mercoledì 3 novembre 2010

CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA DEI PERITI AGRARI: LETTERA AI CAPIGRUPPO DELLA CAMERA E DEL SENATO SULLA RIFORMA DELLE PROFESSIONI.

Di seguito pubblichiamo un'interessante intervento del Presidente del Consiglio Regionale Lombardo dei Periti Agrari Mario Braga.
Un contributo al dibattito sulla " riforma delle professioni" e al progetto " COGEPAPI" cioè alla fusione delle professioni tecniche di geometri, periti agrari e periti industriali in  "un unico ordine e cassa di previdenza".
Sono alcune riflessioni e come tali aperte al confronto e alla promozione di una dialettica nella categoria che aiuti a informare, capire e interpretare le scelte future della nostra professione.
Ripeto ci sono stati e ci sono troppi " silenzi" da chi ci rappresenta sul come verrà regolamentato, organizzato e gestito  " il nuovo ordine professionale teorizzato" e sul quale " noi iscritti non sappiano niente"  se non notizie molto generiche e confuse. Leggendo e rileggendo i documenti ufficiali del CNPA( come mi è stato consigliato !!!!) di chiaro c'è poco......non prendeteci in giro !!!! 
PeritiAgrariLiberi

DOCUMENTO


CONSIGLIO REGIONALE PERITI AGRARI E PERITI AGRARI LAUREATI DELLA LOMBARDIA


Manerbio 02/11/2010
Prot. 06/10

Ill.mi Onorevoli Capigruppo

Camera dei Deputati


Senatori Capigruppo

Senato della Repubblica



Colleghi Periti Agrari

Periti Agrari Laureati

Loro Sedi

Oggetto: Le riforme vanno affrontate per riconoscere le qualità che contribuiscono e favoriscono il miglioramento della nostra civiltà.


Ill.mi Capigruppo, cari Colleghi

pur con la consapevolezza del limite assegnatomi dallo spazio della scrittura che può suscitare un qualche interesse e dovendomi rivolgere al recinto di uno spazio angusto, non posso sottrarmi dall’esprimere alcune considerazioni in merito alla proposta di riforma delle professioni intellettuali e all’istituzione del COGEPAPI.

Un cambiamento che per la sua intrinseca complessità ha impegnato e sta impegnando le nostre istituzioni e molti gangli della società organizzata in modo assiduo e particolare. A tutti loro mi sovviene esprimere un sincero sentimento di gratitudine.

I cambiamenti quando sono profondi esigono, però, letture che siano altrettanto ampie e articolate, oltreché abbiamo l’ambizione di esprimere modelli che volgano la loro prospettiva ad orizzonti qualificanti, sia per chi li propone che per l’intera società.

Approcciarsi alle categorie intellettuali, soprattutto oggi, di fronte a dinamiche che si collocano nell’ambito di confini territoriali ampi (L’Europa), con uno sguardo rivolto a quel “villaggio globale” che quotidianamente ci interroga, non può circoscriversi a richieste anguste di questa o di quella categoria. A questo a quel problema che scaturisce nell’ambito di singole professioni intellettuali.

Ricercare un nuovo modello libero professionale che sappia riconoscere le vecchie e nuove professioni intellettuali e le collochi nell’ambito di un contesto economico-professionale, significa fare uno sforzo maggiore, più impegnativo, ma non per questo meno lungimirante.

Ed allora credo che alcune domande fondamentali, quanto indispensabili vadano poste a fondamento del nostro agire prospettico.

E la prima forse, la più scontata e semplice, è quella che attiene al ruolo delle professioni intellettuali. Un ruolo da tutti riconosciuto a voce, ma che grazie alle particolarità delle stesse è sempre stata affrontata in modo circoscritto. È così anche oggi. Il Ministro Alfano ha proposto una riforma per tutte le categorie, dimenticandosi che alcune (Sanitarie, Avvocati, Notai, Commercialisti ecc.) una riforma la stavano perseguendo da tempo e che le loro categorie non possono essere “connesse” con altre per quelle funzioni che si sono affermate quali soggetti sostituti di funzioni pubbliche. Inoltre mai le categorie sono state ammesse ai tavoli di concertazione dei Governi con l’economia e i lavori.

La seconda è quella che deriva da percorsi di riforma del modello di istruzione – universitario e di istruzione e formazione professionale, la seconda di competenza Costituzionale delle Regioni, che ancora fatica (salvo qualche eccezioni in rare regioni che hanno avviato qualche timida sperimentazione) a comporsi.

Non hanno certo aiutato le continue modifiche apportate al primo progetto Berlinguer dai Ministri De Mauro, Fioroni, Moratti, Mussi e Gelmini. Oggi, grazie anche a sollecitazioni del mondo produttivo, un qualche recupero delle funzioni tecniche, proiettate nel quadro di un modello che eleva l’asticella della professionalizzazione, sembra riacquisire cittadinanza. Un inciso, e me ne scuserà il Signor Ministro dell’Istruzione, anch’io sono convinto che la nostra “scuola” debba modernizzarsi mettendo in movimento le intelligenze educative e professionalizzanti. Anch’io credo, però, che questo immane sforzo debba essere accompagnato da un progetto chiaro e da un sostegno economico adeguato.

La terza, discende sempre dal modello d’istruzione, d’istruzione e formazione professionale e universitario che pur potendo attuarsi in piena autonomia nazionale, non può che collocarsi nell’ambito delle linee e degli indirizzi fissati dall’Unione Europea. Se non altro perché di quest’Europa noi Italiani dovremmo sentirci orgogliosi protagonisti. L’U.E. sappiamo si sta muovendo su binari di partenariato diffuso e quindi su percorsi non obbligati ma partecipati. Ricordiamo insieme che nel documento Strategia Europa 2020 il Presidente Barroso fra i tre obiettivi principali (crescita intelligente, sostenibile e inclusiva) ha presentato sette iniziative faro. Una di queste riguarda “Un’agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro” onde modernizzare i mercati occupazionali e consentire alle persone di migliorare le proprie competenze in tutto l’arco della Vita (Basterebbe recuperare il libro Bianco di Edith Cresson) … E fra le iniziative faro il Presidente Barroso indica lo “Youth on the move”. L’obiettivo è aumentare l’attrattiva internazionale degli istituti europei di insegnamento superiore e migliorare la qualità generale di tutti i livelli dell’istruzione e della formazione nell’U.E. combinando eccellenza e equità mediante la mobilità degli studenti e tirocinanti …” . Ma la riforma delle professioni intellettuali si è collocata in questo contesto di visione internazionale?

La quarta, attiene alla relazione fra professioni intellettuali e le Istituzioni Costituzionalmente riconosciute (Regioni, Province, Comuni). Lo abbiamo già evidenziato nel primo punto. Le professioni intellettuali sono e rimangono riferimento di ogni società evoluta per favorirne la crescita quantitativa e qualitativa. I servizi nei paesi moderni debbono stare al passo con le dinamiche innovative ed evolutive. Le professioni intellettuali, solo in Italia, sono state invece marginalizzate nell’ambito di burocratici controlli, verifiche affidate al Ministero di Giustizia. La pseudo visione di funzione pubblica non risponde certo alle domande di una moderna società. (fatte salve le competenze di alcune categorie che sono chiamate a svolgere funzione pubblica: Avvocati, Commercialisti, Medici.) Qualche tentativo di recupero di questi ritardi è stato messo in atto inserendo le categorie libero professionali nell’ambito degli Organismo del CNEL, ma ciò non basta. Come può una categoria che deve relazionarsi con la propria Regione, che ai sensi del dettato Costituzionale ha competenze proprie e concorrenziali, trascinarsi sul piano di una mera e burocratica rappresentanza “pubblica” nazionale? Una contraddizione che certamente provoca e promuove dinamiche estranee alle rigide normative libero professionali.

Viviamo il rischio, forse la certezza, che mentre a Roma si discutono norme superate a Brescia, come a Siracusa nuove figure professionali offrano risposte di alta qualità alle domande di una società moderna. La nostra società e la nostra economia non possono aspettare i ritardi o le visioni distorte del legislatore. Le società per tenere il passo rincorrono processi di autorganizzazione che, frequentemente, il legislatore codifica e riconosce in fasi postume.

La quinta, è derivante dal ritardo che il sistema economico, produttivo e sociale ha subito a causa di una difficoltà, oserei definirla mancanza, di relazione diretta e permanente con le professioni intellettuali. L’Italia vive ancora una sorte di dicotomia strutturata fra i gangli dell’economia e coloro che sono chiamati ad offrire risposte intellettuali di alta qualità. Il riferimento più evidente è la legge 580 istitutiva delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura. In questa sede oggi sono collocati alcune professioni che pur non essendo riconosciute come intellettuali prestano ed offrono servizi intellettuali. (Albi: Agenti affari in mediazione, periti ed Esperti …).

Non possiamo nascondere che questo tema ne ingloba anche un altro quello delle società professionali oggetto di continue controversie fra professioni intellettuali e imprese.

La sesta, riguarda la rappresentanza delle professioni intellettuali in Ordini e/o Collegi. Cosa ci sia di pubblico nel rappresentare, tutelare e promuovere le funzioni, competenze delle professioni intellettuali tecniche mi riesce difficile comprenderlo. Quando un tecnico svolge funzioni “pubbliche” incaricato da qualche Tribunale lo fa rispondendo del proprio operato a quella Istituzione della Giustizia che è regolata da proprie norme. Si leggono inoltre, nelle proposte di riforma delle libere professioni motivazioni astruse, incomprensibili, assolutamente poste al di fuori del contesto e delle dinamiche delle professioni e della società.

Unire più Collegi più Ordini non costa meno. Anzi in alcuni casi i costi saranno decuplicati.

Unire i Collegi non determina maggiore efficienza rappresentativa se ancora in questo Paese ci si ostina a considerare Enti Pubblici le rappresentanze dei professionisti. Il riferimento alla funzione pubblica è servita a troppi organi centrali per bloccare, rallentare le dinamiche di crescita della categoria. Una affermazione certamente molto forte ma che è suffragata dal fatto che ai Collegi e Ordini, a detta di alcuni loro Consigli Nazionali, sia impedito di fornire strumenti di informazione, servizio, supporto dinamico e qualitativo. Molti Collegi e Ordini, sfidando alchimistiche interpretazioni giuridiche provocate da un sistema superato centrale, hanno tollerato l’istituzione di organismi regionali (relazioni con l’Ente Regione). Hanno promosso l’istituzione di fondazioni per la formazione. Hanno pensato di strutturare parallelamente organi di servizi (consorzi, cooperative, enti vari ecc.).

Unire più Collegi e/o Ordini non determina il miglioramento della rappresentanza che in dinamiche di percorsi delle competenze tende ad elevarsi sempre più sia per i diplomati (Corsualità formativa permanente anche all’estero), che i Laureati di primo livello (vedremo cosa provocherà la riforma dell’università, dopo il rilievo del parziale fallimento di questi percorsi universitari atti a recuperare i drop-out e a valorizzare le competenze acquisite), sia per i laureati (i Master sono diventati ormai uno dei fattori di completamento dei percorsi universitari).

La settima. L’unione di più categorie intellettuali non può determinare anche la fusione delle rispettiva Casse di Previdenza. Vi troppi fattori e elementi, normativi, gestionali, storico strutturali che ne determinano una evidenza impercorribilità. Anche l’eventuale, quanto improbabile e improponibile, fusione delle Casse non determinerebbe affatto un miglioramento della qualità della gestione delle stesse. Basti rilevare le strutture e i bilanci delle diverse Casse categoriali per rilevare quanto da me affermato (documentate anche in relazioni della Commissione parlamentare del Lavoro);

L’ottava. Vi sono comparti, settori che più di altri sono coinvolti da processi di trasformazione. Questi, in Europa, come nel mondo, sono riconducibili all’agricoltura. L’Europa si è avviata occupandosi di agricoltura. Oggi questo comparto viene riproposto alla propria centralità, in quanto riferimento essenziale della gestione territoriale, ambientale e di nuova economia. (Green Economy). L’Europa e l’Italia saranno chiamati a impegni e politiche particolari per favorire iniziative di apertura commerciale per i settori del futuro, come prodotti e tecnologie “verdi” e prodotti e servizi ad alta tecnologia …. ( in primis le energie rinnovabili).

E se la crescita sostenibile per l’Europa e per l’Italia deve … promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva … occorre che anche le Professioni Intellettuali Verdi siano pronte ad affrontare la sfida. Rimuovere la finzione di servizi gratuiti da offrire ad un agricoltura di sussistenza e di limitata professionalità è e sarà uno degli obbiettivi che l’Europa e l’Italia dovranno perseguire. L’agricoltura rappresenta la più alta sfida che l’Europa e l’Italia dovranno affrontare per rilanciare la nostra economia e la qualità del nostro vivere.

Risponde a queste domande, riflessioni una riforma che promuove il COGEPAPI?

La risposta è talmente chiara ed evidente che forse ci si deve chiedere perché i Consigli nazionali dei Periti Agrari, dei Periti Industriali e dei Geometri insistano, si ostinino così convintamente su questa strada, pur con un dissenso territoriale ampio e maggioritario.

Forse chi opera sul territorio ha una visione più ampia e concreta di chi opera, da troppo tempo, senza ricambio (gli Ordini e i Collegi non hanno limiti di mandato) in sedi che la modernità del nostro Paese ha già superato.

Ed infine, tornando nell’ambito della mia categoria, Il Collegio dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati, sono tentato di pensar male, peccando senza incorrere in errore, se ritengo che chi non ha nulla da proporre consegna i propri tesori residuali ad un interlocutore maggioritario in cambio di un posto al sole.

Scusandomi per le battute forse un poco eccessive, spero che questa mia, oggetto di condivisione diffusa non solo nella Regione lombarda, possa trovare accoglimento, quale contributo alla riflessione.

Pensare alle riforme, con un respiro lungo, deve impegnarci ad individuare percorsi che agevolino il raggiungimento delle mete dello sviluppo, della crescita e delle qualità intellettuali.

Ne gioverà la nostra Italia e la nostra Europa.

Distinti saluti

                                                                     Mario Braga
Presidente  CRPA



1 commento:


libertà ma nel rispetto