giovedì 27 novembre 2014

Consumo di suolo, la Lombardia approva la legge

Parzialmente accolte le richieste di associazioni ecologiste e ambientaliste

vedi aggiornamento del 24/11/2014


20/11/2014 - E' stata approvata ieri sera in consiglio regionale della Lombardia la Leggesulla riduzione del consumo di suolo che si propone di bloccare il consumo di suolo e preservare il terreno agricolo non autorizzando più varianti.

Il testo approvato introduce delle modifiche rispetto ad alcuni punti precedentemente contestati: "nel computo del “consumo di suolo” ora viene inclusa anche la superficie necessaria alla realizzazione delle infrastrutture"come avevano richiesto in un'appello varie associazioni; "la norma transitoria che consente l’attuazione delle previsioni edificatorie già contenute nei piani di governo del territorio (PGT) viene ridotta da 36 a 30 mesi; i criteri per la definizione della soglia massima di consumo di suolo includono e dovranno tenere conto anche dell’effettivo incremento della popolazione su base Istat; il disincentivo transitorio di carattere finanziario, in vigore fino all’adeguamento dei piani di governo del territorio, prevede come onere a carico dei costruttori l’applicazione di un costo di costruzione pari al 5% dentro il tessuto urbano consolidato, mentre al di fuori del tessuto urbano consolidato la sua quantificazione  viene lasciata alla discrezione dei sindaci entro un minimo del 20% e un massimo del 30%".

Molte associazioni avevano bocciato precedentemente la norma non definitiva ritenendola contraddittoria e non in linea con gli obiettivi che nominalmente vuole raggiungere; per questo l'avevano ribattezzata “ammazzasuolo”e avevano manifestato il proprio dissenso con un presidio sotto il Pirellone il 18 novembre.

Legambiente Lombardia e altre associazioni tra cui Inu Lombardia, Ordine dei Geologi della Lombardia, Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo, avevano sottoscritto un appello al Presidente del Consiglio regionale e ai Consiglieri regionali esponendo le maggiori perplessità.

Ciò che maggiormente preoccupava era “la normativa transitoria che dispone un periodo di moratoria durante il quale sono fatte salve tutte le previsioni dei piani urbanistici vigenti stabilendo un limite di tre anni per il convenzionamento degli interventi attuativi a cui per di più vengono concesse agevolazioni (rateazione degli oneri) e accelerazioni procedurali, prevedendo una straordinaria facoltà di interventi sostitutivi in caso di mancato rispetto dei ristretti tempi di istruttoria comunale”.

Secondo molti questo limite di tre anni avrebbe favorito laspeculazione edilizia andando ad attaccare ancora una volta i terreni liberi.

Prima dell'approvazione, in un comunicato stampa del 18 novembre il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, aveva spiegato come la contestata questione dei tre anni di tempo per applicare la nuova norma fosse stata richiesta dall’Anci. “Il nostro testo prevedeva che si applicasse subito", continuava, "ma abbiamo accolto la richiesta dei Comuni di dare tempo, al massimo tre anni, affinché possano adeguare i loro Pgt. Nulla però vieta ai sindaci di adottarla subito. Non c'è alcuna 'sospensione' della legge, i Comuni sono sovrani e possono decidere si applicarla subito o adeguarsi entro i prossimi tre anni".

E ancora: “Questa è un'ottima legge, molto più restrittiva di quella oggi in vigore. Dire che aumenta la cementificazione, è un falso ideologico”

Di tutt’altro avviso Legambiente Lombardia e le altre associazioni che avevano scritto nell’appello:“Intento della legge non pare quello di contenere l'urbanizzazione espansiva, ma di fornire un formidabile impulso alla concretizzazione di diritti edificatori, in una contingenza di mercato in cui molte imprese rischiano con ciò di incorrere in sovraesposizioni debitorie e rischi di fallimento”.

Per le associazioni ambientaliste quindi l'allora Disegno di legge non sarebbe stato in grado di introdurre efficaci misure per limitare il consumo del suolo ma anzi avrebbe peggiorato la situazione. "La vera necessità è quella di introdurre provvedimenti economici che possano agevolare il recupero e la rigenerazione di spazi urbani degradati o dismessi attraverso maggiori oneri per le trasformazioni sulle aree libere e alleggerimenti fiscali e procedurali per interventi su aree già edificate o da riqualificare".

In accordo su quest’ultimo punto anche il Wwf Lombardia che in un documento inviato alla commissione regionale proponeva tra le azioni migliorative “tre diversi strumenti di fiscalità urbanistica per incentivare la rigenerazione urbana e disincentivare il consumo di suolo: introdurre un nuovo contributo che renda più gravoso il consumo di nuovo suolo, prevedere una riduzione o esenzione del contributo di costruzione esistente nel caso si proceda a interventi di riqualificazione, riutilizzazione e ricostruzione urbanistica, incentivare il riuso attraverso sgravi fiscali selettivi per chi possiede immobili che non siano utilizzati o siano rimasti incompiuti per 5 anni.”

Un'ulteriore aspetto che le associazioni contestavano, ma modificato nella legge appena approvata, era “l'esclusione dalla contabilità del consumo di suolo delle opere pubbliche o di interesse pubblico in quanto l'interesse pubblico non deve giustificare l'indiscriminato abuso di risorse naturali o la localizzazione in aree incompatibili, o il mancato ricorso a misure di mitigazione e compensazione ambientale”.


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