martedì 15 giugno 2010

E SE DOVESSIMO SUPERARE " ORDINI E COLLEGI" ???

La confusione tra le professioni è totale, anche tra quelle simili.
 E' forse un segnale di insofferenza verso un sistema che è superato dagli eventi ?.
Personalmente, ho sempre intravisto nell'organizzazione " corporativo - ordinistica" delle professioni intellettuali dei limiti allo sviluppo delle stesse. Un sistema " feudale di caste" ( soprattutto in quelle più potenti) che ha condizionato e condizionerà le scelte socio-economiche nel nostro paese.
Chi viene beffato è il cittadino-consumatore e lo stesso professionista, che devono farsi carico di " oneri" che non hanno controvalori interessanti in termini di benefici ( è il cane che rincorre la sua coda).
Non vi sembra forse, che il garantismo-fumoso-burocratico ordinistico non tutela il consumatore e il professionista, ma il potere di certe caste professionali ( sicuramente non è il caso dei periti agrari !!!) che siedono nemerosi in tutte le istituzioni che contano e in tanti posti di potere dove si decide il nostro domani con i risultati che abbiamo sotto gli occhi ???
Ma se così fosse, allora perchè non provare a guardare con più attenzione la selzione naturale del mercato e delle capacità professionali, strutturandone l'attività " come imprese " con i suoi momenti associativi ( associazioni libere e autogestite - svincolate dai ministeri) e riconoscimenti istituzionali ( iscrizioni camerali).
Non è forse il mondo del lavoro e il mercato che sollecita questi processi ?.
Ovvio, che il momento formativo è scontato e dovrà essere continuo, ma il riconoscimento delle capacità professionali dovrà essere il libero mercato ad accertarle. Il mercato premia il talento e chi è capace. In esso non cisono scorciatoie burocratiche-ordinistiche e garantiste.
In questo continuo rincorrere la riforma delle professioni, mi sono dilettato da dilettante, a leggere le diverse proposte ( anche quella del COGEPAPI) ed è vero che ci sono alcune novità interessanti ( esempio le società profesionali), ma il principio cardine è ed è rimasto " il sistema ordinistico con tutti i suoi vincoli e le sue garanzie" che per il momento del lavoro - professionale è troppo asfittico per dare imput alle nuove generazioni. Si ripropone un sistema antiquato e chiuso che garantisce il professionista più o meno arrivato non certamente i giovanni.
Prevale anche in questa  " riforma pensata" la logica del potere.......e della casta??.

pt/2010

14 commenti:

  1. Condivido il tuo punto di vista Piermaria.
    Anch'io sarei un liberista puro.
    E l'unica soluzione possibile per arrivare all'obbiettivo dell'estirpazione totale delle categorie professionali attuali (Ordini e Collegi) è quella dell'eliminazione del valore legale ai titoli di studio.
    Purtroppo però siamo in un paese dove quelli che ci governano (per tanto pochi che siano rispetto) sono ovunque e, quindi, anche negli Ordini e nei Collegi.
    Quanti sono i professionisti che sediono all'interno del Parlamento?
    Tantissimi. E quindi cosa ci possiamo aspettare dalla Riforma delle Professioni?
    Poco e quel poco sarà tutto tranne che in senso liberista.
    In un paese dove gli intrecci istituzioni- banche-sindacati-associazioni-finanza sono il pane quotidiano di poche persone che guadagnano sulla pelle di chi lavora veramente, cosa ci si può aspettare?
    E' da una vita che si parla di riforme e l'unica riforma vera che c'è stata è quella del mantenimento perenne dello status quo, con la difesa ad oltranza delle caste e delle cricche, che sono le due facce della stessa medaglia.
    E allora? L'unica soluzione utile che intravedo nel nostro caso è di fare il polo unico delle professioni agroambientali, così come hanno fatto gli ex Commercialisti e gli ex Ragionieri, con l'Albo Unico dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili.
    Ma sarà dura. Perché a parte quelli che siedono a Roma che hanno interessi totalmente differenti da quelli degli iscritti, c'è poi la solita stuola di rappresentanti provinciali che oltre a essere vecchi cerebralmente parlando (peggio dei dinosauri) se gli tiri via la "caregheta" gli arriva un "coccolone" alla velocità della luce.
    Un cordiale saluto,
    Elia

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  2. Basta con le discussioni sui massimi sistemi. Cerchiamo di essere concreti e soprattutto di non generalizzare e banalizzare o peggio ancora, di mancare di rispetto a chi riveste un ruolo di rappresentanza perché democraticamente eletto dai propri iscritti periti agrari. Il Cogepapi è una proposta concreta di riforma che se troverà il consenso necessario è giusto che sia attuata. Sto ancora aspettando una alternativa concreta di riforma oppure, mi pare di capire che l'alternativa sia rimanere nella situazione attuale! Allora non serve lamentarsi!
    Saluti - Vanoni Riccardo - Collegio di Verona

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  3. Carissimo Vanoni,
    il dibattito è aperto a tutti e a tutte le opinioni. Ogni riflessione, ben venga ed è meritevole di attenzione, anche quelle sui " massimi sistemi" come Tu dici, altrimenti non ci sarebbero cambiamenti.
    Mai mancato di rispetto ai rappresentanti dei periti agrari " eletti" ci mancherebbe. Insulto, l'insulto degli anonimi quando ci vuole.
    Non puoi impedirmi di esprime le mie opinioni e il mio dissenso su scelte che non condivido e/o imposte non democraticamente dai nostri rappresentanti. Tu sei per il COGEPAPI, benissimo è una Tua scelta. Io sono per " il Polo delle professioni verdi" ( agronomi-periti agarri-agrotecnici) che è una proposta concreta, che da anni in tanti sosteniamo a differenza del COGEPAPI che è una scatola vuota voluta da pochi " interessati".
    Cordialmente
    Piermaria Tiraboschi

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  4. Caro Vanoni, forse tu non lo sai.
    Ma il COGEPAPI viene imposto e non deciso dagli iscritti.
    Perchè il nazionale non ha mai fatto un referedum sul COGEPAPI?
    Chiediti chi ha interesse al COGEPAPI?
    E di che interesse si tratta.
    E' per caso l'interesse degli iscritti?
    Prima di tutto informarti su come sono andate le cose negli ultimi cinque anni, visto che ricopri anche una carica istituzionale nel tuo Collegio.
    E' troppo facile sparare sentenze a destra e a manca e ancora più facile pretendere che siano sempre gli altri a darsi da fare e star lì con le mani in mano ad aspettare la pappa pronta.
    Qui c'è di mezzo il futuro della nostra categoria, della nostra professione e della nostra previdenza.
    Per fortuna che ci sono persone che hanno il coraggio sia di criticare con dati alla mano quanto deciso da terzi, che di proporre delle alternative, valide o meno, ma pur sempre delle alternative.
    E tu sei capace di proporre qualcosa di alternativo al COGEPAPI?
    Oppure ti butti nel fosso solo perchè tutti si buttano?
    Stefano T.

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  5. Carissimo Riccardo.
    Capisco la tua lamentela. Probabilmente è la lamentela di molti iscritti che, di fronte all'unica prospettiva sulla carta (disegno di legge) del COGEPAPI presentata a livello di riforma delle professioni, per vari motivi non intravedono altre strade percorribili sul piano pratico.
    Ti ricordo però che il COGEPAPI è stato partorito da tre teste. Lascio a te indovinare quali. E per quali motivi abbiano partorito tale idea.
    Sinceramente non penso che dietro a quanto fatto dai Commercialisti e dai Ragionieri ci sia lo zampino di Galileo Galilei, ovvero che la loro riforma si trovi nel trattato scritto dallo stesso tra il 1624 e il 1630 nel "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo".
    Quanto meno spero che non ci sia da scomodare la comunità scientifica per arrivare a comporre la riforma delle professioni.
    Anche perchè ad ognuno il proprio mestiere: chi fa lo scienziato difficilmente trova il tempo per svolgere una professione. Dovrebbe essere preso dalla foga di arrivare, tramite la ricerca, alla dimostrazione delle proprie ipotesi scientifiche.
    Qui parliamo dei professionisti, del loro mondo, della loro attività lavorativa e delle loro pensioni.
    E' per questo che dovremmo cercare tutti a vedere se il COGEPAPI è la strada migliore e l'unica per i Periti Agrari.
    Io, nel mio piccolo, cerco di lanciare qualche idea, talvolta anche in maniera provocante, per stimolare delle reazioni e, ancora prima, l'intervento dei lettori.
    Certamente il mio intento non è quello di scomodare chicchesia (compreso Galileo, Copernico e altri illustri astro-fisici), ma semplicemente quello di ravvivare l'interesse e la partecipazione sulla nostra categoria, da parte in primis degli iscritti alla stessa.
    In fin dei conti questo è un blog ed ognuno può dire la propria.
    O sbaglio?
    Un cordiale saluto,
    Elia

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  6. Bene, mi sembra di capire che una proposta alternativa c'é allora organizziamo una tavola rotonda nazionale con i presidenti di Agronomi, Agrotecnici, Periti Agrari, e Forestali, invitiamo il ministro Alfano o altro referente per le professioni del ministero e vediamo se c'è una dichiarazione comune di intenti sull'albo unico delle professioni verdi. Quantomeno cerchiamo di capire cosa ne pensano i soggetti interessati e se la cosa ha dei margini di fattibilità. Finchè ce la raccontiamo tra di noi non andiamo da nessuna parte! Per cquesto continuo a sostenere che il Cogepapi ad oggi è l'unica possibilità di riforma della categoria dei diplomati professionisti.
    Saluti - Vanoni Riccardo - collegio di verona

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  7. magari non ci fossero più collegi e ordini....e preciso che il sottoscritto è un libero professionista. Che è arrivato dove è arrivato grazie alle proprie capacità e non certo per un timbro o per aver pagato annualmente l'iscrizione al collegio (in cambio di poco o nulla). All'estero ci sono le associazioni: l'associazione dei tecnici rossi, l'associazione dei tecnici dalla cravatta verde e quelli del cappello giallo...
    Perà sono d'accordo che è inutile parlare di massimi sistemi, bisogna andare al concreto. Questo però non vuol dire continuare sulla strada sbagliata pur sapendo che è sbagliata.
    Ed allora anzichè improvvisare traballanti armate brancaleone è meglio mettersi con chi abbiamo più vicino: agrotecnici ed agronomi, ognuno con le sue competenze. Ottima l'idea di chiamarlo "Polo delle Professioni Verdi".
    Per tutto il resto credo che qualunque scelta sul futuro della categoria debba essere avvallata dagli iscritti o, meglio, da quelli che hanno diritto di avvallare qualcosa, cioè chi effettivamente esercita la libera professione ed è in regola con il pagamento delle quote associative. Non basta essere democraticamente eletti. Il mio voto non è una delega e voglio dire la mia sulle questioni che interessano la mia professione ed il mio futuro. Soperatutto perchè l'80% degli iscritti al mio collegio si occupa di tutt'altro. Non è d'accordo su questo collega Vanoni??

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  8. certo che sono d'accordo. Tuttavia se uno vuole sposarsi deve almeno avere la fidanzata che è d'accordo. Qui se da un lato forse gli agrotecnici sarebbero felicissimi di unirsi ai periti agrari rendendo equipollente il loro titolo di studio anche ai fini professionali, non la vedo possibile per gli agronomi. Tuttavia queste sono solo mie impressioni e convinzioni che non valgono nulla. Ciò che vale sono i pareri di chi governa ordini, collegi e ministeri e finchè non ci mettiamo attorno ad un tavolo a discutere con loro non si fa nulla. Gli iscritti (tutti gli iscritti e non solo chi esercita altrimenti li dovremmo escludere con la cancellazione!!) potranno avvallare l'una o l'altra proposta ma il problema è che ad oggi l'unica proposta di riforma attuabile, e continuo a ripeterlo, è il Cogepapi. L'alternativa è rimanere da soli così come siamo stati per 80 anni. Forse stiamo meglio soli che male accompagnati? Chiediamolo agli iscritti con un referendum in piena regola!
    Saluti - Vanoni Riccardo - collegio di Verona

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  9. Cari colleghi, credo che al vostro dibattitro manchino un pò di informazioni.
    Sulla riforma delle professioni c'è al momento (in Parlamento) il testo unico elaborato dall'on. Siliquini (che riprende esattamente le richieste COGEPAPI) ma che si è attirato le feroci critiche di tutte le altre categoria, comprese quelle che compongono il PAT e che, in teoria, dovrebbero essere vicinissime al COGEPAPI. Ma non esiste una "proposta" targata COGEPAPI.
    Esiste unvece una proposta CUP (ancora in bozza) per il Ministro Alfano, questa proposta è stata inviata al PAT perchè la condivida, vedremo che dicono; sul punto che vi interessa la proposta di riforma CUP ammette (ovviamente) le unificazioni, ma esclude che in tal modo si possa cambiare titolo e competenze: per cui niente "ingegnere tecnico", niente annessione obbligatoria delle sezioni B degli Ordini.
    Vedremo se i tre del COGEPAPI la firmano, se lo fanno sarà solo per il terrore dell'isolamento, sarà ipocrisia massima, perchè finora hanno predicato il contrario.
    Questo lo stato dell'arte a livello nazionale sulla riforma.
    Circa il "polo delle professioni verdi", noi ne sosteniamo la necessità da circa 10 anni, quando volete se ne può ragionare. Non con il vostro nazionale nell'attuale composizione, ma lo si può fare con i singoli Collegi provinciali. Del resto non è sempre necessario che le proposte scendano dall'alto, possono anche salire dal basso.
    Se volete, noi ci siamo.
    Roberto Orlandi

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  10. Solo una breve nota per il collega Vanoni. Non è che gli Agrotecnici siano "felicissimi" di (eventualmente) unirsi ai Periti agrari perchè così diventiamo "equipollenti". L'equipollenza può essere sancita solo per legge e non ha valore professionale, dunque non centra nulla.
    Per il resto questa unificazione che noi auspichiamo rientra nella logica di sinergia e collaborazione che noi applichiamo da diversi anni alle nostre attività: pensiamo che insieme si possa crescere meglio e più velocemente che non da soli.
    Però, tanto per capirci, non è cha da soli stiamo poi così male: nel 2009 abbiamo avuto il triplo di candidati agli esame rispetto ai colleghi Periti agrari ed il più il 30% di loro era laureato. Quest'anno le domande sono in presentazione (il termine scade il 28 giugno) e crediamo di potere migliorare ancora sia il numero totale che quello dei laureati.
    L'età media degli iscritti è bassa ed ancora di più si abbasserà con questi nuovi ingressi, a livello nazionale godiamo la massima considerazione delle restanti categorie professionali e siamo inseriti strutturalmente in una serie di relazioni strategiche.
    Senza alcuna presunzione, forse, abbiamo più da offrire che non da prendere.
    Roberto Orlandi

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  11. L'apertura di Orlandi mi sembra molto interessante. E non è la prima volta che sento dire che i problemi sono a livello nazionale; in Lombardia ad esempio le tre categorie già collaborano positivamente. E poi unirsi non vuol dire sparpagliare tutte la carte (competenze). A mio modo di vedere, anzi, potrebbe essere l'occasione per definire una volta per tutte le diverse chi può afre che cosa (sempre che abbia ancora senso in un mercato libero). Certo meglio che avventurarsi in improbabili raggruppamenti con altre categorie che NULLA hanno a che vedere con la nostra.

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  12. credo che Riccardo Vanoni abbia ragione. vogliamo chiedere di più al CNPA sui motivi, nascita e finalità di Co.Ge.Pa.Pi.. Credo che molti non sappiano nemmeno di cosa stiamo parlando.
    Occorrerebbe informarsi prima di ululare ... alla luna.
    A tiraboschi ricordo che con la volgarità non raggiunge nessuno scopo se non quello di dimostrare ben poco rispetto a quello che è.
    A.Giovanni

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  13. ma quanti di questi che hanno superato l'esame si sono iscritti all'albo ed alla cassa di previdenza?
    Basta vedere il sito degli agronomi di carricato per leggere la corsa a far cassa degli agrotecnici.
    andate a leggere e vi farete una cultura. non promossa dai periti agrari ma dagli agronomi.

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  14. Alla cassa degli agrotecnici? Echissenefrega! Loro hanno almeno il doppio dei nostri iscritti all'albo ogni anno! E pensare che una volta noi eravamo oltre 26.000 e loro qualche migliaio appena.... che tristezza!!!

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