martedì 12 ottobre 2010

ABUSIVISMO:NON SPARIAMO NEL MUCCHIO...LA COLPA E' LA NOSTRA !

Generalizzare su un tema tanto delicato e " poco sentito dalla categoria" è populismo, ma soprattutto " non cultura della professione di perito agrario" se non si interviene con atti e fatti concreti.
Purtroppo siamo fatti così, sembra quasi una nostra tradizione, denunciamo l'abusivisno e tutto finisce lì....non basta. Non basta incolpare CNPA e i consiglieri nazionali per gratificare la nostra coscienza; noi che siamo la Categoria ci siamo ????.
Sono 25 - 30 anni che sento la solita solfa, mai invece ho sentito, caro Sandrini, azioni e interventi diretti contro l'abusivismo, soprattutto quello delle Organizzazioni agricole o per esse da parte dei Collegi Provinciali. Paure, convivenze......non lo so; stà di fatto che nulla è cambiato in tanti anni perchè nulla è stato fatto " coscientemente" da tutti : Categoria, Collegi Provinciali, CNPA.
Quante volte ( ricordo) il problema è stato affrontato nelle assemblee nazionali dei presidenti provinciali, negli incontri regionali e provinciali è stato stigmatizzato......e quante volte il tutto  poi è finito nella massima indifferenza??? .......una scelta.?  un tacito consenso???
Voi che siete dirigenti territoriali della Categoria, che sentite il problema che denunciate, date il via ad iniziative concrete, non aspettate che altri facciano quello che dovreste fare.......altrimenti tra 25 anni saremo nella stessa situazione con l'abusivismo sulle spalle e alla ricerca di ipotecici colpevoli che ben sapiamo chi sono.
Cordialmente
Pm. Tiraboschi

pt/2010/gmt/10

3 commenti:

  1. I° PARTE
    Carissimo Piermaria,
    non giriamo il bimbo nella culla, solo perché non riesce a smettere di piangere.
    Troppo semplice.
    Da che mondo è mondo, in qualsiasi sistema di tipo piramidale se l'apice (o testa o capo, come dir si voglia) funziona male, non si può pretendere che la base funzioni meglio.
    Qualcuno direbbe saggiamente che “Il pesce puzza sempre dalla testa”, e dopo pochi giorni è tanfo.
    Il Collegio di Verona, alla pari di altri Collegi provinciali (probabilmente in quanto non ho mai ricevute comunicazioni in tal senso), ha già sospeso degli iscritti per svolgimento irregolare della professione.
    Senza contare il fatto che il CNPA, nel 2006, ha dato ragione ad un nostro iscritto che aveva fatto ricorso.
    Non prendiamoci in giro Piermaria.
    Il CNPA sa benissimo in che condizioni disastrose versa la categoria e se ne guarda bene dal fare qualcosa per ripristinare la legalità e l'onestà.
    L'ultimo atto del CNPA, indirizzato a tali obbiettivi, risale ancora alla Circolare n. 18/02 del 11 dicembre 2002, ove al punto 1 è scritto:
    "Esercizio abusivo della professione: si rammenta che ogni attività professionale compiuta da Periti Agrari in ragione della loro iscrizione all'Albo Professionale devono essere compiute da soggetto anche iscritto alla Cassa di Previdenza. Tale obbligo deriva dalle vigenti disposizioni in materia previdenziale ed è posto in capo anche a coloro che compiono attività non continuative in quanto la presunta occasionalità si estingue con il solo primo incarico. Si ricorda che anche le attività consulenziali rese alla autorità giudiziaria rientrano nella fattispecie. I Consigli provinciali devono vigilare affinché le prestazioni professionali quali CTU presso il Tribunale o le CTP presso le CCIAA od altre similari siano rese da Perito Agrario regolarmente iscritto alla Gestione Separata dei Periti Agrari. A tale proposito si rammenta inoltre che eventuali posizioni previdenziali aperte presso altri istituti che gestiscono la previdenza, come ad esempio l'INPS, non sono regolari e quindi vanno rimosse ottemperando iscrivendosi alla Gestione Separata dei Periti Agrari".
    Certamente un atto meritevole di encomio per una categoria ove, spesso, con i fatti quello che vige è l'anarchia.
    Atto che sottoscrivo e condivido alla lettera, in quanto suffragato dalla giurisprudenza previdenziale per le libere professioni.
    Peccato, però, che dopo tale circolare non è stato fornito dal CNPA alcun strumento per poter adempiere ai buoni propositi dello stesso.
    Carissimo Piermaria ti ricordo che siamo nel 2010: sono quindi passati 8 anni dalla circolare e ben 14 anni dall'entrata in vigore del D.Lgs. 103/96 e quindi dalla nascita della Gestione Separata Periti Agrari presso l'ENPAIA.
    Siamo nel 2010: cosa vuol dire?
    Semplicemente che mentre la stragrande maggioranza dei Consigli Nazionali e delle Casse Previdenziali delle altre categorie professionali hanno da diversi anni stipulato e messo in pratica ANNUALMENTE accordi con Ministeri, Agenzia delle Entrate, INPS, CCIAA, ecc., per effettuare telematicamente controlli incrociati sulle diverse posizioni degli iscritti, noi Periti Agrari siamo ancora fermi all'età della pietra.
    Piermaria non prendiamoci in giro: sappiamo bene come i Collegi provinciali abbiano le mani legate, nel vero senso della parola.
    Siamo l'unica categoria professionale che NON può conoscere la posizione previdenziale dei propri iscritti.
    Hai mai telefonato giù (molto giù, praticamente al Polo Sud, con tutto il rispetto per gli eschimesi, visto come ti rispondono; altro che SPQR. Troppo buono Bossi!) a Roma per chiedere (anche in maniera scritta) se un iscritto del proprio Collegio provinciale è per caso iscritto alla Gestione Separata Periti Agrari?
    Provaci e poi mi dirai.

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  2. II° PARTE
    Più ridicolo, poi, del fatto che i Collegi provinciali non possano avere un elenco degli iscritti alla Cassa di Previdenza?
    Cosa dobbiamo fare?
    Come dobbiamo comportarci?
    Bisognerebbe, se avessimo un minimo di buon senso, come minimo mandare a casa questo CNPA che predica bene e razzola male che più male non si può.
    Quando poi ti vieni a sentir dire che un rappresentante meridionale della Cassa Previdenziale afferma che "Al Sud o si paga l'ENPAIA o si compra il pane", dove pretendi di andare con una categoria come questa?
    E vogliamo definirci professionisti: ma di cosa?
    Nemmeno i beduini hanno una dignità così bassa di se stessi da non arrivare nemmeno ai tacchi.
    Ma, come sappiamo bene, non è una questione di Sud, Nord o Centro (o Est, Ovest e tutti i punti geografici su cui ci si vuole incaponire).
    Vedi Piermaria, come succede a livello nazionale politicamente parlando, se chi sta a Roma che governa e dovrebbe dare l'esempio, si comporta peggio o se ne frega altamente di chi sta sotto, come puoi pretendere che la base (o i cittadini) si comportino bene?
    Certamente non è mio compito difendere Bossi (o qualsiasi altro esponente politico di qualsiasi colore, religione, ecc.), ma se i palazzi ROMANI (compresi i Consigli Nazionali delle varie professioni) si limitano solo a promulgare leggi finalizzate ai controlli senza dare gli strumenti opportuni a coloro che sono tenuti ad effettuare i controlli, dove possiamo andare di questo passo?
    Non prendiamoci in giro: se negli ultimi anni ci sono stati meno incidenti, forse vuol dire che il Codice della Strada andando a toccare il punto più sensibile del cittadino (ovvero il portafoglio), l’ha portato sul quel minimo di senso civile che dovrebbe appartenere a ciascun individuo che vive all’interno di una comunità.
    Se vivesse da solo sulla luna o nel deserto, sarebbe più che comprensibile che si comporti come meglio crede.
    Si sa che la migliore leva per far comprendere la legge alle persone adulte è quella monetaria.
    Se sgarri, paghi.
    Non servono nulla processi e/o sentenze e/o mettere in carcere le persone. Ovviamente fatta eccezione dei reati penali.
    Tu tocca una persona sul portafoglio e vedi come cambierà il suo comportamento incivile.
    Ed è quello che hanno fatto in Svizzera sulla stragrande maggioranza dei reati amministrativi.
    E non parlo solo a livello consequenziale, ma anche a livello preventivo.
    Vedi l’esempio della Germania nel campo della raccolta differenziata dei rifiuti.
    Con lo slogan “Più si differenzia e meno si paga”, in alcuni land tedeschi si arrivati nel giro di pochi anni a ridurre la tassa cittadina sui rifiuti dell’80%.
    Certamente basterebbe un minimo di rispetto per l’ambiente che, mentre i bambini lo capiscono subito (basta insegnarglielo), gli adulti (essendo meno elastici) faticano alquanto.
    Caro Piermaria, come l’educazione viene insegnata oralmente e trasmessa con l’esempio dei fatti quotidianamente dai genitori alla prole, così l’etica professionale deve essere impartita legislativamente e dimostrata con i fatti dai Consigli Nazionali agli organismi locali (regionali e provinciali).
    Altrettanto dicasi per il controllo dell’etica.
    L’etica può essere insegnata agli iscritti, ma se poi come organismo di controllo non hai alcun strumento per VIGILARE e SANZIONARE, cosa fai?
    Vuoi un altro esempio?
    La bufala della Formazione Continua?
    Che differenza c’è tra il libero professionista che la fa e quello che non la fa?
    NESSUNA. O forse che quello che la fa perde del tempo prezioso a seguire un obbligo non punibile, non sanzionabile.

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  3. III° PARTE
    Mi si dirà che c’è l’art. 4 del Codice Deontologico. Bene. E quanti sono i Collegi che l’hanno applicato nei confronti dei propri iscritti per verificare se gli stessi si sono attenuti o meno all’articolo?
    Nessuno. Perché? Primo perché nessuno sa quali sono i propri iscritti all’ENPAIA. Se lo sanno, hanno commesso un’infrazione alla Privacy, visto che tanto il CNPA quanto l’ENPAIA stesso usano come motivazione finale quella della Privacy per non fornire l’elenco degli iscritti alla cassa previdenziale e quindi dei professionisti.
    Secondo perché quale strumento hai per sanzionare uno che non si attiene all’articolo? Nessuno anche qui.
    Se, ad esempio, ci fosse una norma nazionale che affermerebbe che il Collegio Provinciale può togliere il timbro professionale e sospendere per (2-3-6 mesi o un anno) l’iscritto inadempiente, vedi come cambierebbero le cose.
    Come l’articolo 6, bellissimo nella sostanza, ma totalmente inapplicabile nella pratica. Tale articolo cita: “Il Perito Agrario ha l’obbligo di provvedere agli adempimenti fiscali e PREVIDENZIALI prescritti dalle vigenti Leggi dandone comunicazione al Collegio di appartenenza”.
    Bene anche quindi, anzi malissimo perché poi, come sopra, si ripetono le stesse motivazioni e conseguenza, ovvero INAPPLICABILE.
    Allora le cose sono due: o il CNPA oltre a parlare bene e razzolare male fa direttamente i controlli senza delegare ai Collegi provinciali gli stessi, oppure fornisce gli strumenti (elenco degli iscritti all’ENPAIA) e legifera a livello nazionale le sanzioni da imporre agli inadempienti.
    Spero Piermaria di essere stato chiaro.
    Anche se temo che chi ha da intendere faccia orecchie da mercante, come ha sempre fatto e fa tuttora, visto che la convenienza per il CNPA come per molti Collegi provinciali è quella di tenersi buoni gli iscritti, dato il tracollo continuo a livello di cancellazioni che c’è già indipendentemente da tali fattori.
    Con buona pace di tutti, sia di quelli regolari che pagano (cornuti e mazziati) che degli irregolari (disonesti) che non pagano e svolgono lo stesso la professione.
    Tu, Piermaria, te la prendi con noi provinciali che siamo inerti.
    Se siamo qualcosa è sicuramente inermi e, probabilmente, di conseguenza inerti.
    Noi di Verona, ancora anni fa, abbiamo fatto qualcosa di nostro per evitare a priori di andare a controllare il problema della iscrizione o mancata iscrizione alla cassa.
    Abbiamo deliberato che il timbro venisse dato a chi dimostrava preventimente l’iscrizione alla cassa.
    Quanto meno abbiamo assolto al nostro dovere di organismo locale. Poi, se il giorno dopo che abbiamo dato il timbro l’iscritto si cancellasse dall’ENPAIA, sono fatti suoi.
    Perché? Perché noi siamo a conoscenza della sua iscrizione solo nel momento in cui ci porta il documento dell’iscrizione. Poi come possiamo saperlo se rimane iscritto o meno?
    Senza contare il fatto delle tante lettere spedite dal nostro Collegio a CNPA e ENPAIA per modificare i regolamenti onde combattere l’elusione e l’evasione previdenziale.
    Va a guardarti i regolamenti di altre categorie professionali e confrontale con le nostre.
    In ogni caso, e concludo, il controllo deve partire dall’alto, ossia dal Nazionale.
    Specialmente in un’era come questa, che con i controlli telematici si fa prima fare i controlli che stare qui a discuterne.
    E allora il problema dov’è?
    E’ che, prima di tutto, a non volere i controlli è chi sta in alto.
    E, poi, molti di quelli che stanno in basso.
    I motivi te li lascio immaginare.
    Cordialmente,
    Elia.
    P.S. i romani sono persone stupende in tutti i sensi e la cucina romana è buonissima. Molto meno stupendi sono quelli che governano a Roma.

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libertà ma nel rispetto