martedì 27 luglio 2010

PROFESSIONI......NO ALLA POLITICA DI CONFINDUSTRIA

 da: http://mondoprofessionisti.comingonweb.it/articolo_s-1-4629-

Da Confindustria non accettiamo lezioni di concorrenza: il professionista non è un'azienda

I professionisti replicano alla Marcegaglia: a noi piacerebbe comprendere quali e quanti finanziamenti pubblici prendono le imprese e che utilizzo ne fanno

di Luigi Berliri

All'indomani della sortita della presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, contro le tariffe minime il mondo delle libere professioni scende in campo. Dura la replica della Presidente del Cup Marina Calderone. “Quando si parla di professioni – ha dichiarato – non si può limitare il discorso solamente alla questione delle tariffe. Il documento che abbiamo portato da Alfano, infatti, è ben più articolato”. In merito alla questione delle tariffe, “il ripristino che noi chiediamo è per l'inderogabilità dei minimi quando si svolgono attività che hanno delle chiare conseguenze per la collettività”, ha aggiunto la Calderone. Gli Ordini, sostiene la presidente del Cup, “hanno un ruolo terzo che non può essere paragonato a quello delle aziende che hanno come obiettivo solo il profitto”. "Non accettiamo lezioni di concorrenza da parte della Marcegaglia, che è tornata a scagliarsi contro la riforma delle professioni - replica il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (Cnappc) - ancora una volta la massima rappresentante della grande industria italiana, ha lanciato il suo anatema contro i professionisti 'illiberali'; essa sembra aver dimenticato che la grande industria per oltre cinquanta anni ha goduto di privilegi di ogni sorta da parte dello Stato ed ha beneficiato di fiumi di denaro pubblico sotto forma di aiuti, finanziamenti, defiscalizzazioni, incentivi ed altro. Dimentica anche -continua il Consiglio nazionale- che la grande industria ha potuto fruire, per decenni, di infrastrutture ad hoc, di ingentissimi fondi pubblici, nazionali ed europei, per edificare industrie al Sud, per poi spesso fuggire all'estero - basta leggere le cronache di questi giorni - lasciando in difficoltà decine di migliaia di lavoratori. Finge anche di non ricordare -osserva- che gran parte del nostro colossale debito pubblico è dovuto alla dissennata politica a favore solo della grande industria, che molto poco invece ha favorito la piccola impresa, gli artigiani, i piccoli commercianti e per nulla i professionisti. Ora noi professionisti vogliamo quella riforma da tanti anni attesa e da tanti anni negata: una riforma basata sulle regole della concorrenza qualitativa dei servizi. Allo Stato chiediamo indipendenza, saggezza ed equilibrio, non atti di soggezione in ragione di un mercato in cui il vincitore non può che essere sempre la grande industria".

pt/2010/gmt/07

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