giovedì 1 settembre 2011

MANOVRA ECONOMICA, RIFORMA DELLE PROFESSIONI INTELLETTUALI E RINNOVO DEL CNPA.

Per Agr Mario Braga


Largo Piamarta, 2/4


25025 MANERBIO (BS)


E-Mail studiodebra@hotmail.it


Cell. 335 5954187


                                                                                                                              Manerbio, 31/08/2011




Oggetto: Manovra Economica, riforma delle Professioni Intellettuali e rinnovo del CNPA


Cari Colleghi


ci risiamo.


Dopo decenni di discussioni, commissioni, documenti, proposte di legge, decreti legislativi, meeting, conferenze, congressi, accordi formali o sostanziali fra categorie, posizioni politiche e istituzionali, delibere d’intenti o di merito vere o inventate degli Ordini e dei Collegi il Governo sulla materia ordinistica ha pensato bene di partorire …. il nulla.


Ovviamente è sempre meglio il nulla che il caos della prima stesura.
Ciò che mi ha colpito, però, è stata la tempestiva presa di posizione che le professioni intellettuali hanno divulgato acclamando lo sventato pericolo. La nostra (quella dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati) nel coro generale non ha fatto mancare il proprio sibilo.
Quasi si avvertiva nei giorni precedenti il parto della “seconda” manovra, ovviamente correttiva della prima, il respiro affannoso dei presidenti delle categorie intellettuali alzare un turbine uraganico.
E’ avvenuto così che travolti dall’onda anomala delle professioni ha deciso di virare.
C’è da chiedersi:
La montagna ha partorito il topolino?
La campagna è sterile?
La rivoluzione è finita ancor prima d’iniziare?
Dov’è finita la modernizzazione delle intelligenze italiche?
Finalmente l’art. 33 della Costituzione è salvo?
Gli Ordini e i Collegi sono salvi!


Interrogativi che più che richiedere una risposta andrebbero posti all’interno dei dibattiti categoriali per comprendere dove vogliamo andare, con chi vogliamo percorrere questo confuso, estemporaneo, convulso tratto di strada e con quali strumenti intendiamo attrezzarci per affrontare le interlocuzioni di una politica a dir poco “disorientata”.


In noi e in quanti si ostinano a ricercare percorsi di sviluppo, crescita, miglioramento delle qualità di civiltà, rimane l’amarezza di un tempo che esigerebbe livelli rappresentativi e propositivi di ben altro valore. Ma se dobbiamo fare i conti con la farina che abbiamo nella nostra “farinera”, lo sconforto ci assale pensando a quanto era amaro il pane nero di vecchia memoria.
E noi, professionisti agrari, in questo contesto, anziché inseguire correnti ascensionali, ci ritroviamo scaraventati nelle viscere di un nulla di fatto.
Siamo ancora ai blocchi di partenza e tutto appare ed è come prima… tutto inalterato.
Con questa manovra abbiamo cambiato talmente tanto che, come società, specchiandoci ritroviamo gli stessi profili di sempre, forse un poco alterati.
E’ per questo che leggendo gli interventi della nostra presidenza mi assale il timore di un già visto.
Così come ritengo sia un già visto, e ciò mi preoccupa, l’osservare il permanere di quelle aree di anacronistica resistenza gestionale che vorrebbe riproporre al CNPA, dopo vent’anni, lo stesso ufficio di presidenza, quasi fosse una garanzia di continuità.
Questa volta lasciamo fuori dalla porta la questione giudiziaria, etica, morale, deontologica e professionale.
Stiamo sul pezzo.
Nella nostra categoria amareggia constatare quella spasmodica ricerca di consenso per farsi eleggere nel CNPA, che sarebbe legittima alla sola condizione che sia accompagnata da un contenuto, da un progetto, almeno da un’idea. Da un coerente e concreto programma che finalmente rimuova l’ingessatura categoriale a cui siamo stati costretti in questo lungo periodo. Ed invece si ripetono riti, suffragati solo da insistenti voci, di Collegi che incrociano anche a distanza sostegni e consensi a colleghi che nemmeno conoscono, con la giustificazione di penalizzare coloro che conoscono fin troppo bene.
Mi giro e, invece, vengo assalito da un vento diverso, nuovo. Trovo allora conforto e speranza nei programmi che in questi giorni leggo su vari siti o inviatimi via E-Mail. Programmi del Sud, del Centro e del Nord Italia.
Mi sembra di capire che abbiano tutti un comune denominatore: riprendere la strada del riconoscimento delle nostre indiscusse qualità professionali e di un profondo rinnovamento della categoria.
Ormai è diffusamente avvertito che l’ufficio di presidenza in carica dopo vent’anni appare consunto, ripiegato su se stesso, incapace di guidare la nostra straordinaria categoria.
Come in ogni campagna elettorale, dagli uffici centrali, la resistenza regnante, però, irrora l’Italia delle sue sollecitazioni, cercando in tutti i modi di riaffermarsi giocando su “miserie” personali, divisioni strumentali e forse anche qualche sottile, subliminare richiamo.
Il mio augurio è che quei presidenti che hanno a cuore la categoria abbiano uno scatto di qualità. Decidano, questa volta, di chiudere una stagione ricurva su stessa, artritica, per aprirne un’altra coinvolgente, compartecipata, collaborativa, propositiva, rivendicativa.
Una stagione in cui ogni Presidente e ogni Consigliere Provinciale e Regionale si sentano attori coprotagonisti della rappresentanza dei professionisti esercitanti e di coloro che iscritti aspirano e credono al valore delle qualità delle prestazioni intellettuali.
Una stagione che sappia offrire agli italiani una moderna categoria intellettuale.
Il nostro è il “lavoro più bello e antico del mondo”.
Non lasciamoci sfuggire l’occasione di aprire una nuova speranza a tutti i periti agrari e periti agrari laureati italiani.
Un cordiale saluto a tutti
Mario Braga


pt/2011/gmt/08

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