giovedì 17 febbraio 2011

CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA DEI PERITI AGRARI: LINEE DI PROGRAMMA - DIALOGO FRA LE CATEGORIE

Abbiamo ricevuto il documento presentato e discusso alla riunione generale del Consiglio Lombardo dei Periti Agrari tenutasi a Cremona il 22 Gennaio c.a.
Lo pubblichiamo con soddisfazione convinti che sia un positivo contributo alla dialettica e ad una riflessione sulle  prospettive che la Categoria dovrà affrontare nell'immediato futuro.
E' un documento aperto e ricco di alternative sulle quali confrontarci per costruire il nostro domani professionale ed è in particolare  un invito alle giovani e ai  giovani colleghi ad essere protagonisti del loro futuro.
PeritiAgrariLiberi
Piermaria Tiraboschi



DOCUMENTO DEL CRPA

 ( CONSIGLIO REGIONALE LOMBARDO PERITI AGRARI)

INCONTRO CREMONA 22 GENNAIO 2011

Linee programmatiche CRPA - DIALOGO FRA LE CATEGORIE


Il documento è aperto a tutti contributi, interni ed esterni al CRPA, sempreché vengano espressi nel pieno rispetto dei colleghi e abbiano la finalità di un impegno orientato alla crescita della nostra categoria.


Il documento è stato votato dal CRPA, con il voto contrario del Presidente di Bergamo e con l’astensione dei rappresentanti del Collegio di Cremona. Quest’ultima motivata dal fatto che nella stessa seduta si è sancita l’ufficiale partecipazione del Collegio di Cremona al CRPA.

IL CRPA riunitosi in data 22 gennaio 2011 a Cremona, con voto favorevole delle Province di Brescia, Mantova, Pavia, Como, Milano; voto contrario del Collegio di Bergamo e astensione motivata del Collegio di Cremona. (Astensione dovuta alla richiesta di approfondimento della materia vista il rientro ufficializzato in data odierna nel CRPA), ha approvato il Documento di seguito riportato. Il Documento rappresenta la linea programmatica del CRPA Lombardia ed è aperto ai contributi di Collegi Provinciali della Lombardia, dei colleghi iscritti agli Albi della Lombardia e di tutti i Collegi e Colleghi italiani.

Il CRPA visto il dibattito in essere sulla riforma delle Professioni Intellettuali e del dibattito interno alla nostra categoria, ritiene che:

Qualsiasi, dibattito, confronto, riflessione fra il CNPA, i Consigli Provinciali, i Coordinamenti e i Consigli regionali e gli Iscritti alla categoria debbano svolgersi in un contesto di correttezza garantendo pari opportunità di espressione di pensiero. Ciascuno deve essere in grado di esprimere e comunicare il suo contributo di pensiero attraverso gli organi d’informazione della categoria.

Purtroppo, da lungo tempo, lamentiamo che la gestione nazionale abbia impedito il dibattito interno alla categoria, determinando proposte unilaterali.

Si propone che la categoria faccia un salto di qualità nella fase di dialogo e confronto interno organizzando e promuovendo momenti paritari di confronto sui temi che la coinvolgono. Momenti anche dialettici sempre orientati ad affrontarne e sviscerarne i contenuti. Si dipanerebbero così interventi estemporanei di colleghi che esprimono giudizi fondati su pregiudizi e non sulla valutazione del portato e del valore delle rispettive proposte.

Fra i temi più rilevanti che da tempo coinvolgono la nostra categoria vi è il progetto CoGePaPi. Così come è stata proposta e promossa la proposta CoGePaPi appare forzata e senza elementi di merito sufficienti a valutarne la portata storica. Una riforma che, se approvata, inciderebbe profondamente non solo sui nostri modelli organizzatici ma anche e soprattutto sulle prospettive delle nostre specifiche competenze.

Credere in un processo, in un’idea non è di per se sbagliato, lo è quando questa idea intende affermarsi non con strumenti persuasori, ma con metodi di carsica strumentalità.

Il CRPA e ogni suo componente, anche in termini dialettici, non si è mai sottratto al dibattito sui temi della riforma delle professioni intellettuali.

Non condividiamo, pertanto, il metodo adottato dal CNPA di proseguire sulla presentazione di posizioni unilaterali, marginalizzando, in termini informativi e divulgativi gli altri contributi. (vedi incontri di Lonato e Brescia).

Riteniamo che le affermazioni, spesso riportate sul “Perito Agrario” non corrispondano realmente a quanto viene espresso dai colleghi nelle sedi pubbliche e, pertanto, respingiamo la considerazione che solo una piccola minoranza abbia un pensiero e una linea diversa da quella della maggioranza dei membri del CNPA.

La diversità di pensiero e di proposte assumono valore positivo e propositivo se tutti le considerano un contributo alla crescita e allo sviluppo della categoria. Idee, progetti e proposte devono avere analoga cittadinanza.

Respingiamo con forza l’affermazione e la demonizzazione, divenuta un rituale, del pensiero altrui. Ogni posizione anche contraria al pensiero centrale non può essere licenziata quale demonizzazione di quanti parlano a vanvera (citazione del Perito Agrario). La democrazia è il dovere di chi governa di garantire la voce a chi la voce non può farla sentire. La reciprocità diventa pertanto non solo un principio biblico ma anche e soprattutto etico categoriale.



Respingiamo, altresì la convinzione che le ventilate e mai accertate “minoranze” debbano essere messe in condizioni di convincersi della bontà della fondazione della nuova triplice (CoGePaPi). Il CRPA non capisce perché non si debba valutare una proposta alternativa altrettanto qualitativamente degna d’interesse. Non si capisce, perché, le informazioni sbagliate siano sempre da addossare agli altri e non forse, almeno in parte, in chi ha inteso proporre la costituzione del CoGePaPi.



Se ci fermassimo qui, potremmo considerare queste premesse come il solito elenco di scontati principi generali. Per questo il CRPA intende proporre alcuni schematici punti di riflessione, certo che i colleghi del CNPA e tutti i colleghi italiani possano esprimersi nel merito delle stesse tematiche.



1) Una prima affermazione. Una categoria è forte quando il territorio ne riconosce le qualità. Non sono solo i titoli di studio e/o i percorsi professionalizzanti che rendono il professionista figura riconoscibile dalla società e dalle economie. Basti frequentare, uffici, imprese, realtà organizzate, istituzioni, cioè, basta addentrarsi in realtà operative, BASTA INCONTRARE I NOSTRI COLLEGHI SUL TERRITORIO, per capire che i percorsi professionalizzanti portano molte volte in direzione diverse da quelle intraprese con la scelta scolastica e universitaria o ne vengo ampliati, migliorati. Ne discende e consegue una prima domanda: “A che punto siamo in Italia nella piena e diffusa affermazione della nostra categoria? Cosa è stato fatto in questi ultimi vent’anni per riconoscere giuridicamente e territorialmente le nostre nuove e consolidate qualità professionali?

2) La difesa delle prerogative corporative è ancora valida, così come l’abbiamo vissuta dal dopoguerra ad oggi e in una società che ha attraversato trasformazioni profonde, collocata in un contesto europeo e internazionale? Forse andrebbe recuperato, almeno come contributo al dibattito, quel lavoro promosso dal Collegio di Brescia e sostenuto dalla Fondazione CAB nel 1989. (I° congresso europeo dei tecnici agricoli). Un’amara considerazione: “purtroppo i cestini della nostra categoria sono pieni di buoni pensieri”. Pensare che ancora la nostra sede sia collocata nell’ambito del Ministero di Giustizia ci appare incomprensibile. E se la domanda ha un qualche fondamento: “Quali sono le iniziative che il CNPA ha messo in atto per promuovere la modernizzazione della categoria? Basterà il progetto CoGePaPi, cioè l’unione fra Noi, Periti Agrari e Periti Agrari Laureati, i Geometri e i Periti Industriali per affermare le funzioni agricole, territoriali e agroindustriali, nostre specifiche?”

3) La nostra identità categoriale può contribuire a costruire in Italia un nuovo modello delle agricolture, dei territori, dell’ambiente e delle agro-industrie? Su questi temi abbiamo letto in questo periodo interessantissimi articoli e prese di posizione di autorevoli esponenti del mondo accademico, economico produttivo, politico nazionale ed europeo. Questi “Osservatori Privilegiati” manifestano la convinzione, che certamente avete visto, che la nostra è una delle rare categorie che ha FUTURO. Se, queste riflessioni, sono già state oggetto di valutazione nel CNPA, allora, insieme, dovremmo spostare l’asse del nostro obiettivo principale, volgendolo verso quelle rivendicazioni che devono riconoscerci pari dignità agli altri attori rappresentativi e di servizi alle imprese e al territorio. Un riconoscimento che dovrebbe aprire spiragli professionali vasti e qualitativamente interessanti. Una categoria moderna, la nostra, che diversamente da altre può e deve crescere. Purtroppo, registriamo che da vent’anni le azioni di tutela e promozione delle nostre prerogative professionali non hanno trovato nel CNPA pieno e convinta condivisione e sostegno. Le azioni del CNPA, anche giudiziarie, sono state in larga parte orientate verso i nostri colleghi.

4) La riforma del sistema scolastico e universitario italiano ha visto una nostra inadeguata e poco considerata partecipazione. Tema questo, che per ragioni professionali dovrebbe stare a cuore al Presidente Nazionale.

Sulle riforme e sulla riforma potremmo dilungarci a lungo, certo è che le lodevoli iniziative locali (convegni, dibattiti, confronti, meeting, riflessioni, tavoli concertativi) sono rimaste nell’ambito dei contributi marginali e non è affiorato, invece, un nuovo modello relazionale tra la nostra categoria e le nostre scuole e le nostre università (fatte salve alcune circoscritte realtà territoriali). Dobbiamo chiederci: “le nostre Scuole possono essere, unitamente alle nostre università i luoghi privilegiati e principali per affermare la nuova professione di Esperto Agricolo? Le riforme si trasformano da opportunità a problemi se le categorie non ne sanno accompagnare la stesura e l’applicazione.

5) Parallelamente alla riforma del sistema scolastico e universitario, in Italia e solo in Italia, stiamo discutendo da almeno vent’anni (insediamento dell’attuale governo della nostra categoria) delle riforme del sistema delle professioni intellettuali. Una sorte di danza sudamericana interminabile. La nostra categoria, in questo ventennio, ha applicato una sola scuola di pensiero: “quella della difesa delle prerogative di funzione pubblica del nostro Collegio”. Marginale e insufficiente è stata l’azione intrapresa per riconoscere i nuovi livelli professionalizzanti da noi raggiunti. Quanto è legato il nostro pensiero ad un modello corporativo ormai relegato fuori dal contesto delle dinamiche sociali? Non ci siamo accorti che una riforma Costituzionale e qualche centinaio di nuove leggi nazionali e regionali hanno, nel frattempo, cambiato lo scenario nel quale operiamo? Oggi siamo ancora lì, nella nostra trincea, a difendere ciò che ormai è superato dall’evidenza del nostro quotidiano esercizio prestativo. L’unica novità legislativa di rilievo di quest’ultimo periodo è stato il riconoscimento di n. 6 Associazioni Intellettuali. Il CRPA ritiene che la nostra categoria debba accasarsi presso il Ministero dell’Agricoltura, in Regione presso l’Assessorato regionale all’Agricoltura e nelle province presso le CCIAA.

6) Nel ritardo delle riforme annunciate, abbiamo messo in atto un sistema di riconoscimento delle prerogative professionali che definirlo una presa in giro è dir poco. I nostri Esami d’abilitazione vanno profondamente rivisti, anche per contribuire ad un significativo risparmio di risorse pubbliche. Questi esami costano e costano cari allo Stato. Forse andrebbe recuperato il lavoro fatto dalla Commissione ad hoc istituita (Lo Murno, Marsura, Braga, Di Biase). Proposta che è stata cestinata dal CNPA. Se siamo fermi a poco più di tremila iscritti alla Cassa forse dovremo aprire una approfondita riflessione rispetto alle nostre politiche categoriali.

7) Vi è poi, una questione strutturale, organizzativa. Conosciamo le obiezioni che scaricano sui territori la debolezze organizzative della categoria. I nostri Collegi sono quello che sono. Con cinquanta, cento iscritti e con bilanci limitati le prospettive sono certamente indebolite, rallentate. Anche a questa obiezione rispondiamo con determinazione che avremmo potuto intraprendere altri modelli organizzativi, anche “pensando” a Collegi Regionali, o comunque alla legittimazione valorizzazioni del Livello Rappresentativo Regionale. (Coordinamenti, Consigli Regionali). Una azione che abbisogna di particolari atti Parlamentari, ma solo di deliberati del CNPA. Da più di vent’anni parliamo di Coordinamenti Provinciali. Vi è pure stata una riforma Costituzionale che ha trasferito le competenze agricole alle Regioni e quelle professionali vengono considerate materie di legislazione concorrente (Art 117 Costituzione Italiana). Il CNPA non ha mai fatto un atto ufficiale per sancirne il riconoscimento. C’è da chiedersi il perché di questo ritardo Costituzionale.

8) E non meno rilevante, crediamo sia il ricambio rappresentativo della categoria. Non servono leggi e norme. Basterebbe, anche in questo caso, un deliberato del Consiglio Nazionale a cui tutti si attengono. Tutte le categorie importanti italiane hanno limite di mandato, così come è stato fissato per i Presidenti delle Province e per i Sindaci dei Comuni.(due mandati consecutivi).

Nella nostra categoria il mandato è a vita.

Un pò di ricambio favorirebbe il risanamento dello spirito conservativo e gestionale della nostra categoria. Ad un inamovibile gestione Nazionale, al contrario abbiamo assistito al periodico ricambio del personale della sede nazionale, di tutto il personale. Nessun Perito Agrario o laureato ricorda una qualsiasi relazione con il nostro personale. (eppure già vent’anni fa venne presentata dal Consigliere Rabbi la proposta d’istituire la Direzione Nazionale). Le risposte del CNPA da te a domande dei Collegi o dei Colleghi devono essere date solo dal Presidente Nazionale. Il CRPA ritiene che il CNPA debba individuare in tempi brevi la figura del Segretario Nazionale che favorisca la continuità gestionale della categoria.

9) E veniamo alla Cassa. Il CRPA ritiene che troppe informazione deformate, sbagliate vengano artatamente diffuse, anche da organismi nazionali. Per questo si ritiene di fare chiarezza.

Noi siamo una Cassa che opera all’interno di altra cassa. (Fondazione E.N.P.A.I.A.) Una Cassa storicamente Madre e Cugina.

Vorremmo ricordare che molti impiegati agricoli, iscritti all’ENPAIA, sono iscritti anche al nostro Albo.

Una Cassa che funziona bene, da tutti riconosciuta, anche dal Ministero del Lavoro e della Corte dei Conti.

Pur in un limitato tempo (quattordici anni dalla sua costituzione), la nostra Cassa, ha dato prova di buoni risultati, superiori a quelli di molte altre;

è ben più sana di molte altre;

meno costosa;

più garantista delle nostre condizioni professionali.

Collocata in un contesto di Casse Amiche. La Casa della Cassa è certamente accogliente e il personale molto gentile, disponibile, qualificato e professionale. Inseguire fantasiose iniziative con Casse che hanno organizzazione, costi e modelli gestionali diversi dai nostri, è ritenuto incomprensibile, fuorviante, sbagliato. Se poi qualcuno pensa che andando con altre casse (in modo federativo ovviamente) dovessimo guadagnare sulla redditività del nostro Montante, ci limitiamo solo a consigliar loro di approfondire la materia previdenziale, soprattutto dei modelli contributivi. E se proprio dovessimo ricercare un diverso accasamento, costretti da qualche malsana e demenziale proposta parlamentare proposta da chissà chi, crediamo che sarebbe naturale chiedere ad ENPAIA la loro eventuale disponibilità ad “accasarci”.

Nella nostra Cassa ci sono i nostri soldi e quelli dei nostri Colleghi e compito della categoria è concorrere a far si che possa operare al meglio, anche perseguendo l’esercizio abusivo della categoria.

Noi siamo chiamati a difendere i risparmi previdenziali di tutti i nostri Colleghi.

Abbiamo un dovere etico e morale: restituire, con qualche rendimento certo, i risparmi che ci sono stati consegnati in gestione e noi siamo chiamati a farlo cercando di operare al meglio, anche attraverso dirette sollecitazioni e collaborazioni.

10) Ed infine vogliamo sottolineare che la collaborazione, il dialogo, il confronto, i tavoli concertativi con altre categorie non sono fattori negativi, anzi.Noi crediamo, perchè ne siamo stati convinti protagonisti anche istituzionali, che la collaborazione con le professioni e fra le professioni intellettuali sia uno dei fattori, forse il principale, caratterizzante una moderna società. Una collaborazione che per il carattere interdisciplinare, che va assumendo la nuova domanda di servizi e prestazioni professionali, dovrà costituirsi e costruirsi con molte, forse tutte le categorie intellettuali, organizzate e no, operanti sul territorio nazionale ed europeo.

Il CRPA ritiene che, in questo contesto, ogni occasione di collaborazione con questa o quella categoria è un fattore positivo e che tale collaborazione vada estesa a tutte le categorie e non debba limitarsi a qualcuna.

Il CRPA ritiene che il CNPA debba riconoscere il ruolo dell’Assemblea Nazionale dei Presidenti, demandando a questa la facoltà di voto deliberativo del Bilancio Preventivo e Consuntivo della categoria. Sarebbe il momento partecipativo e coinvolgente pù rilevante della categoria.

Ritiene altresì che i congressi sono sì importanti, ma se sono organizzati su tesi e assumono carattere deliberante.

Il CRPA è disponibile a confrontarsi con i Colleghi italiani e con il CNPA in ogni occasione in cui venga richiesto.

Conclusioni.

In troppi continuano ad insistere sulla “guerra” che esisterebbe fra  alcuni Collegi, qualche suo rappresentante e il livello di rappresentanza nazionale.


Il CRPA Lombardia ritiene che queste siano forme strumentali utilizzate per deviare e forviare un franco, serio e approfondito dibattito sulle prospettive della nostra categoria.

Il CRPA Lombardia ritiene che ciascuno di noi dovrebbe impegnarsi a far sì che, affrontando i problemi, 17.000 colleghi trovino le stesse opportunità di: Di Biase, Braga, Bertazzo, Vigato, Benanti, Lombardelli, Tiraboschi, Sandrini, Moretti, Taddei, Giannotta, Toscano, Zingarelli, Finiguerra, Orsini. Noi crediamo in una categoria che persegue unita l’unico orizzonte che le appartiene,

valorizzare le competenze dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati.

CRPA Lombardia.

pt/2011/gmt/02





2 commenti:

  1. ma avete letto il punto 2 della circolare n 5?
    mi vien da ridere (per non piangere)
    salut
    marzio

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  2. si l'ho letta anch'io, niente di nuovo, siamo alle solite. speriamo solo che da ottobre si cambia.
    davide

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libertà ma nel rispetto