mercoledì 27 luglio 2011

CAMBIO DI LINEA A OGNI CAMBIO DI VENTO di Mario Braga

CAMBIO DI LINEA AD OGNI CAMBIO DI VENTO


27/07/2011

In questi giorni vanno rincorrendosi numerose iniziative congiunte fra il sistema ordinistico e le Casse di Previdenza ad esso collegate.

Il motto sembra essere: “difendersi unitariamente dagli attacchi frontali del Governo”.

Con un bliz degno delle migliori squadre d’assalto Tremonti e &. hanno cercato d’imporre un nuovo modello libero professionale, oltre all’andare all’attacco dei soliti tesoretti previdenziali.

Sin qui nulla di nuovo sotto il sole.

Le iniziative di scardinare le professioni intellettuali sono cicliche, anzi le definirei periodiche.

Ad ogni tornata elettorale, qualcuno scende dal letto dalla parte opposta col piede sbagliato e si arroga il diritto di riproporre le società di capitali soggetti gestori di servizi e prestazioni intellettuali.

Ciascuno poi lo fa a modo suo, cavalcando le condizioni congiunturali a proprio piacimento. Nessuno ha mai avanzato una qualche proposta che si fondasse su un modello di riorganizzazione delle, lo ripeto, “delle” professioni intellettuali che ne modernizzasse le gestioni, le modalità rappresentative e la solidità d’interlocuzione istituzionale. Una società moderna ha bisogno di soggetti credibili che siano interlocutori delle politiche economiche e sociali.

Questa volta l’affondo tremontiano, naufragato in una sola notte nei corridoi parlamentari, sembrava andare oltre.

Si avvertiva che il Decreto voleva non solo modificare radicalmente il sistema ordinistico italiano, ma lo voleva minare nei suoi principi fondamentali. Da questa proposta, senza alcun motivo oggettivo, salvava solo “qualcuno”.

Sin qui nulla di nuovo sotto il sole.

Quando la politica e la rappresentanza categoriale è debole, le forze avverse dilagano.

Fra un tempo e l’altro (tornata elettorale l’altra), alcuni parlamentari che sembrano usciti dal reparto di traumatologia, zoppicando hanno cercato di promuovere proposte di legge con fantasiose proposte duali, associative o altro. Meglio se condivise, ovviamente.

Intanto il problema “ordinistico” ha continuato la sua azione di strenua resistenza.

E la nostra categoria?

Tutti conosciamo la linea che ne ha caratterizzato gli ultimi vent’anni, dopo l’approvazione della legge 54/91.

Basti ripercorrere l’elenco delle nostre competenze riportato nell’art. 2 del nostro Ordinamento. Siamo ancora lì, fermi a vent’anni fa.

Come dire. La nostra azione al di la di ondivaghe e fantasiose proposte riformiste ha mirato soprattutto ad “ingessare” la categoria, lasciando che altri corressero più e meglio di noi.

Qualcuno, dal centro (nazionale), ha pensato bene di proporre una improbabile aggregazione definita con un acronimo non certo poetico Co.Ge.Pa.Pi..

Una proposta carsicamente e strumentalmente voluta e sostenuta da pochi, che continuano ad affermare che sono in molti, salvo non volere mai mettere in atto una azione di diffusa consultazione nazionale. Se si è certi delle proprie idee non si ha paura del confronto e della verifica del consenso.

E quando “qualcuno” ha creduto di immettere qualche diversa considerazione nel contesto del dibattito generale è stato deposto nel magazzino dei dimenticati. Fatto salva la circostanza che i mezzi di divulgazione non abbisognino più di “autorizzazioni” centrali e le idee e le posizioni circolano ugualmente. La “rete informatica” è certamente strumento delicato ma qualche volta determina anche rivoluzioni.

Ed è così che riapparendo all’orizzonte lo spauracchio del Genio assaltatori (il Governo) il nostro Presidente si precipita ad inseguire quello che colpevolmente il giorno prima ha voluto distruggere, l’unità delle categorie intellettuali.

Il Co.Ge.Pa.Pi. finisce, così, temporaneamente in cantina e s’affaccia, in sua sostituzione, un nuovo contenitore federato, federale.

Tutti insieme appassionatamente contro il comune nemico.

La storia insegna che l’unità, anche temporanea, determina una forza con valore aggiunto che aiuta a prevalere sull’avversario.

Ed allora questo nostro numero “uno” della nostra categoria offre al sistema ordinistico (c’era una volta il CUP, poi si pensò bene di fondare il PAT) i suoi migliori servigi.

Non si capisce bene il perché di questa cambio repentino di casacca.

Forse perché la debolezza si confonde meglio fra i forti?

O forse non sarà perché le considerazioni e gli avvertimenti che qualcuno considerava steccati difficili da superare erano motivati e concreti?

Non possiamo nasconderci che un masso non può da solo fermare una valanga, ma che più massi insieme possono costituire una resistente barriera. Ma per far ciò occorrono due condizioni che, purtroppo, non vedo nella nostra categoria:

e l’autorevolezza della rappresentanza;

e la qualità della proposta.

Tremonti e il suo decreto non sono figli del caso, o di una follia fulminante che ha colpito il Governo. E’ una precisa linea politica che attraversa tutti i partiti e che viene da lontano.

Resistere a queste frustate può, pertanto, essere fatto in duplice modo:

e mostrare i muscoli delle professioni intellettuali costituite;

e oppure avere un progetto di profonda riforma del nostro sistema ordinistico.

Noi, Periti Agrari non siamo riusciti a fare ne uno ne l’altro.

Anzi, facciamo brutta figura quando dobbiamo mostrare i muscoli. Putroppo l’attuale presidenza ci ha ridotti ad essere un corpo senza tenore muscolare (troppi anni di inattività rendono anchilosato ogni muscolo). Sulle proposte della maggioranza del CNPA il fallimento del CoGePaPi è ormai talmente evidente che ancora si ostinano a rappresentarlo come una volontà che la base vuole, soprattutto al Sud.

E’ un vero peccato che i riscontri che ho dimostrino il contrario. Quel Sud, tirato da troppi per la giacca, andrebbe ascoltato e coinvolto maggiormente. Quel Sud la pensa in larga parte come una larga parte maggioritaria del Nord e del Centro.

Il resto è propaganda ormai sbugiardata.

Ma almeno un conforto in questa condizione di difficoltà e di marginalità l’abbiamo. Le Categorie che possono fare la voce grossa, anche svolgendo azione di lobby, la stanno facendo con determinazione e questo giova per riflesso anche a noi.

Se anche dovessimo cambiare il Presidente nulla cambierebbe nel contesto di relazione fra gli Ordini e i Collegi e il Governo. Le condizioni sarebbero quelle determinate dagli … altri.

Per questo sorrido quando qualcuno afferma che non ci sono alternative all’attuale Presidente. Ma, sarà! Questa affermazione mi appare come un’offesa a tutti i colleghi che rappresentano la categoria a livello provinciale e regionale.

Ma questa diatriba dialettica è una magra consolazione perché credo che ne siamo tutti consapevoli che cosa diversa è trascinare o farsi trascinare. E’ essere locomotiva o carrozza di terza classe.

Queste elezioni saranno pertanto una irripetibile occasione per cambiare profondamente la nostra potenzialità rappresentativa. Sarà un’occasione irripetibile per tornare ad avere piena , seria, concreta e forte dignità fra le professioni e nella società. Fra le istituzioni e l’economia.

Fra i contenuti di uno sguardo che guarda orizzonti lontani e un altro, invece, che non sa far altro che guardarsi le punte dei piedi e inciampare continuamente anche nel più piccolo sasso, non ho dubbi sul cosa scegliere.

Nel frattempo partecipiamo a tutti gli incontri promossi dal CUP, dal PAT, dal CUP più il PAT. Dal CUP più le Casse, dal PAT più le rispettive Casse di Previdenza. Fra il CUP più il PAT e le rispettive Casse. Meglio essere qualitativamente presenti con il nostro progetto di Categoria Rinnovata che addormentarsi nella nostra sede nazionale.

Mario Braga

pt/2011/gmt/07

7 commenti:

  1. Che fiorir di dialettica!

    A vedere di quanti si stanno elevando a commentatori, dopo anni di lavoro in proprio, si vede bene l'avvicinarsi delle votazioni.

    La speranza è che restino presenti e sul pezzo anche dopo ...almeno un poco.

    Buona campagna a tutti!

    Vittorio T.

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  2. Vittorio sempre meglio non fare di tutta un'erba un fascio. E' vero c'è chi, avvicinandosi le elezioni, corre a prendere posizioni di qua o di la a difesa o meno di quello che ha fatto o meno. Tra questi però non c'è di sicuro Braga, che peraltro non è nemmeno candidato a cui deve andare tutta la nostra riconoscenza per ciò cha sta facendo per la categoria. E ti assicuro che, per quello che vedo io, è davvero molto. ciao
    Luca

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  3. Grazie a Mario Braga per questi interessanti spunti. Quando leggo ciò che scrive torno ad essere orgogliosa della mia categoria. Che depressione invece quando leggo circolari comunicati e sopratutto........il cosidetto giornalino. Basta è ora di cambiare!!
    Maria Assunta

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  4. Vittorio T. sei sempre lo stesso!
    Ci sono solo due persone a cui non si può dire nulla: Braga e Tiraboschi. Gli unici che hanno sempre dimostrato a parole e con i fatti da che parte stanno.
    Su tutti gli altri si può dire e pensare di tutto di più - visto quello che non fanno - ma su questi due ci si può mettere la mano sul fuoco.
    Gabriele

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  5. E' vero. Solo Tiraboschi e Braga si sono sempre espressi dicendo come la pensavano e cosa avrebbero fatto per la categoria. Tutti gli altri, oltre a non dire mai quello che avrebbero fatto, non ha detto nemmeno quello che hanno fatto.
    E 5 anni sono 5 anni, non 5 mesi o 5 settimane.
    E in cinque anni di cose se ne possono fare, a cominciare dall'informazione.
    Nemmeno quella!
    Anzi: hanno lasciato strada aperta alla disinformazione di regime.
    matteo

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  6. Non esageriamo con questi commenti qualunquisti, ci sono anche altre persone che hanno fatto qualcosa per la categoria, magari collaborando con Tiraboschi e Braga. La decantata informazione di regime purtroppo esiste ed esisterà sempre se l'aria non cambierà...ma a parte il candidato della Lombardia che in questi giorni si è esposto parecchio, visti i post alla sua lettera/denuncia, gli altri dove sono? cosa hanno fatto? I commenti sono solo che si è smarcato troppo tardi e solo ora in vista del rinnovo del consiglio ma ribadisco gli altri? e i candidati prossimi? E'facile parlare davanti ad uno schermo di computer più difficile scendere in campo come ha fatto il candidato Lombardo. Saluti Roberto

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  7. Hai detto bene Roberto.
    Bertazzo si è esposto in questi giorni. E prima?
    E gli altri?
    Cosa hanno fatto a Roma per 5 anni Benanti e Salvan? Hanno preso le mosche, dormito, pigliato pesci?
    O hanno curato i loro interessi (CAA e gettoni di presenza)?
    Su dai, cerchiamo di essere seri.
    Mica perchè uno si espone a un mese e mezzo dalle elezioni, vuol dire che deve essere rieletto.
    Stesso discorso vale per tutti gli altri che non si sono mai degnati di far sentire.
    Mario

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