lunedì 2 luglio 2012

NUOVA DOMANDA DI PROFFESIONALITA' di Mario Braga

FORUM COGEPAPI 28 giugno
Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”

“La storia del nostro paese è stata fatta da quadri intermedi. L’industria dai Periti Industriali, l’agricoltura dai Periti Agrari, le case dai Geometri”.
Già nell’introduzione De Rita meriterebbe il Diploma di Perito Agrario honoris causa. Lui laureato in giurisprudenza, ma che si avvale nella sua azienda agraria di un Perito Agrario, forse potrebbe anche fargli comodo.
“La dimensione intermedia oggi è fuori moda … nessuno può pensare che lo sviluppo sia fatto dai pochi”.
Non si capisce … ,ovvero, lo si capisce sin troppo bene che il Professore vuole togliersi qualche sasso dalle scarpe. Lo aveva fatto sulle pagine del Corriere, lo ribadisce nell’autorevolezza della Sala Spadolini del Senato.
“Lo sviluppo o è di tanti soggetti o non è.”
E in quel “tanti” si afferma uno di quei valori che fatichiamo a recuperare dalle troppe parole vuote sparnazzate in questo tempo.
Il professore non si accontenta e con il bisturi affonda in quei mali che potrebbero portare la società ad una deriva irrimediabile.
Davanti ad una platea di professionisti, lancia qualche strale al Governo che è impegnato , da tecnico, a superare l’attuale grave situazione. Un Governo che si muove non certo per una volontà punitiva, non lo dice esplicitamente il professore ma lo fa capire, forse perché questo governo è composto da persone che vivono fuori e al di sopra dalla società.
Si muovono come sanno muoversi. Manca loro la qualità di una lettura concreta della società.
Questo, quindi, sembra il tempo in cui assistiamo ad una vittoria implicita dello snobismo intellettuale, alla cadenza di “alcuni” politici attuali. Ci si difende sempre limitando con un “alcuni” le affermazioni che vorremmo affibbiare a molti.
Questo snobismo, ordina i problemi su un montacarichi, e li porta sempre più in alto. Li porta ad un piano che vedono e vivono in pochi.
Fra le categorie ammassate sul montacarichi ci sono in particolare i professionisti.
Rimossi dal loro ruolo centrale dello sviluppo, sono stati a lungo considerati, evasori o tutt’al più categorie corporative richiuse su stesse in una difesa particolare. I professionisti diventano così vittime e protagonisti dei diffusi degrado e disagio.
Lo dice a chiare lettere il Professore: “Le responsabilità non possono certo essere circoscritte a qualcuno ma lo snobismo e l’elite hanno favorito l’affermarsi di una cultura generalista. Si preferisce il liceo all’istituto tecnico. L’università al vecchio diploma. Una qualsiasi università al diploma, anche se l’università si è allontanata dal professionalizzare.” Si è così proceduto a diffondere, a moltiplicare, la cultura del generico. Abbiamo assistito alla proliferazione dei corsi e dei contenuti. Possiamo vantarci di avere un figlio laureato in “Comunicazione di Massa” sapendo che non troverà mia un posto di lavoro. “Prendi la laurea, poi si vedrà.” È il pensiero dominante e diffuso.
Questa genericità diffusa è stata ridotta ulteriormente a frammentazione, rimuovendo forse definitivamente la cultura compatta. Si auto cita il Professore. “Ho frequentato il corso di laurea in giurisprudenza…. 18 esami più 3… Un unico indirizzo … e da cinquant’anni faccio con dignità il mio lavoro”.
I presenti sembrano disorientati. Si capisce che il pensiero chiaro, semplice, esplicito di De Rita intende confermare che ad ogni taglio di anello intermedio la catena non servirà più. Sarà presto troppo corta e nessuno potrà più aggrapparsi.
Ma ancora non si capisce cosa voglia dire ai Periti Agrari, ai Geometri e ai Periti Industriali, presenti in sala. Si avvicina velocemente. Avverto che non dovremo attendere a lungo la stoccata finale. Ancora non si capisce cosa voglia dire ai politici e al Sottosegretario Ugolini attenti ascoltatori dell’intervento.
Ed eccolo affondare: “ Siamo di fronte ad un degrado antropologico. Un Degrado che il Card. Bagnasco ha definito “disastro”. Siamo rappresentati da una classe dirigente antropologicamente devastante … E’ devastante l’elite intellettuale che non può essere confusa con questo governo. Il Governo? Tecnici che svolgono funzioni tecniche in una condizione di segmentazione tecnica.”
De Rita insiste. A suo parere, e lo condivido appieno, anche la riforma dell’università a creato un mostro che ha provocato nelle stesse facoltà la ricerca di una incomprensibile novità, ad ogni costo. Ben 3500 domande di nuovi indirizzi danno la misura di come anziché partire dall’analisi delle condizioni date e l’elaborazione di un nuovo modello professionalizzante si sia ricercato all’interno degli atenei l’autopromozione e l’autoriproduzione.
Il Professore ritiene che occorra recuperare una cultura “compatta” non frammentata. Occorre stare nella storia, vivendo di lavoro… “Non possiamo più permetterci di arraffare un titolo di studio …un qualsiasi titolo di studio. Bisogna rigenerare l’osmosi fra la realtà e chi in essa vive. Stare nella storia per fare la storia.” Lo ribadisce con forza il Professore. Le tre categorie diplomate ascoltano. Forse dovrebbero chiedersi se hanno svolto il ruolo rigenerante nella storia recente.
La ricerca che veniva presentata e che il CENSIS ha elaborato su incarico del COGEPAPI (allora c’era), nemmeno la cita. Non gli interessa. Guardando ai modelli scolastici, universitari, professionalizzanti europei, almeno quelli più evoluti, preferisce affondare le sue parole come un’alta provocazione al dover “cambiare” in fretta la strada di un riformismo intriso di ideologia e di … genericità.
Il Professore si sofferma sulle omissioni, certamente anche nostre.
Occorre ragionare sul triennio, sui percorsi professionalizzanti. Lo hanno fatto le nostre categorie?
Bisogna renderli professionalizzanti … più professionalizzanti.
Dov’è la nostra proposta, il nostro progetto,che indica la strada per costituire un nuovo e moderno processo di osmosi fra scuola, università, formazione, professione e società?
Ottimi alcuni spunti di Lorenzo su questo tema. Lui almeno non è andato fuori tema.
Forse l’età per qualcuno comincia a pesare e anche le categorie, tutte le categorie, se sancissero il principio del limite di mandati non sarebbe male. Non saremmo costretti a sentire discorsi raffazzonati tanto per proporre qualcosa di nuovo.
Chi li ascolta qualche volta lo fa più per accattivarsi qualche simpatia che non per convinzione. Non saremmo costretti a vivere battaglie per cambiare una presidenza, come la nostra.
E’ sul finire che De Rita affonda una delle frasi maggiormente provocatorie: “Sarebbe stato meglio una lotta di classe che avesse fatto vincere una parte (qualche parte della società), per assurdo anche l’elite, che finire impastati in questo disastro, degrado antropologico”.
Le ultime parole di De Rita sembrano un grido senza speranza, eppure quelle affermazione lanciate come pietre in mezzo all’attenta assemblea, sembravano assumere il carattere di una strigliata a fare qualcosa di nuovo .. qualcosa di diverso.
A rimettere in moto una nuova dinamica di riforme vere, non fini a se stesse o ancor peggio strumentali.
Le liberalizzazioni delle professioni le definisce una follia.
Ma ciò che mi ha impressionato è che di fronte a queste lucide letture, gli interlocutori abbiamo pensato bene di procedere sulla propria strada, di fusioni, semplificazioni, motivandole come vincolata necessità per affrontare una concorrenza fra professionisti e una competizione con la società.
Non sarebbe una cattiva idea se il nostro Consiglio Nazionale mettesse a disposizione l’audio della relazione del Professor De Rita e i contributi dei Presidenti dei Collegi dei Geometri, dei Periti Industriali e il nostro, oltre a quello dei “politici”.
Ci accorgeremmo che abbiamo davanti a noi un compito da svolgere. Abbiamo davanti a noi un progetto da realizzare. Abbiamo davanti a noi un orizzonte che non può essere raggiunto se non si hanno chiari i punti di sostegno, portanti, della nuova “casa” delle professioni, che diventi modello.
L’incontro voleva rafforzare il percorso di costituzione del COGEPAPI.
È affiorata, invece, una domanda che riportata nell’ambito dei tre Consigli nazionali interrogherà le categorie sul “cosa vogliono essere” dentro la nuova società.
Nella sala “Giovanni Spadolini” Una nuova domanda di professionalità è nata.
Una vecchia convinzione di strumentalità unitaria è definitivamente morta.
Una nuova idea di un nuovo Governo delle professioni intellettuali è nata.
Una vecchia idea di difesa delle professioni è morta.
Una nuova idea di qualità e specificità professionale è nata.
Una vecchia idea di strumento unico della gestione delle professioni è morta.
Qualcuno pensava d’essere approdato a un nuovo porto delle professioni.
Io, nell’autorevole sala del Senato, con il mano il testo della ricerca del CENSIS “Verso la professione tecnica di primo livello nel settore dell’ingegneria”, ho visto la nave riprendere il largo nella ricerca di una dimensione di maggiore qualità, di un nuovo e diverso approdo.
pt/2012/gmt/07

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