venerdì 28 agosto 2015

PERITI AGRARI NEODIPLOMATI NON POTRANNO ESERCITARE LA PROFESSIONE MA......LA DISOCCUPAZIONE ?????

Cari Consiglieri Nazionali, Presidente e Consigliere Delegato alla scuola , la domanda è lecita o no ???
Dopo le notizie apparse sulla stampa ( Italia Oggi - 28/08/15) " PER I DIPLOMATI ADDIO AGLI ALBI" il futuro si presenta ricco di incertezze ( non ce ne sono già troppe !!!) con la prospettiva di un domani immerso nell'obblio della disoccupazione.....di tanti nostri giovani colleghi.
Non credete che sia un bel casino....anzi la solita puttanata all'italiana.
E voi a Roma cosa avete fatto e cosa state facendo, cosa dite !!!.......ovviamente " un cazzo" come al solito ....scusate lo sfogo, ma quando ci vuole.. ci vuole.
Svegliatevi e date qualche segnale di virilità intellettiva........dai...su da bravi!!!!!


attenzione!!!!! si ritorna alle origini....... CO.Ge:Pa.PI 
Cordialmente
Piermaria Tiraboschi
Di seguito proponiamo l'articolo
30 Venerdì 28 Agosto 2015 
 ITALIA OGGI    P R O F E S S I O N I
L’attestato della nuova istruzione tecnica non basta per esercitare la professione intellettuale Per i diplomati addio agli albi Iscrizione con paletti. Serve almeno una laurea triennale DI

BENEDETTA PACELLI
Per i diplomati si chiudono le porte degli albi. L’attestato rilasciato a partire da giugno 2015 dalla nuova istruzione tecnica targata Gelmini (ovvero gli ex periti, geometri, interpreti ecc.), infatti, contiene una qualifica non più sufficiente esercitare una professione intellettuale. È una circolare del ministero dell’istruzione, università e ricerca (prot. 7201/15) a spazzare via anni di dibattito e di confusione sulla materia: da una parte l’Europa che da tempo sostiene la necessità di una laurea, almeno triennale, per esercitare una professione, dall’altra le norme italiane e in particolare la riforma dell’istruzione tecnica voluta dall’ex ministro Maria Stella Gelmini (dpr 88/12) che non ha mai chiarito se questo titolo fosse valido per l’accesso agli albi, mentre al contrario ha specificato il legame di questa formazione con gli istituti tecnici e le filiere tecnologiche. In questo caos arriva la comunicazione del dipartimento per il sistema educativo del Miur, inviata ai direttori degli uffici scolastici regionali, ai dirigenti degli ambiti territoriali e degli istituti scolastici. La circolare precisa che i «modelli di diploma di istruzione secondaria di secondo grado» conterranno «il riferimento al IV livello delle qualificazioni del quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente (Eqf)». Tradotto, secondo quanto prevede quel sistema che mette in relazione le diverse qualifiche rilasciate nei paesi membri dell’Unione e colloca i risultati dell’apprendimento in una struttura a otto livelli, significa che i diplomi degli istituti tecnici (Iti) permettono solo di «assumere una certa responsabilità per la valutazione e il miglioramento di attività lavorative o di studio». Troppo poco per esercitare una professione intellettuale, tanto più che secondo il Primo rapporto italiano di referenziazione delle qualifi cazioni al quadro europeo Eqf, sottoscritto in sede di conferenza stato regioni (20 dicembre 2012), «per professioni che prevedono l’iscrizione all’albo presso un ordine professionale», è richiesto «come prerequisito il possesso di un titolo accademico specifi co». Questo significa almeno una laurea triennale, titolo che permette di conseguire il VI livello Eqf e quindi di «gestire attività o progetti, tecnico/ professionali complessi assumendo la responsabilità di decisioni in contesti di lavoro o di studio imprevedibili ». In sostanza mantenendo quell’autonomia e quella capacità progettuale tipica della professione intellettuale. Il percorso accademico permetterà inoltre, per chi vuole iscriversi a un albo professionale, di sanare l’anomalia del nuovo titolo di istruzione genericamente defi nito diploma di istruzione tecnica. Un titolo che ha perduto quel carattere che fi no ad ora aveva consentito di individuarne con chiarezza la professione di accesso specifi ca. A confermare il tutto poi un altro passaggio: il dpr di riforma Gelmini abroga una norma (dlgs 294/1997) che stabiliva che «gli istituti tecnici hanno per fine precipuo quello di preparare all’esercizio di funzioni tecniche o amministrative, nonché di alcune professioni, nei settori commerciale e dei servizi, industriale, delle costruzioni, agrario, nautico e aeronautico».
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3 commenti:

  1. La circolare prot. 7291/15 fa riferimento solo al livello di qualifica eqf a cui appartengono TUTTI i diplomi di scuola secondaria di secondo grado, che è appunto il quarto. Ma questo è noto già dal 2008. La drastica conclusione a cui giunge l'articolo è solo una libera considerazione della giornalista (o di altrui soggetti) molto poco fondata.

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  2. Bene,,,ma allora il tutto venga ufficializzato dal Consiglio Nazionale rispondendo alla disinformazione del giornalista. Mi sembra il minimo
    PmT

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    1. Buonasera Sig Tiraboschi,
      Condivido perfettamente, è proprio questo il punto.
      Vorrei approfittare per dire che la recente riforma della scuola, all'articolo 52 si afferma esplicitamente che il diploma di istruzione tecnica superiore (ITS) è titolo valido per l'accesso alla libertà professione. Ora si ricorda che gli ITS appartengono al quinto livello EQF e questo contraddice palesemente quanto affermato nel l'articolo, ovvero che occorre un titolo appartenente almeno al sesto livello EQF.
      Cordiali saluti.
      Lucio pantalto

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