martedì 2 agosto 2011

AGRICOLTURA ITALIANA: LO STATO NEL 2011 - DATI E NOTIZIE

Lo Stato dell’agricoltura italiana 2011
27.07.11

In un contesto di crisi globale l’agricoltura italiana ha mostrato una crescita del valore aggiunto, a fronte di un aumento del valore della produzione e dei consumi intermedi. Inoltre l’occupazione agricola è aumentata di ben 17 mila unità. Questi alcuni dati del rapporto Inea, presentato il 27 luglio.

Il Rapporto sullo stato dell'agricoltura 2011 dell'Inea, è stato presentato il 27 luglio presso la sede dell'Istituto nazionale di economia agraria. Erano presenti Antonello Colosimo, Capo di Gabinetto del Mipaaf, Riccardo Deserti, del Comitato scientifico del Rapporto, Alberto Manelli, direttore generale Inea, Alberto Giombetti per la Cia, Francesca Alfano per la Coldiretti, Franco Verrascina per la Copagri, Mario Guidi per Confagricoltura, Giuseppe Piscopo per Legacoop agroalimentare, Maurizio Gardini per Coonfcooperative Fedagri Unci-Coldiretti, Elia Fiorillo per Agci – Agrital, Daniele Rossi e Luigi Pelliccia per Federalimentare e Federdistribuzione. Stefano Vaccari, direttore generale dei Servizi amministrativi Mipaaf, ha chiuso l’incontro. Nel rapporto sono affrontati alcuni temi centrali quali: la crisi economica, la volatilità dei prezzi delle commodity agricole, i mutamenti della Politica agricola comune, la diversificazione delle aziende agricole, gli effetti dei cambiamenti climatici sul settore primario e la gestione forestale. In un contesto di crisi globale, si evince dal rapporto, l’agricoltura italiana ha mostrato una crescita del valore aggiunto, a prezzi correnti, di 1,9 punti, a fronte di un aumento del valore della produzione (+2,2%) e dei consumi intermedi (+2,0%). Inoltre l’occupazione agricola è aumentata di ben 17 mila unità (+1,9%), di cui 13 mila stranieri (+16,8% rispetto al 2009). In rapporto continua spiegando che dopo la stasi del 2009, nel 2010 il fatturato dell’industria alimentare è tornato a crescere (+3,3%). L’evoluzione positiva dell’industria alimentare viene ribadita anche dall’indice della produzione industriale dell’Istat, che evidenzia per il 2010 un valore pari a 102,9 (base 2055=100), denotando una crescita del 2,4% rispetto al precedente anno. Quasi tutte le categorie di prodotti alimentari evidenziano una crescita dell’indice della produzione industriale rispetto al 2009. L’unica eccezione è rappresentata dalle conserve di frutta e ortaggi (-0,9%), anche se l’indice rimane comunque a livelli elevati grazie alla crescita degli ultimi anni. Per quanto riguarda l’ambiente, il rapporto specifica che l'agricoltura dovrà giocare il suo ruolo in vista del raggiungimento dell'obiettivo della riduzione delle emissioni comunitarie dell'80-95% entro il 2050, rispetto ai livelli del 1990. L'agricoltura infatti rappresenterà, nel 2050, un terzo delle emissioni totali dell'Ue, una quota tre volte superiore a quella attuale. La Commissione europea, per rispondere agli impegni assunti a livello internazionale, ha predisposto la Comunicazione "Una tabella di marcia per il passaggio a un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050". Secondo il documento di lavoro, il contributo del settore agricolo al raggiungimento dell'obiettivo comunitario, dovrebbe essere di un calo del 42-49% delle proprie emissioni, ricorrendo a misure quali: incrementi sostenibili dell'efficienza, recupero di biogas, uso razionale dei fertilizzanti, utilizzo di foraggi di migliore qualità, diversificazione e commercializzazione della produzione a livello locale, maggiore produttività del bestiame, ottimizzazione dei benefici dell'agricoltura estensiva e stoccaggio di carbonio nei suoli e nelle foreste. Altro tema al quale si è ritenuto di dover dedicare un’analisi è quello dei processi di diversificazione delle aziende agricole che sta investendo in maniera crescente gli agricoltori in cerca di forme di sostegno al reddito provenienti da attività agricole non tradizionali. In particolare, nel corso degli ultimi decenni, la gamma di strategie utilizzate dalle imprese agricole per far fronte alla riduzione e all’instabilità dei redditi è andata via via modificandosi, arricchendosi di nuove fonti e di percorsi alternativi di allocazione dei fattori della produzione. L’Inea, partendo dall’analisi dei dati RICA, ha cercato di fornire delle indicazioni circa la consistenza della diversificazione in Italia. L’indagine RICA rappresenta una preziosa fonte d’informazione per forme di diversificazione riconducibili all’attività agricola “strictu sensu”. Nel lavoro sono state prese in considerazione le seguenti forme di diversificazione: l’utilizzo di metodi di produzione biologica e a ridotto impatto ambientale; l’utilizzo di certificazioni di indicazioni geografiche (denominazioni di origine e per prodotti tradizionali); la vendita diretta; la trasformazione del prodotto in azienda; la partecipazione a programmi di estensivizzazione, di conservazione del paesaggio e a difesa della biodiversità; la presenza di attività agrituristiche; i noli di macchine (contoterzismo attivo); gli affitti di terreni e fabbricati aziendali. Il quadro della diversificazione è completato dalla pluriattività, identificata con la presenza di un qualche reddito da lavoro (dipendente o indipendente) extraziendale percepito da un qualunque componente della azienda-famiglia. La trasformazione in azienda e la vendita diretta risultano nel complesso le attività di diversificazione più diffuse tra quelle prese in considerazione: si tratta di attività non strettamente agricole ma che mirano alla valorizzazione del prodotto agricolo aziendale e, quindi, che mantengono le risorse aziendali nell’ambito della filiera agricola. La diversificazione può essere, in conclusione, indicata come un’opportunità per le aziende agricole di integrare e stabilizzare i bassi redditi, consentendo la sopravvivenza stessa di una certa tipologia di attività primaria, recuperando uno spazio di autonomia decisionale.

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pt/2011/gmt/08

1 commento:

  1. Gli agricoltori, comunque, ci mettono del loro.......
    Cosimo Pepe

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