036, che dovrebbero garantire un utile patrimoniale netto di circa € 33.000.000,00. Una condizione di particolare tranquillità prospettica per le pensioni contributive dei professionisti Periti Agrari. Undici anni di buoni risultati e una proiezione particolarmente positiva per i prossimi 26 anni, spalancano alla categoria una prospettiva di grande fiducia nella Cassa. Anche il portafoglio degli investimenti, presentato dalla D.ssa Sancez, non ha sofferto di investimenti tossici. L’ottimo risultato del 2009, che segue quello degli anni precedenti dimostra quanto la prudenza e la serietà delle scelte degli investimenti abbiamo permesso il superamento di un’economia coinvolta e travolta priva d’etica e di regole verificate.La Cassa ha evidenziato come alcune attenzioni siano prestate al rincorrersi di proposte di riforme che ad ogni legislatura riaffiorano, soprattutto per quanto attiene all’eventuale inserimento delle Casse “private” nell’INPS. Una proposta che non solo non determinerebbe il risanamento dell’INPS, ma che espanderebbe le attuali difficoltà in cui versa la previdenza italiana.

Il bilancio della cassa dei Periti Agrari, fra i molti risultati positivi, annovera anche le spese di amministrazione fra le più basse fra tutte le Casse di Liberi Professionisti Italiani (4 % della contribuzione accertata). Un risultato che è stato ed è garantito dall’ENPAIA e dalle professionalità che in essa operano.

L’incontro si è quindi soffermato sull’operazione Poseidone – accertamenti INPS sull’evasione delle professioni IVA.

L’INPS ha accertato nel 2009 circa 20.000 posizioni di professionisti, che nel corso dell’anno dovrebbero superare le 100.000. Gli accertamenti hanno dato, in numerosi casi, risultati positivi ma per i professionisti pensionati iscritti ad altre casse, presso il Ministero del Lavoro, è stato aperto un tavolo che valuterà la coerenza applicativa delle norme della casse con le leggi dello Stato.

Nel frattempo l’INPS per queste concertate posizioni fra le Casse dei professionisti ha deciso di sospendere le procedure di accertamento in attesa del dovuto parere Ministeriale. Una notizia che il Presidente della 1° Commissione della Cassa, Per Agr Giannotta, ha dato richiamando tutti ad una fiduciosa prudenza. Del resto è difficile sostenere da parte dell’INPS la tesi che chi ha rispettato le regole della propria cassa debba rispondere a norme generali.

La Cassa dei Periti Agrari, supportata dal Prof. Pandolfo, uno dei padri della legge istitutiva delle casse di Previdenza delle professioni intellettuali (103/96), ha avviato un’azione di coinvolgimento del Ministero del Lavoro affinché venga tutelata la coerente applicazione delle norme previste dal proprio Regolamento, approvato dallo stesso Ministero. L’illustrazione dettagliata e articolata delle proposte di integrazione modifica del Regolamento della Cassa da parte del Consigliere Moretti 8Presidente della 2° Commissione di lavoro), alcune già approvate dal Comitato e sottoposte alla valutazione approvazione del Ministero del Lavoro, altre in fase di stesura, ha provocato un vivace e articolato dibattito che ha determinato il protrarsi dell’incontro. Addentrarsi nelle regole gestionali degli organi e dei fondi pensionistici ha impegnato i presenti soprattutto sugli aspetti che attegnono ai diritti previdenziali degli iscritti.

L’incontro, particolarmente partecipato, è stato presieduto dal membro del Comitato Nazionale di ENPAIA Gestione Separata Periti Agrari, Mario Braga che di fronte alla accelerazioni messe in atto dai Collegi dei Geometri, Periti Industriali e Periti Agrari per l’istituzione di un unico Collegio, proposta che oggi appare superata dal progetto di riforma delle professioni intellettuali avanzato dal Ministro di Giustizia Alfano, e della costituzione di un’unica cassa di previdenza, ha precisato che il Comitato Amministratore non ha mai dato alcun assenso al progetto.

Inoltre, ha continuato Braga, in questi giorni dovrebbe essere consegnato al Comitato lo studio elaborato dal Prof. Pandolfo sugli effetti che provocherebbe la fusione delle tre casse.

Il progetto COGEPAPI, subisce così un rinvio e una battuta d’arresto. Il progetto sembra definitivamente arenarsi, anche sotto una più ampia proposta di riforma che coinvolge tutte le categorie intellettuali e in un contesto di articolato e vivace confronto fra i colleghi e i Collegi dei Periti Agrari Italiani.

pt/2010

venerdì 14 maggio 2010

UNA RIFORMA CONDIVISA ? SI LAVORI INSIEME.

" Una riforma condivisa" è il titolo dell'editoriale sul " Perito Agrario  2/2010".

Ho letto attentamente la dettagliata esposizione e ne condivido gli spunti riflessivi, anche se necessitano di approfondimenti, vista la complessità della materia, ma non è questa la sede.

Il 2013 ( dice il Ministro) dovrebbe essere l'anno top per la riforma delle professioni, ne condivido l'auspicio, visti i tempi necessari per partorirla.

Speriamo che sia la volta buona !

Ma....mi chiedo, come la nostra Categoria sarà coinvolta in questo processo e quali saranno i risvolti che dovrà affrontare e/o subire.
Insomma, quali sono le nostre idee in merito a questa benedetta riforma ?

Va bene la condivisione sulle tariffe, sulla formazione continua........sulla necesità di ricercare " momenti condivisi" con le altre professioni, ma ciò che interessa la nostra " identità" cosa sarà, quali le linee guida degli interventi di adeguamento delle regole della nostra professione ?
E' sull'adeguamento dell'ordinamento della nostra professione che ci devono essere idee chiare e progettualità condivise nella categoria.

Bisogna dare atto al Ministro, che con questa iniziativa ha riaperto i termini del confronto e la richiesta di impegno vincola tutte le categorie a fare la loro parte.

Il CUP e il PAT, sono momenti di sintesi delle aspettative ordinistiche. A monte, ci deve essere un " aperto confronto" nella categoria e nelle sue istituzioni per elaborare idee e tesi sulle quali poi lavovare e trovare la sintesi della nostra proposta.
Al CNPA, un invito. Non confezionateci qualcosa apriori ,che poi ci viene calato dall'alto, sarebbe un atto fallimentare e di criticità per tutti e la recente Assemblea dei Presidenti Provinciali è testimone della volontà della categoria di esserci, di essere attiva e propositiva delle proprie scelte.

E....allora, si lavori tutti insieme. Si costituiscano delle Commisioni Nazionali con i rappresentanti delle Regioni e del Consiglio Nazionale e si avviino i lavori di riflessione e di elaborazione di un " progetto condiviso". Questa è solo un'idea che va affinata, ma se attuata, sarebbe un significativo segno " innovativo" di coinvolgimento della Categoria e delle risorse umane e professionale  di cui è tesoro.

Pm. Tiraboschi



pt/2010

ASSEMBLEA DEI PRESIDENTI A ROMA: DURO CONFRONTO. BOTTARO FORTEMENTE CONTESTATO.

E' stata una Assemblea dei Presidenti dei Collegi Provinciali un pò insolita, diversa da quelle bulgare a cui siamo stati abituati in questi ultimi 18 anni.
La diversità ha pesato molto e avrà futuri risvolti.
Infatti, per la PRIMA VOLTA un folto gruppo di rappresentanti Provinciali di primissimo piano, ha contestato pesantemente l'operato del Presidente Nazionale, arrivando a chiedere le dimissioni e l'autosospensione.
Atmosfera in sala molto tesa.
I consiglieri nazionali, più nervosi del solito, anche perchè il consigliere nazionale dell'Emilia Romagna si è dimesso. Non voglio fare dietrologia, ma questa è la realtà.
Il confronto duro, non è stato una sorpresa per nessuno. Da tempo si sapevano le posizioni.
Debbo dire che ci sono state anche delle sorprese, che secondo il mio modesto parere, hanno dato smalto all'incontro ( all'assemblea che non ha poteri deliberanti) e precisamente   " la maggioranza degli interventi dei dissidenti costruttivi" che hanno rappresentato in termini di iscritti e professionisti circa 7000/7500 periti agrari. Una bella fetta, non credete! Ed è questa la vera maggioranza  che ha caratterizzatogli interventi , anche se qualcuno ad arte ha cercato di manipolare la realtà assembleare.
Peraltro, basta sfogliare i resoconti del dibattito, per capire che l'aria che tira è cambiata.
Si è capito benissimo che tanti colleghi vogliono e pretendono legittimamente una svolta radicale e un profondo rinnovamento nella politica e  nella gestione del Collegio Nazionale.
E' un processo avviato, che troverà una sua natutale collocazione a prescindere dalle azioni ostruzionistiche dell'attuale gruppo dirigente nazionale.
E, a guardare bene tra le pieghe degli interventi, non vi è poi un abisso tra quanto sostenuto dai " filo-governativi"  e daì " dissidenti costruttivi". Infatti, è più ciò che unisce, che ciò che divide.
E' ovvio, che in questi delicati processi, ci vuole capacità di mediazione e sintesi, l'intelligenza e la sensibilità di superare eccessi personalistici.
Chi ha guidato l'Assemblea, ha invece preso un'altra strada. Ha alimentato lo scontro, la contrapposizione dialettica fine a se stessa, l'intimidazione e rivendicato la caccia alle streghe ( i dissidenti) non ultimo ,insultato l'operato dei Collegi Provinciali ( " non fanno niente e perdono iscritti" bersaglio di questi rimbrotti da bar in particolare il Collegio di Brescia...ovviamente dissidente) poi il Presidente è stato richiamato all'ordine da una collega ( intelligente e sensibile) e allora è passato ad altro. Che figuraccia.........che giustfico solo per un eccesso di nervosismo.....può capitare anche ai messia terreni.
Resta però il fatto garve, della incapacità della nostra dirigenza nazionale, di cogliere le tensioni che attraversano la categoria, privilegiando purtroppo  ragioni e interessi personali.
Siamo guidati verso l'estinzione categoriale e professionale ( COGEPAPI, fusione della cassa ecc). Scelte che non danno credito a chi ci rappresenta, al leader di una organizzazione di professionisti, che dovrebbe rappresentare tutti, nessuno escluso e lavorare per costruire una categoria coesa, capace di modernizzarsi e di guardare il fututo con ottimismo.
Tutto questo, non c'è stato. Ha prevalso una logica di potere ( della seggiola) a scapito degli interessi generali dei periti agrari, che sono poi quelli che veramente  interesssano, coinvolgono e fanno partecipare la categoria. Una cattiva politica e gestione, rende diffidenti i nostri iscritti  e questo è un dato di fatto incontestabile.
In conclusionne direi che è stata " L'Assemblea dei dissidenti costruttivi" che hanno finalmente trovato il caraggio e l'orgoglio ( era stato un mio aupiscio) di rappresentare ciò che siamo e quello che vogliamo per il nostro futuro.
Bravissimi....complimenti  continuate così. Buon lavoro.

P.S.
Al collega Di Biase ( che è il segretario nazionale)  " strumentale e denigratorio" sarà il suo comportamento omertoso. Noi siamo per una Categoria che deve essere informata, per un Collegio Nazionale che deve essere una casa di vetro......trasparente.  CAPITOOO !!!! I regimi sono finiti nel secolo passato. Si aggiorni !
Piermaria Tiraboschi
pt/2010

CASSA PERITI AGRARI INCONTRA GLI ISCRITTI

La Cassa INCONTRA GLI iscritti

        

    SABATO 15 MAGGIO 2010 ALLE ORE 9,30


HOLIDAY INN HOTEL CENTRO CONGRESSI

      
A San Martino Buon Albergo (VR)



I Nostri rappresentanti NEL Comitato di Gestione della Cassa per Braga. Agr. Mario Moretti e Per. Agr. Giancarlo, promotori dell'iniziativa vi aspettano all'incontro.




"PARTECIPA E DECIDI IL TUO Futuro"




















pt/2010

OK DELLA CAMERA ALL'AUMENTO DEL CONTRIBUTO INTEGRATIVO PER I PROFESSIONISTI

Notizia da  Mondoprofessioni


Il contributo integrativo a carico dei liberi professionisti iscritti alle Casse previdenziali di appartenenza verrà autonomamente stabilito con apposite delibere di ciascuna Cassa, passando dall'attuale 2% ad un massimo del 5 per cento. È quanto prevede una proposta di legge (primo firmatario Nino Lo Presti del Pdl) approvata dall'Aula della Camera e che ora passa al Senato. Il testo, approvato pressoché all'unanimità' (499 sì e un no), consentirà ai professionisti di incrementare l'entità' dei contributi previdenziali da versare a loro carico ai fini della pensione. E' anche prevista la "facoltà di destinare parte del contributo integrativo all'incremento dei montanti individuali". “Il voto unanime con il quale la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge Lo Presti-Cazzola – ha commentato il presidente dell’Ente Nazionale per la Previdenza e l’Assistenza della Professione Infermieristica e vicepresidente Adepp, Mario Schiavon - segna una tappa importante nello sviluppo del settore previdenziale professionale privato. Aver liberato l’aliquota sul contributo integrativo dal precedente vincolo fissato al 2 per cento, significa garantire pensioni più adeguate per i giovani professionisti. Ma soprattutto mettere sullo stesso piano i vari istituti previdenziali e le stesse figure professionali. Perciò è grande la soddisfazione per un provvedimento che quindi guarda al futuro di professioni, come quella degli infermieri, che svolgono un ruolo sociale di notevole importanza. Adesso spetterà al Senato confermare quanto deciso dalla Camera”.

pt/2010

venerdì 7 maggio 2010

ASSEMBLEA NAZIONALE DEI PRESIDENTI PROVINCIALI: LETTERA APERTA DEL Per. Agr. MARIO BRAGA.

Per Agr BRAGA MARIO
Largo Piamarta n. 4
25025 MANERBIO (BS)
N. Iscr. Albo 290
Manerbio, 06/05/2010




                                                                  Ai Colleghi Periti Agrari


                                                                   Loro Sedi E-Mail


Carissimi Colleghi

Sabato prossimo (l’8 maggio) è stata convocata l’Assemblea dei Presidenti dei Collegi Provinciali dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati.

Alcuni di Voi mi hanno sollecitato a parteciparvi e lo hanno fatto evocando le funzioni che attualmente sono chiamato a rivestire: Presidenza del CRPA (Consiglio Regionale Periti Agrari) della Lombardia e il ruolo di componente del Comitato Amministratore della nostra Cassa.

A queste sollecitazioni ritengo doveroso dare una qualche risposta.

Come potete verificare quotidianamente i ruoli regionali vengono riconosciuti dal Consiglio Nazionale a corrente alterna.

I Coordinamenti ed i Consigli Regionali un giorno occupano un qualche spazio in una qualche circolare nazionale, un altro sono funzionali a organizzare incontri d’approfondimento per la categoria, in altri ancora vengono definiti in forme diverse per relegarli a marginale funzione associativa, non riconosciuti. A tal proposito vi ricordo che recentemente (due settimane fa) per l’ennesima volta la Regione Lombardia ha avviato un’azione di coinvolgimento ufficiale del CRPA con la sottoscrizione del protocollo d’intesa per la definizione delle “Linee di Indirizzo Progettazione delle Opere di Difesa del Suolo Regione Lombardia”. Devo riconoscere che la Regione opera senza considerare le determinazioni del CNPA, ma appellandosi al dettato Costituzionale in vigore.

In veste di Presidente del CRPA non sono stato invitato all’Assemblea Nazionale.

Se la motivazione fosse quella di ricondurre il ruolo regionale ad altri momenti di incontro, rimando tutto al mittente per la totale, assoluta mancanza di tali occasioni.

Alcuni colleghi mi informano, inoltre, che nel passato, esponenti del ENPAIA sono stati, invitati alle Assemblee Nazionali. L’iniziativa mi apparer rilevante, visto che le politiche previdenziali rappresentano il portale della categoria. Noi siamo riconoscibili se i nostri iscritti ampliano lo spazio libero professionale, senza nulla togliere alla positiva adesione di quanti iscritti svolgono altri “lavori”.

Anche in veste di componente del Comitato Amministratore della Cassa Periti Agrari non sono stato invitato, ne come auditore/ospite, ne come interlocutore della categoria.

Ma vi è un altro motivo che mi ha convinto a non partecipare all’Assemblea Nazionale, organo non riconosciuto dalle normative vigenti della nostra categoria, ma momento straordinario di riflessione, approfondimento, scambio di vedute e di progetti per il rilancio della nostra, unica e inimitabile professione.

Ascolto da molte fonti che il CNPA avrebbe intrapreso azioni legali conto di me. Se il CNPA ha ritenuto che la mia colpa sia davvero lesiva della categoria, sarebbe stato opportuno che me lo avesse comunicato, per impedirmi di continuare sulla strada intrapresa o almeno per la corretta relazione che deve sussistere fra il CNPA e tutti i suoi circa 16.000 iscritti. O forse per ascoltare le Ragioni dei fatti che vedono coinvolti decine di Collegi Provinciali, oltre a numerosi colleghi Periti Agrari.

Rimango in attesa di eventi.

Purtroppo non essendo ufficialmente a conoscenza di azioni intraprese nei miei confronti, non intendo con la mia presenza alimentare ulteriormente fantasiose congetture.

Ma se avessi avuto l’opportunità d’essere presente certamente avrei esternato il mio personale pensiero su queste ultime fasi che coinvolgono il nostro Presidente Nazionale e la nostra categoria.

Avrei certamente rilevato come la colpevolezza o l’innocenza di una persona non possono e non devono essere espresse in pubbliche piazze, in sedi istituzionali di rappresentanza di categoria o in occasioni convegnistiche o assembleari. La colpevolezza e l’innocenza di responsabilità che attengono alla sfera personale, anche quando svolte rivestendo pubblica funzione, vanno ricondotte a chi commette il fatto e alle sentenze dei Giudici.

Proprio per questo motivo la colpa personale, quando coinvolge chi occupa un ruolo pubblico, assume il significato che travalica la norma penale. Assume su di se tutto il significato riconducibile alla sfera Etica e Morale.

La nostra categoria, con grande lungimiranza aveva saputo coniugare questi due aspetti della sfera personale e della responsabilità professionale, anche rappresentativa, codificando e applicando i principi Deontologici.

Un Ministro, in questi giorni, si dimette per ciò che la stampa riporta in merito a presunte responsabilità (nemmeno oggetto di indagine?). Il nostro Presidente non si dimette dopo una prima e una seconda condanna.

Non voglio con questo impedire o limitare la possibilità del Presidente Nazionale (dipendente scolastico) di difendersi in tutte le sedi proprie e di dimostrare tutta, mi auguro tutta, la propria estraneità dei fatti (mi convincono le assoluzioni. Mi convincono meno le prescrizioni). Ma se la giustizia permette a qualsiasi imputato di dimostrare la propria innocenza e ogni persona e innocente salvo prova contraria, a seguito di una sentenza di colpevolezza, la persona è colpevole salvo prova d’innocenza che confuta la sentenza.

Continuerei la mia riflessione, affermando che le dimissioni immediate del Presidente Nazionale non sarebbero state, quindi, un atto di disponibilità, di sensibilità, di delicatezza istituzionale, ma un atto dovuto.

Quando si ha un alto senso della rappresentanza pubblica, non si può, nemmeno per ragioni non riconducibili alla colpa personale, contribuire a infradiciare la credibilità e l’immagine dei propri iscritti e della propria categoria.

Vi è un tempo per ogni stagione, anche per sgombrare il campo da coinvolgimenti impropri della categoria.

Ma non fermerei il mio disquisire.

Continuerei ripercorrendo questo lungo periodo di omissioni informative, che il Perito Agrario in questione, ha adottato nei confronti di tutti gli organi della categoria.

Ad ogni domanda, interrogazione sui fatti ascrittigli sempre è stato risposto, nel passato, che erano fatti da ricondurre alla sfera personale.

Se così fosse, diventa arduo comprendere come invece tutte le azioni di difesa vengano riportate e forse ricondotte nell’ambito del CNPA.

Visto che le indagini e gli strumenti utilizzati a compiere i reati (atti processuali) sono stati individuati anche nell’ambito della nostra sede nazionale, forse quel Consiglio Nazionale che persegue altri, avrebbe avuto il compito d’indagare al proprio interno. Il reato rilevato in decreto di condanna è stato effettuato anche all’interno della sede nazionale.

Tutto ciò non può lasciare tutta la categoria, ripeto tutta la categoria, nell’ambito di condizioni di coinvolgimento verso responsabilità che non le appartengono, ma che sono state provocate da chi ha pro tepore la massima rappresentanza categoriale.

Il Collegio di Roma, presieduto da un suo collega d’istituto scolastico, avrebbe dovuto meglio valutare tutti questi ed altri aspetti, al fine di tutelare il suo iscritto e tutta la categoria.

Ed infine, non sottacerei nemmeno la modalità con la quale il CNPA, assumendo una responsabilità che non le è riconosciuta, ha ritenuto di intraprendere azioni contro i propri Presidenti Provinciali, senza peraltro avere l’accortezza di un qualche approfondimento di merito e di funzione in più.

Un fatto mai avvenuto nella storia della nostra categoria, dalla sua fondazione ad oggi.

Le prime avvisaglie di comportamenti poco ortodossi del CNPA e del Suo Presidente si sono avute con la causa intentata e vinta dal Presidente del Collegio di Napoli, sulla richiesta di copia dei bilanci.

Le case di vetro non hanno bisogno di richieste informative, chi l’abita mostra tutto quanto in essa vi succede.

Concludendo. Non so se richiamare i principi Etici e Morali, o recuperare i principi ispiratori e caratterizzanti della nostra legge istitutiva, o ancora le norme del governo categoriale, sia utile, di fronte ad un’Assemblea Nazionale che avrebbe dovuto avere un solo punto all’Ordine del Giorno:

Relazione del Presidente in merito ai fatti a lui ascritti e conseguenti dimissioni irrevocabili".

Ecco! Queste considerazioni, e forse anche altre, avrei posto all’attenzione di tutti i Colleghi che oggi da Presidenti o da componenti il Consiglio Nazionale e Provinciali gestiscono l’Albo che ci dovrebbe rappresentare con l’autorevolezza della funzione pubblica demandataci dalle leggi dello Stato Italiano.

Vi prego di Considerare queste riflessioni un motivo in più di espressione della mia personale amarezza per il coinvolgimento della nostra categoria per responsabilità personali, e la soddisfazione di rilevare che molti colleghi dimostrano di perseguire con convinzione e passione il tempo della speranza.

A presto

                                                                                Per Agr Mario Braga

pt/2010

mercoledì 5 maggio 2010

L' APPELLO DI UN SEMPLICE ISCRITTO !

SABATO A ROMA L'ASSEMBLEA ANNUALE DEI PRESIDENTI PROVINCIALI. CI SIA UN ATTO DI CORAGGIO.... CAMBIARE PER ESISTERE.

E' un momento importante per i Periti Agrari e il successo dell'evento sarà dettato dalla capacità dei rappresentanti Provinciali di  portare in quella sede le istanze e le aspettative degli iscritti.

E' l'occasione propizia per esprimere liberamente ciò che vogliamo, per presentare le nostre idee, i nostri progetti per il futuro e le nostre richieste di chiarezza e trasparenza.

Cari Colleghi, abbiate il coraggio di dire chiaramente e senza peli sulla lingua quello che vorreste che fosse fatto e quello che non vorreste. E' un vostro diritto - dovere.

E' il Consiglio Nazionale che è  " sottoesame" e  che deve rispondere del suo operato.

Voi siete legittimati a chiedere spiegazioni: sulle decisioni che hanno preso ( senza interpellarvi), a illustrre gli obbiettivi raggiunti e quelli non raggiunti, a richiedere chiarimenti su scelte quali il CO.GE.PA.PI, la fusione della Cassa dei Periti Agrari con quella dei geometri e Periti Industriali sottoscritta e presentata dal CNPA, sull'aumento dei contributi da versare  da parte degli iscritti al Collegio Nazionale, sul Bilancio del Cnpa , sulla Fondazione eccc.

Non perdete anche questa occasione !

La categoria, ha bisogno di cambiamenti organizzativi, di nuove strategie per la professione, di visibilità, credibilità e consenso.
Ne va della nostra sopravvivenza identitaria e professionale.........e.scelte avventate  ne sancirebbero la fine.

Non cadete nella falsa illusione di facili promesse, di facili soluzioni accademiche....il tutto è pura fantasia, che non ci aiuterà molto a costruire il nostro domani.

Buon lavoro.

Tiraboschi  Piermaria
Perito Agrario.



pt/2010

lunedì 3 maggio 2010

GALAN: IL DIBATTITO SUGLI OGM NON PUO' BLOCCARE LA RICERCA

30.04.10
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, all’uscita del Consiglio dei Ministri, è tornato sul tema degli organismi geneticamente modificati rispondendo alle domande di alcuni giornalisti.

“Non ho intenzione di mettere in discussione la linea seguita fin qui dal Governo. Ho semplicemente detto, e lo ribadisco, che anche per quanto riguarda gli Ogm non si può rinunciare alla ricerca. Anche perché altrimenti la farà comunque qualcun altro. Le posizioni ideologiche come gli stop assoluti avrebbero impedito anche la ricerca sulla medicina nucleare, che si chiamerà pure così ma ha salvato la vita di milioni persone”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan, all’uscita del Consiglio dei Ministri, è tornato sul tema degli organismi geneticamente modificati rispondendo alle domande di alcuni giornalisti. “Io sono sempre stato a favore della ricerca e del sapere e ho intenzione di proseguire su questa strada anche per gli Ogm. Non si può aver paura di conoscere, bisogna aprire le porte dei nostri laboratori. Vale la pena ricordare che anche in Italia ci sono fior di intelligenze che lavorano e hanno lavorato a progetti di sperimentazione in questo campo. Si tratta di personale altamente qualificato che, rischiando di rimanere disoccupato, potrebbe scegliere di trasferirsi altrove. Lamentarsi, poi, per la fuga dei cervelli diventerebbe complicato. Una delle principali condizioni che attira le intelligenze del mondo è la libertà di ricerca”.

( Da Agricoltura Italiana on Line)

pt/2010

SEMINARIO INEA: IL CONSUMO SOCIALMENTE RESPONSABILE

Il consumo socialmente responsabile: contributi e considerazioni dal seminario Inea

30.04.10
Gabriele Casani

Il tema del consumo socialmente responsabile è stato oggetto di numerosi dibattiti in ambito accademico e di altrettante iniziative nel mondo civile. La necessità di pensare e implementare un nuovo modello di consumo si colloca in un quadro ben più ampio che vede l’attuale crisi come uno dei fattori determinanti insieme all’esigenza dei consumatori di godere di alimenti sicuri e rispettosi dell’ambiente.

Il giorno 22 aprile 2010 si è tenuto a Roma il seminario organizzato dall’Inea intitolato “Il consumo socialmente responsabile: un volano per lo sviluppo dell'economia civile". In occasione della “Giornata mondiale della Terra”, infatti, l’Istituto nazionale di economia agraria ha invitato i partecipanti a riflettere sul tema del consumo alimentare sostenibile. Oltre 70 persone provenienti dal mondo delle Istituzioni, della ricerca pubblica e privata, e di quello diplomatico e civile hanno partecipato all’evento.

Giovanni Panero, in qualità di presidente della VI Commissione, ha portato il saluto del Cnel. In seguito, Lucia Briamonte, responsabile del progetto Inea sulla Rsi, ha illustrato le attività svolte fino ad oggi e quelle in corso di realizzazione; dopo la pubblicazione di tre volumi sulla Rsi nel settore agricolo e agroalimentare (un volume teorico-esplicativo, le linee guida e i casi studio aziendali), il gruppo di lavoro dell’Inea sta concentrando i propri sforzi su tre tematiche: la sostenibilità nei rapporti di filiera, i metodi di produzione sostenibile e il consumo responsabile. Quest’ultimo, afferma Briamonte, affonda le sue radici in una maggiore sensibilità del consumatore per le quattro macroaree individuate dall’Inea - ambiente, lavoro, territorio e prodotto - e prende forma attraverso un progressivo passaggio verso nuovi modelli d’acquisto che s’incentrano sul consumo critico e sono volti alla valorizzazione del territorio.

È proprio in questo contesto, dunque, che s’inseriscono i distretti di economia solidale (Des), sorretti a loro volta da una serie di iniziative quali partnership pubblico-private e “attività sociali che hanno l'obiettivo di migliorare il benessere dei cittadini, la solidarietà sociale e la sostenibilità ambientale”.

Reti di attori socialmente responsabili: una risposta di lungo periodo (?)

Partendo dal concetto di territorio come centro di sviluppo, Giuseppe Notarstefano (Università degli studi di Palermo) ha offerto un framework teorico-concettuale sui Des, i quali si inseriscono nel Psr 2007-2013, nella misura in cui constano di tutti gli elementi necessari (solidarietà, inclusione sociale e integrazione multiculturale) per favorire strategie di sviluppo locale.

Il distretto, dunque, non è da considerare come una mera partizione geografica, bensì una “condensazione di attività economiche connesse vitalmente a una società e in essa radicate culturalmente”. In tale logica, il territorio cessa di essere il contesto in cui si formano le relazioni socio-economiche tra gli stakeholders, divenendo il soggetto, il sistema, la rete, e dunque, le relazioni stesse. In particolare, “se tale luogo si sostanzia come comunità di valori in cui si riconoscono sia i produttori di beni e servizi che i consumatori, allora il dispositivo del distretto assume una tensione etica”. In una situazione del genere, le imprese aderenti al Des sono naturalmente incentivate ad incorporare nella loro policy i valori appartenenti alla comunità territoriale la quale, a sua volta, sceglierà di consumare beni e servizi offerti da quelle stesse aziende nei cui principi si riconoscono. In altri termini, anche il consumo di beni alimentari diverrebbe naturalmente responsabile.

Inefficienze di filiera e crisi: le ricadute sul consumatore

Dalla relazione di Andrea Zaghi (Nomisma), si evince che i consumatori italiani scontano una sostanziale dipendenza dall’estero in termini di approvvigionamento di alcune produzioni agricole primarie (cereali, legumi, carne, etc.); in secondo luogo, l’Italia è soggetta a un’elevata frammentazione nella fase produttiva e distributiva rispetto ai principali Paesi europei; a tutto questo bisogna aggiungere un forte deficit infrastrutturale e il prezzo dell’energia del 30% superiore alla media comunitaria. La somma di questi fattori contribuisce all’aumento del prezzo finale dei beni alimentari, e considerando che per ogni 100 euro di spesa, solo 3 sono indirizzati agli “utili di filiera”, ne consegue che la condizione attuale della filiera agroalimentare è sfavorevole non solo per i consumatori ma anche per i produttori.

Nuovi modelli di consumo e organizzazione di filiere etiche e responsabili: una risposta di breve periodo

L’idea/necessità di ripensare la filiera agricola nasce dalla scarsa capacità dei meccanismi del libero mercato di venire incontro alle esigenze dei produttori agricoli (che percepiscono solo una minima parte del prezzo finale), dei consumatori tradizionali (preoccupati per gli aspetti di qualità e salubrità) e di quella crescente categoria di consumatori più attenti, critici ed eticamente responsabili. In questa nuova logica, l’idea della filiera corta offre una maggiore interattività tra domanda e offerta e permette ai consumatori di colmare il gap informativo che spesso si crea dietro un’etichetta poco chiara e non esaustiva.

Carlo Hausmann (Azienda romana mercati) ha illustrato le nuove tendenze riguardanti la filiera corta attraverso diverse tipologie che vanno dal farmer’s market (circa 600 in tutta Italia tra mercati settimanali, bisettimanali e periodici), alla vendita diretta (dalle 60 alle 100 mila imprese esclusi gli agriturismo), alla produzione partecipata, sempre più in espansione, caratterizzata dalla figura ibrida del partner/cliente. Altre forme di filiera corta includono la vendita on-line (soprattutto attraverso i Gas) e l’autoraccolta.

Alla luce di questo potenziale, è necessario supportare il trend in espansione della filiera corta (secondo i dati forniti sono oltre 8 milioni le persone almeno interessate a questa realtà): in particolare, non è più corretto parlare dei farmer’s markets come di un fenomeno di tendenza, bensì come una realtà che si è da tempo affermata a livello internazionale e che sta velocemente prendendo piede anche in Italia. Per questo motivo, è fondamentale che l’attività di comunicazione sia accompagnata da sforzi orientati alla formazione degli addetti ai lavori e assistenza al settore in termini di servizi e infrastrutture.

Crisi e cambiamento dei modelli di consumo: l’approccio delle famiglie

Marco Livia (direttore Iref) propone il tema della crisi globale analizzata sotto la lente dei nuclei familiari. I dati presentati mostrano, infatti, come gli italiani stiano soffrendo la forte recessione. Tra settembre 2009 e febbraio 2010, circa il 70% di questi hanno acquistato prodotti a basso costo e risparmiato su beni primari alla base dell’alimentazione nostrana (pane, pasta e carne). In termini di consumo responsabile, al momento dell’acquisto il 54% degli italiani reputa “molto importante” l’impatto ambientale di un prodotto (contro il 34% della media Ue) sebbene, per quanto riguarda alcuni comportamenti etici di base, l’Italia non ottenga risultati eccezionali né sul riciclaggio domestico dei rifiuti né sull’uso moderato dell’acqua. In sintesi, l’aumento della disoccupazione e il deterioramento dei bilanci familiari hanno portato le prospettive di risparmio al ribasso e a un progressivo calo di fiducia negli operatori di mercato. Ancora una volta, dunque, la mano invisibile non è riuscita a massimizzare l’utilità di tutti gli stakeholders e mai come oggi c’è bisogno di nuovi modelli di produzione (consumo) che non siano fondati esclusivamente sulla mera logica di profitto (convenienza). Secondo Marco Livia, infatti, “è necessario promuovere un mercato nel quale possano liberamente operare, con le stesse condizioni, imprese che perseguono fini istituzionali diversi. Accanto all’impresa privata profit, e ai vari tipi di impresa pubblica, devono potersi radicare ed esprimere quelle organizzazioni produttive che perseguono fini mutualistici e sociali.”

Crisi e cambiamento dei modelli di consumo: l’approccio delle Istituzioni

Con il suo intervento, Stefania Ricciardi del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, ha presentato la risposta delle Istituzioni al consumo sostenibile, soffermandosi prevalentemente sull’importanza di una sana alimentazione dei giovani in età scolare. L’attività del MIPAAF passa attraverso la realizzazione di tre progetti che ha visto coinvolte migliaia di scuole in oltre venti Paesi europei. In particolare, il progetto “Frutta nelle scuole” mira a sensibilizzare il pubblico più giovane (bambini in età scolare dai 6 agli 11 anni) non solo attraverso l’incentivo di un maggiore consumo di frutta e verdura, ma anche attraverso l’organizzazione di attività ludico-didattiche nelle fattorie fuori città. Seguono “Mangia bene, cresci meglio” e “Food 4U”, orientati rispettivamente ai ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori. Entrambe le attività sono finalizzate a sensibilizzare e informare i giovani sull’importanza di un’alimentazione sana e consapevole e a stimolare i ragazzi a esprimere il loro punto di vista su temi di grande attualità come il rapporto dei giovani con il cibo, il problema dell’obesità e l’impatto delle mode di consumo alimentare dettate dalla globalizzazione.

I vari temi fin qui toccati sono stati ripresi e approfonditi durante la tavola rotonda su “Percorsi locali socialmente responsabili per aziende agricole e consumatori”, cui hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni di produttori e consumatori, delle confederazioni agricole, di Federalimentare e dei gruppi di acquisto solidale (Gas). In particolare, dal dibattito è stata confermata la figura di un consumatore orientato non tanto a spendere meno, quanto piuttosto a spendere meglio, cercando di fronteggiare il trade-off tra prezzo, qualità ed eticità del prodotto.

Conclusioni e considerazioni finali

I contributi scaturiti dal seminario appaiono confermare l’ipotesi secondo cui il cambiamento dei modelli di acquisto non sia esclusivamente il prodotto di una maggiore presa di coscienza ambientale del consumatore di nicchia. Considerando la congiuntura sfavorevole che sta attraversando trasversalmente tutti i settori dell’economia e dati i recenti scandali di sicurezza alimentare, sembra che il fenomeno sia piuttosto dovuto alla necessità da parte di una fetta di consumatori sempre più ampia di trovare alternative di acquisto economicamente vantaggiose, certamente sane ed eticamente ponderate.

Se da un lato il mondo dell’agricoltura ha bisogno di ritrovare nel proprio modus operandi una connotazione sociale (e per certi versi antropologica) per ricostruirne il sostrato più intimo che si è andato perdendo con le logiche di mercato, dall’altro lato numerose forme di filiera corta sono in grado di servire questa necessità con la consapevolezza, però, che queste sono destinate a rimanere un fenomeno di nicchia.

In questo senso, l’idea dei distretti di economia solidale, attraverso i valori di eticità, integrazione multiculturale e solidarietà, può aiutare a modificare alla base il contesto attuale, soprattutto attraverso la rivalutazione del concetto di rete di persone che vivono attivamente il territorio.


pt/2010

LA CORSA AD ACCAPARRARSI LE TERRE ARABILI

La corsa ad accaparrarsi le terre arabili diviene preoccupante

27.04.10

Un articolo apparso sul quotidiano francese Le Monde delinea una situazione mondiale in cui le terre arabili nei Paesi in via di sviluppo stanno per essere prese da multinazionali o da Paesi industrializzati, a detrimento delle popolazioni locali.

Dal 2006, quasi 20 milioni di ettari di terreni coltivabili nel mondo sono state oggetto di negoziazioni, secondo Olivier de Schutter, relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto al cibo. Le transazioni hanno coinvolto una superficie equivalenti ai terreni arabili francesi. Acquistare ettari di terreno è diventata una moda per gli investitori, come per esempio per il finanziere George Soros o per il fondo Altima, visto l’ aumento sostenuto dei prezzi delle materie prime o l’instabilità dei mercati. Allo stesso tempo è diventato un elemento strategico per i paesi interessati in modo da garantirsi la sicurezza alimentare. Secondo l’ Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, la Fao, per il 2050 la produzione agricola dovrà aumentare del 70% per soddisfare la popolazione mondiale in crescita. Ma questo attacco alla terra non è esente da rischi. E’ sempre più necessario controllare questi investimenti, alcuni dei quali possono destabilizzare un Paese, come è successo con la coreana Daewoo in Madagascar. Pertanto, oltre a lavorare nell'ambito delle Nazioni Unite, gli Stati Uniti il Giappone hanno organizzato, per domenica 25 aprile a Washington, una tavola rotonda sul tema "Principi di investimento responsabile in agricoltura". "Abbiamo bisogno di investire in agricoltura, ma attenzione, è necessario che ci sia un codice di condotta per le acquisizioni, in particolare nei paesi poveri che non hanno i mezzi politici ed economici per difendere i loro interessi", ha dichiarato Jacques Diouf Il direttore generale della Fao, due anni dopo aver ricordato il rischio di comparsa di un "neo-colonialismo". La crisi dei prezzi alimentari nel 2008 ha precipitato la situazione. Ai fondi sovrani di Stato che intendono garantire la loro strategia di approvvigionamento, compresi i paesi del Golfo e la Cina, si sono uniti ad investitori privati, locali o stranieri. "I fondi e gli investitori privati si interessano alla terra, perché nonostante la crisi, essi possiedono hanno ancora delle riserve", spiega Carl Atkin, di Bidwells property, una società di consulenza britannica in materia di terreni. Questi attori sono spesso ai loro primi passi, perché "c'è uno scarto tra gli effetti annunciati e gli investimenti effettuati", ha detto Patrick Caron, direttore scientifico presso il Centro per la cooperazione internazionale nella ricerca agronomica per lo sviluppo (CIRAD). Le acquisizioni di terreni non sono iniziate con la crisi alimentare del 2008. Ma il loro ritmo è aumentato, ha dichiarato il signor De Schutter. L'Arabia Saudita ha istituito un ente pubblico per finanziare le imprese private del regno che acquistano terreni all'estero. La creazione di fondi di investimento specializzati sta aumentando. E le élite locali, vicino ai governi, intendono sfruttare l'attrattiva finanziaria che la terra offre. "In Ucraina ci sono pochi stranieri in questo settore, abbiamo piuttosto ucraini ei russi", ha detto Charles Vilgrain, che dirige AgroGeneration, una società fondata da Charles Beigbeder per investire nella produzione di cereali e semi oleosi in Ucraina . Investire in terreni agricoli non è una cosa né semplice nè trasparente. In Ucraina, gli investitori stranieri possono affittare ricchi terreni coltivati a cereali e non comprarli. In Africa, sullo stesso terreno si possono giustapporre titoli fondiari formali e diritti consuetudinari d'uso. "Gli accordi tra i gruppi sociali non sono sempre riconosciuti dal diritto internazionale o dagli attori politici istituzionali", spiega il signor Caron. Per evitare lo slittamento di questi investimenti, l'ONU, la Fao e alcuni governi stanno cercando di stabilire dei principi di gestione di questi investimenti per tutelare i piccoli produttori. "Spesso, tutto accade tra il Governo e le grandi imprese, si rammarica Ajay Vashee, presidente della Federazione Internazionale dei Produttori Agricoli (Fipa). Abbiamo bisogno di un dialogo con le persone che si trovano sul campo. Per di più, gli investimenti ben fatti possono portare benefici ai produttori, con le economie di scala derivanti dall'arrivo di subappaltatori investitori, possono avere un impatto sociale con la costruzione di scuole o centri di salute e la creazione di contratti di lavoro che assicurano lavoro ai piccoli agricoltori ". Oltre al controllo degli appalti, un’altra strada che viene esplorata è il "contratto agricolo" che stabilisce un contratto a lungo termine ed evita l'acquisto di terreni e la perdita di diritti di utilizzo. "Il ruolo delle organizzazioni degli agricoltori è importante per difendere gli interessi e i diritti dei produttori degli Stati e degli investitori", ha dichiarato Paul Mathieu esperto Fao di beni immobili. La questione che rimane aperta è sapere come e da chi il rispetto di questi principi sarà assicurato. Il coinvolgimento dei paesi OCSE, dei Paesi in via di sviluppo e di donatori come la Banca Mondiale, sembra essenziale, ma difficile da ottenere.

( Da Agricoltura Italiana - on line)


pt/2010

PROFESSIONI IN CRISI: IL VERO PROBLEMA !

Ancora crisi profonda per 2 milioni di liberi professionisti italiani, per cui la ripresa è lontana: stimato fatturato in calo a -37%


Altro che ripresa economica: i 2 milioni di professionisti italiani hanno iniziato il 2010 all'insegna della crisi più nera, con un calo del fatturato previsto pari a -37% e con il 19% degli studi a rischio chiusura, sia per professionisti autonomi che per quelli impiegati, con contratti a tempo indeterminato, determinato, a progetto, di co.co.co. e così via.

Dati che rispecchiano le previsioni nere di settembre (300mila professionisti a rischio) sulle difficoltà avvertite in primo luogo da chi lavora per le Pmi, che non riescono ad essere compensate dai flussi di cassa derivanti dai privati, anch'essi in crisi.

Avvertono la crisi - e temono che questa situazione continuerà a perdurare per l'intero 2010, se non addirittura a peggiorare - l'Unione Consulenti del Lavoro, il Comitato Unico delle Professioni e il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili.

Ancor più penalizzati i professionisti giovani, che non hanno ancora avuto il tempo di crearsi una clientela sufficientemente numerosa, e le donne, con un guadagno inferiore di 30-50% rispetto agli uomini. La diretta conseguenza è che sempre meno giovani neolaureati si lanciano nella sfida della libera professione.


Fonte: Pmi.it 26 aprile 2010 a firma di Alessandro Vinciarelli

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