lunedì 23 aprile 2012

ORGOGLIO E FUTURO : IL DOMANI DEI PERITI AGRARI



ASSEMBLEA PRESIDENTI PROVINCIALI

20-21 APRILE 2012 ROMA

Gentilissimi Colleghe Colleghi


Se alzo lo sguardo alla nostra Assemblea Nazionale, se percorro l’intensità di quei due giorni, se ritrovo gli occhi di ogni collega e la loro attenzione non posso che provare un sentimento di profonda emozione.
Volti di Professionisti e di iscritti che sono venuti a Roma per partecipare ai lavori, impegnativi, complessi e proprio per questo appassionanti della nostra assemblea nazionale, testimoniano tutta la nostra storia, per scriverne e viverne una nuova pagina.
Nella nostra assise nazionale, la prima organizzata con il coinvolgimento dei partecipanti, e impostata su tesi precedentemente indicate e documentate, è trasparso da tutti i presenti e da ciascuno, quell’espressione che mi fa affermare che la nostra è una categoria viva, composta di persone che svolgono attività professionale, preparate, di qualità intellettuale, che esprimo una passione civile ….. che sono oneste… oneste e trasparenti, e che amano la loro professione. Se qualcuno è uscito dal seminato, se altri hanno espresso posizioni preconcette, si è trovato in una condizione marginale e ininfluente.
La prima assemblea nazionale del nuovo corso è stata un momento di assoluta novità partecipativa.
E la soddisfazione del bel risultato mi fa affermare che se le nostre radici sono così solide non da meno lo sono anche i nostri “presidi” territoriali. Il nostro “essere” categoria, si fa solido mosaico di servizio alla società, all’economia e alle professioni. Un ruolo e un servizio offerto a tutto il Paese.
Seguendo le tracce della prima assemblea nazionale dei “Periti Agrari e colleghi laureati”, perché tale è stata in quella rappresentanza espressa da Presidenti motivati, ritroviamo alcune proposte e alcuni spunti alla riflessione che dovranno solidificarsi nel principio della “continuità”.
Quando, dopo Roma 2012, qualcuno esterno alla nostra esperienza professionale troverà il tempo per indagare il tracciato della nostra storia, incontrerà esperienze di alta qualità, incontrerà certamente anche queste giornate d’intensa elaborazione.
Ma l’invito, ad un incontro e ad un approfondimento, che rivolgiamo agli altri, non possiamo distrarci e dimenticarci che dobbiamo farlo nostro. Siamo noi che per primi dobbiamo avere la pazienza e l’aspirazione di “riconoscere” i nostri riferimenti, i nostri punti cardine.
Siamo noi che dobbiamo recuperare la consapevolezza di qualità vissute e di esempi da imitare.
Appartiene a Noi il dovere … il dovere, di riconoscere ogni pulsazione, ogni tensione, ogni espressione che generata nel passato si è manifestata nella sala congressuale, perché questo ci renderà “Essere” categoria.
Questa sarà la migliore risposta a quanti ancora si ostinano a vivere dentro la categoria scambiandola per un’arena.
Ma voglio andare avanti, certamente dentro la “terra” ma “oltre” la terra. Quella terra che in troppi chiamano madre e che trattano come serva.
“Essere Categoria” evoca innanzitutto recuperare l’orgoglio d’esserci stati e d’esserci, rivendica una responsabilità e una relazione con la società.
E noi possiamo affermare che siamo e saremo categoria partendo dall’orgoglio che scaturisce dall’aver fatto il nostro dovere e di non aver indietreggiato nemmeno nei momenti più annebbiati.
Un orgoglio che ha permesso di non disarmarci e di non consegnare il nostro futuro nelle mani indefinite e sconosciute di strumentalità fini a se stesse.


Un orgoglio che ha sostenuto coloro che ancor oggi mantengono presidi difficili nelle nostre Province ed in ogni Comune della nostra amata e giovane Italia.
Presidi vissuti con spirito di trasparente volontariato.
Oggi, però il tempo è grave e interroga ogni alveolo della società, ogni cittadino, ogni realtà strutturata e associata. Interroga anche Noi.
Come Don Abbondio siamo di fronte ad un bivio e forse nella convulsione e nella confusione attuali troppi “bravi” ci consigliano cosa fare e dove andare.
Un bivio che, però, rischia di diventare un ossimoro geografico.
L’assemblea nazionale non ha certamente contribuito a dipanare alcuni aspetti del processo riformatore, ma ha avuto il merito di aver posto “la domanda” sul nostro futuro.
Una domanda posta senza enfasi, senza indicazioni o soluzioni precostituite, cercando di offrire, anche, alcuni strumenti di riflessione di approfondimento.
Il risultato finale è passato così in secondo ordine. Che abbia vinto di poco il “no” al COGEPAPI, non significa l’abbandono di quella opzione, almeno così la leggo io.
Significa che, in tempo stretti, le dovremo valutare tutte.
Una responsabilità certamente gravosa che dovrà coinvolgere tutti i livelli della categoria in un approfondimento particolare, in uno sforzo certamente particolarmente impegnativo.
Del resto non possiamo delegare ad altri la tutela e la valorizzazione delle nostre qualità professionali.
Lorenzo Benanti, il nostro nuovo Presidente, come un timoniere ha trasmesso questa pacata, serena, ma altrettanto forte e determinata consapevolezza.
Siamo consapevoli che stiamo attraversando un tempo in cui i Governi ci costringono ad una rincorsa per raggiungere la meta della riforma, o meglio delle riforme.
Troppe volte il termine “riforma” viene però strattonato, strappato rendendolo funzionale solo a chi lo enuncia.
Un pò come i fogli dei giornali che i poveri utilizzano per ripararsi dal freddo dell’inverno.
Non essendoci nulla di nuovo sotto il sole, lasciatemi allora citare Macchiavelli, affinché sia chiaro che nulla è assoluto e nulla è scontato quando si vuole cambiare.
“E debbasi considerare, come non è cosa più difficile a trattare, né più dubbia a riuscire, né più pericolosa a maneggiare, che farsi capo di introdurre nuovi ordini.
Perché l’introduttore ha per nemici tutti quelli che delli ordini vecchi fanno bene, et ha tepidi defensori tutti quelli che delli ordini nuovi farebbero bene. La quale tepidezza nasce, parte per paura delli avversarii, che hanno le leggi dal canto loro, parte dalla incredulità delli uomini; li quali non credono in verità le cose nuove, se non ne veggono nata una ferma esperienza. Donde nasce che, qualunque volta quelli che sono inimici hanno occasione di assaltare, lo fanno partigianamente, e quelli altri defendano tepidamente; in modo che insieme con loro si periclita.” (si corre un rischio) –
Ciò che le istituzioni ci propongono come panacea dei problemi dell’Italia, altro non è che il rifugiarsi in qualche anfratto per non sentire il battito della grandine sulle mani. I veri nodi rimangono in un archivio …inevasi.
Ci viene proposto di riformarci.
Rispondiamo: “Siamo qui, siamo pronti, anche applicando coerentemente codici etici e deontologici. Siamo pronti a scriverli e ad “applicarli” a tutti. L’Assemblea è stata unanime.
Siamo pronti a riformarci chiedendo al Paese di riformarsi, soprattutto in quella struttura istituzionale ormai in deficit di credibilità.
Ci viene chiesto di aprirci:
Rispondiamo: “Siamo aperti molto più dei monopoli mimetizzati di altre realtà rappresentative e organizzate. Quanti interventi ho/abbiamo ascoltato durante i lavori della Commissione I° su questo tema.
Il nostro terreno da coltivare sembra proprio quello della lotta alla mimetizzazione delle prestazioni professionali in uffici non professionali.
Certo il nostro esercito è pari a poco meno di 17.000 iscritti, e solo poco più di tremila esercitano. Di questi il 40 % versa alla nostra Cassa i contributi: soggettivo e integrativo, minimi. Ma l’orgoglio di una qualità riconosciuta ha fatto esclamare a molti che “non abbiamo paura” di nessuna concorrenza con le altre categorie intellettuali. Sia che siano più numerose, sia che rivendichino livelli di competenza maggiori.
Non abbiamo paura nemmeno di affrontare la sfida riformista del sistema dei servizi e delle prestazioni all’agricoltura, che vedono le organizzazioni agricole arroccate in una strenua, antistorica e forse illegittima difesa delle loro prerogative.
Questo Governo e il Parlamento, oltre delle riforme delle libere professioni sarebbe opportuno che si occupino, concretamente anche delle prestazioni professionali, del rispetto dei principi di libera concorrenza. Allora, solo allora, ci troveranno pronti ad accompagnare questo irrinviabile processo di cambiamento.
Certamente assisteremo ad una accelerazione dello sviluppo del settore rurale ”. Sfido qualsiasi economista a quantificare il risparmio del sistema Italia con l’attuazione della riforma della nostra professione.
Sfido qualsiasi economista a calcolare, invece, i benefici del comparto agricolo e di tutta la filiera, se fosse liberalizzato nell’accesso alle prestazioni professionali e ai servizi, svolti anche per il Pubblico.
Davvero di qualità l’intervento, intriso di sollecitazioni, del collega Bagnara sulle nuove competenze che apriranno scenari di nuova professionalità. La sua particolare esperienza in giunta in Provincia a Forlì e a Bruxelles gli permette certamente d’avere una “scenografia” ampia delle prospettive future del sistema agricolo e di tutto quanto vi sta “dentro”Ci chiedono di formarci.
Rispondiamo che non abbiamo bisogno di scomodare il Libro Bianco di Èdith Cresson, né di scrivere nuovi libri Bianchi e Verdi della Comunità Europea. Noi viviamo quotidianamente in un contesto di aggiornamento e siamo immersi in un processo di formazione e aggiornamento continui, più di qualsiasi altra categoria intellettuale. La professionalizzazione e la formazione continua è stata oggetto d’interevento non solo nelle Commissioni, ma anche da parte di alcuni rappresentanti degli Ordini e dei Collegi che hanno voluto riconoscerci come “interlocutori”. (Agronomi, Agrotecnici, Geometri, Periti Industriali, Ingeneri, Tecnologi Alimentari)
I percorsi formativi! Li ufficializzeremo attraverso modelli riconosciuti anche dai Ministeri competenti. Li attueremo riformando il nostro strumento operativo … Una Nuova Fondazione?
Ci spiegano che le Tariffe sono uno strumento giurassico. Una sorte di piombo alle caviglie dello sviluppo.
Noi rispondiamo che le nostre tariffe, i nostri compensi… il denaro che ci spetta per la qualità della prestazione che offriamo, sono talmente ancorate al contesto in cui vengono proposte che ogni comparazione con altre categorie si ammala di ittero.
Le nostre parcelle per le qualità prestative che offriamo, forse, dovrebbero essere riviste al rialzo. Lo ha detto qualcuno.
Il segno meno sulle nostre fatture non esiste. Esiste solo il segno rosa, cioè il segno di coloro che faticano a pagare. Pochi invece sono gli insoluti. Prova ne è che non ho mai visto scorrere fiumi di sudore nei Consigli Provinciali per liquidare le parcelle.
Siamo sollecitati a fonderci, unirci. La domanda per qualche attimo sembrava assumere la centralità della scena.
Dopo un confronto in sede di Commissione, durato fino all’espulsione dalla sede congressuale, (era l’ora della chiusura), la mattina seguente, nella fase conclusiva, si è arricchito di una verifica nominale e motivata.
L’ha richiesta il Presidente, forse per rispondere alle precise domande poste il giorno prima dai presidenti Jogna, Savoldi, Orlandi e l’intervento galleggiante del rappresentante degli agronomi.
Ne è uscito un risultato pari a 23 collegi favorevoli al COGEPAPI, 28 favorevoli ad altra aggregazione o ad altro percorso di valorizzazione della nostra categoria e 8 Collegi propensi ad indagare meglio le varie ipotesi.
Ma davvero questo Paese chiede la semplificazione del sistema rappresentativo delle professioni intellettuali?
Non ho mai incontrato una sola signora o un signore per strada che lo chiedesse.
Davvero questo determinerà coesioni e forze rappresentative più elevate?
Davvero le riforme del sistema scolastico universitario ci portano in questa direzione?
Davvero la politica chiede queste vaste rappresentanze?
Su questo tema la letteratura ordinistica è talmente ricca che, dopo aver letto i documenti di altri Ordini e Collegi, debbo confessare, non ho ancora recuperato la ragione rafforzante il processo di fusione delle professioni intellettuali.
Anche il vivace e rispettoso dibattito della nostra assemblea ne è la riprova. A tratti, sono apparse posizioni che avevano il sapore di una qualche approssimazione, anche questo ci sta. Altri pur avendo una convinzione hanno richiesto un ulteriore approfondimento.
Da parte mia ho imparato che due a tre debolezze non fanno una forza. Due competitori non arriveranno mai insieme al traguardo.
Che un arbusto che nasce ai piedi di un albero faticherà a raggiungere la luce del sole.
Ma, altresì, ho imparato che tenendosi per mano si può andare lontano. Ma se la mani sono quelle di un’antistorica difesa delle proprie prerogative, che strattona all’indietro, non si va da nessuna parte. Oppure se qualcuno ritiene di tirarci in direzione a noi improprie, si rischia di perdere terreno.
E davanti agli occhi si dischiudono scenari diversi: COGEPAPI, professioni del territorio, ovvero agricole… o meglio verdi? Rimanere quello che siamo ed allungare la nostra mano.
Quale strada intraprendere? Innanzitutto so quali strade non intraprendere: “Le scorciatoie”.
Non credo alle fusioni a freddo o a miscellanee senza collanti.
In altri termini, potremmo fonderci in COGEPAPI, costituirci in Professioni Tecniche Agricole, oppure rimanere quello che siamo, una grande categoria funzionale ad un comparto e al Paese. Rimettendo, però, in moto la nostra categoria. L’unica cosa da non fare è rimanere fermi…
Si può pensare persino che potremmo percorrere tutte e tre le strade insieme ma .. “pregiudizialmente bisogna “essere”. Per una categoria… per noi …. questo significa “avere memoria del futuro piuttosto che rimpianto del passato”…
Nel frattempo
E per “essere” c’è bisogno di storia ed un di più di freschezza. Maria Grazia, (Passarelli) scherzando, mi diceva che a cinquant’anni non si dovrebbe essere ricandidabili. La Commissione ha sancito il principio del limite dei mandati. Lo diciamo da anni. Abbiamo appena vissuto un cambio sofferto di presidenza, dopo soli vent’anni, più sei, di continuità. Ma ha sancito anche il principio che le cariche dei Collegi siano ricoperte da iscritti alla Cassa, ovviamente con partita IVA. Va da se che i Piccoli dovranno crescere ascoltando la forte sollecitazione di Giulia (Parri).
I “servizi” agli iscritti
In assemblea ho avvertito tutta la vivacità delle donne. Certamente miglioriamo anche grazie a loro.
Ma parlando di aggregazioni all’orizzonte sono comparse altre figure. Quelle che abbiamo perso e trascurato e alcune nuove che da poco si sono affacciate sulla scena. Gloria (Gariboldi) e Mollica hanno recuperato una memoria perduta … gli Enologi.
Sembra che ci vogliano imporre la fusione della nostra Cassa con altre.
Al Governo rispondiamo: “le soluzioni alla difficoltà del welfare non le si risolveranno accattonando qualche briciola sotto la tavola.
Se qualcuno vuole buoni esempi ci imitino e riformino la previdenza sgombrandola da quel condominio pubblico pericolante.
Noi nel frattempo cerchiamo di cementare le risorse dei nostri colleghi, affinché le ritrovino quando il tempo chiamerà ad un meritato traguardo… la pensione. Mimmo (Giannotta) ci ha confortato con dati certi. La nostra cassa ha una sostenibilità di cinquant’anni.
Cassa e Collegio devono essere i due pilastri della nostra casa comune: la professione.
Il Governo ed il Parlamento, Le Regioni “ci chiedono”…. e noi dobbiamo rivendicare una maggiore attenzione. Ci chiedono… e noi chiediamo loro perché siamo e vogliamo essere soggetti coprotagonisti della vita del nostro Paese.
Siamo soggetti, non propaggini sociali.
Siamo attori non comparse.
Non siamo ne utili idioti, ne servi sciocchi, di nessuno.
Siamo professionisti.
Ed infine.
Qualcuno richiama percorsi e idee come fossero verità assolute.
Rispondiamo che le complessità non trovano la migliore soluzione in decisioni preordinate, preconfezionate e precotte.
Le soluzioni migliori si generano dall’impegno di tutti.
Questo impone un maggiore impegno all’ascolto di tutti e una maggiore disponibilità ad addentrarsi nel merito delle questioni.
Noi oggi, abbiamo partecipato ad uno straordinario appuntamento – congratulandoci con il nostro rinnovato CNPA (Bravi) - dimostrando che al nostro capezzale e bene che non si fermi nessuno e che a noi si avvicini solo chi riconoscendoci intende percorre con noi un qualche tratto di strada.
Mario Braga

2 commenti:

  1. beh che dire....grazie Braga per l'appassionato e dettagliato resoconto. E grazie al nuovo CNPA. Mi raccomando però: INFORMAZIONE! walter

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  2. Mi hanno riferito della splendida e democratica assemblea dei Presidenti che si e' svolta a Roma nell'ultimo week end. Dopo tanti anni si e' svolta una riunione dove TUTTI hanno parlato ed espresso le proprie idee, dove finalmente i collegi, presenti, hanno finalmente dato il loro assenso o dissenso al famoso progetto co.ge.pa.pi che d'ora in avanti abbrevieremo in co.ge.pi. Il vento e' cambiato......continuiamo così, nella speranza di risollevare la categoria che negli ultimi anni ha raccolto poco e niente. Ciao Graziano

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libertà ma nel rispetto