lunedì 15 ottobre 2012

COMUNICATO STAMPA E RELAZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE LOMBARDO.

COMUNICATO STAMPA  
RINNOVO CONSIGLIO REGIONALE LOMABARDO P.A.
PALIDANO DI GONZAGA (MN) 13 OTTOBRE 2012
Nel cuore delle ferite inferte alla terra Mantovana dal terremoto. In quella Palidano da sessant’anni fucina di uomini e professionisti della “terra”, il CRPA ha tenuto la propria assemblea elettiva e programmatica. Un incontro organizzato dal Collegio di Mantova.

Ad aprire i lavori sono stati il Dirigente dell’ITA Strozzi prof Giordano Pachera che, con la passioni chi crede nelle scuole agrarie, ha “abbracciato” la categoria, ringraziandola per le iniziative intraprese per salvare il Palazzo Storico e per accompagnare il rafforzamento di un percorso professionalizzante radicato nel territorio. Un istituto che sin dalla sua fondazione voluta dai Padri Piamartini e da numerose Istituzioni Pubbliche e soggetti privati è stato cerniera fra la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna.

Il Prof Pachera ha annunciato la costituzione di un Comitato a sostegno del restauro di Palazzo Strozzi. Non si è fatta attendere la risposta del Presidente di Mantova Isaia Rossi che ha garantito che il Collegio continuerà la sua opera di valorizzazione dei migliori progetti attuati dagli studenti oltre ad assicurare la propria partecipazione al Comitato.
Anche il Parlamento non ha fatto mancare la sua voce con l’On. Marco Carra, che da mantovano e da membro della Commissione Agricoltura della Camera si è fatto promotore di numerose iniziative per salvare il Palazzo Strozzi e il sanare le gravi ferite subite dal patrimonio rurale mantovano.
“Nei palazzi sembrava che il terremoto avesse colpito solamente la regione Emilia Romagna e non la nostra terra. Noi siamo chiamati a tenere “accesa” la memoria di questa tragedia perché tutti i soggetti, pubblici e privati, possano concorrere a rendere ri-abitabili i nostri luoghi”.
L’On Carra ha espresso tutta la sua disponibilità ad accompagnare il processo di riforma del Collegio dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati.
Dopo la visita alla scuola e al palazzo Strozzi, solo esternamente per motivi di sicurezza, l’assemblea è entrata nel vivo dell’Ordine del Giorno.
Il Presidente uscente, Braga, anziché ripercorrere le tappe di quanto fatto (a tutti i Collegi è stato consegnato un CD con tutti gli atti adottati nel quinquennio del mandato) ha preferito rileggere il contesto che ha caratterizzato la consiliatura.
E partendo dal contesto ri-presentare l‘elenco dei problemi che ancora animano ed impegnano i tavoli della politica regionale in materia agricola, territoriale, scolastica e formativa, sanitaria, ambientale, dei sistemi verdi e della semplificazione e modernizzazione della burocrazia, non senza la preoccupazione di uno scenario regionale che sembra volgere al termine di mandato.
Le argomentazioni sono quindi spaziate a quel livello nazionale che vive un tempo in cui: “Nulla è più rinviabile, se non correndo il rischio di una marginalità o di una lenta e inesorabile deriva”
Concludendo Braga, citando Gregorio Magno, ha voluto rimarcare come le categorie che ancora sentono il senso di una motivazione debbano: “… avere paura delle circostanze favorevoli e amare le circostanze sfavorevoli”.
La partecipata Assemblea regionale ha quindi confermato per acclamazione il Presidente Braga Mario di Brescia, il tesoriere Tiraboschi Piermaria anch’egli di Brescia, alla segreteria il perito agrario Andrea Pellegatta di Como e quale vicepresidente Leoni Luca di Mantova. Due giovani impegnati e già affermati professionisti. Al Comitato di Presidenza parteciperà di diritto la responsabile dei CAA della Lombardia, Gloria Gariboldi di Pavia.
L’assemblea ha inoltre approvando il rendiconto e la costituzione di due commissioni che dovranno affrontare la riforma del sistema ordinistico e dei compensi.
La conclusione dei lavori è stata affidata al Segretario nazionale Paolo Bertazzo che raccogliendo le sollecitazioni dell’Assemblea e del dirigente Scolastico ha garantito la disponibilità a coinvolgere su questi temi tutto il Consiglio Nazionale.

RELAZIONE DEL PRESIDENTE  BRAGA  PER. AGR. MARIO
CRPA

ITA STROZZI PALIDANO MANTOVA
13 OTTOBRE 2012

Illustrissimo “Preside” (Dirigente)
In questa terra ferita, guardando col dolore nel cuore alla storia della scuola agraria violata dal rigurgito della terra, esprimo a nome di tutta la categoria la nostra vicinanza a questo presidio di educazione e professionalizzazione.
Una presenza ponte fra la Lombardia, il Veneto e l’Emilia.
Come abbiamo già fatto pubblicamente, il CRPA e il Collegio di Mantova, ci auguriamo che le istituzioni pubbliche e private sappiano recuperare lo spirito fondatore e rilanciare questa realtà cerniera di territori e di comunità e riferimento indiscusso di professionalizzazione.
Sappiamo d’essere inadeguati di fronte alla lacerazione che il palazzo Strozzi ha subito, ma non faremo mancare la nostra voce in tutte le sedi che possano “prendere a cuore” il recupero e la valorizzazione dello “Strozzi”.
Le riforme del sistema d’istruzione, d’istruzione di formazione professionale hanno finalmente, almeno in parte, recuperato il ruolo centrale dei percorsi tecnici nel contesto dei modelli educativi e professionalizzanti. Non scomoderemo la “Cresson” e neppure Confindustria per affermare che noi saremo “battiti inesauribili e instancabili” per la nostra Scuola, pur non sottraendoci alle sfide che l’Europa e il nostro Paese ci propongono per ammodernarne e innovarne i contenuti.
I Periti Agrari e Periti Agrari Laureati e i Nuovi professionisti tecnico agricoli si sentono parte integrante delle loro “Scuole”.
Saremo dentro le nostre “Scuole Agrarie”, come categoria, anche di fronte alla necessità di rinominarci.
Siamo Periti Agrari e Periti Agrari Laureati.
Saremo Esperti dell’Agricoltura, degli Alimenti e dell’Ambiente?
Per noi sarà solo il guardarci allo specchio per saperci presentare di fronte all’Italia e all’Europa forti di percorsi professionalizzanti riconosciuti, valorizzati e apprezzati, senza peraltro perdere la memoria della nostra storia, della nostra professionalità e il valore del titolo acquisito.
Carissimi colleghi
Concludere il nostro mandato ed aprirne uno nuovo, in questo scenario in cui “l’uomo” riscopre la propria fragilità e tutto il proprio valore di “governante della terra”, assume un significato unico e impegnativo.
Cinque anni trascorsi insieme ci hanno aiutato ad alzare lo sguardo ad un diverso orizzonte che si è dischiuso.
Il Contesto
Il contesto nel quale abbiamo operato, in questo periodo, considerato breve e intenso, non è stato dei più semplici e scontati.
La regione Lombardia,
la più vasta, la più popolata, la più sviluppata, la regina agricola e agro-alimentare d’Italia si è trovata a dover rincorrere alcune emergenze e alcuni ritardi applicativi di norme europee.
Lo ha fatto potendo contare, anche sulla nostra categoria, su una nostra assoluta disponibilità.
Oggi, però, non possiamo più trascinare modelli relazionanti superati.
Un nuovo modello sussidiario e collaborativo deve trovare un “diverso” terreno di continuità d’interlocuzione istituzionalizzato.
Scorriamo insieme alcuni temi che oggi sono nelle agende prioritarie delle politiche regionali e anche nostri:

e la relazione con il sistema ordinistico regionale;

e la riforma scolastica e di formazione professionale;

e gestione territoriale e la difesa del suolo;

e le politiche dei sistemi verdi;

e l’applicazione delle norme in materia di condizionalità, di direttiva nitrati … la nuova PAC;

e la riforma e l’ammodernamento del sistema idrico agricolo;

e la vasta materia zootecnica e dei nuovi obblighi di qualità gestionale degli allevamenti: biosicurezza, benessere animale ecc.;

e Il comparto alimentare: le etichettatura e le certificazioni di qualità, la sicurezza alimentare, la filiera agro-alimentare, i documenti di autocontrollo e di rintracciabilità;

e il recupero, il consolidamento e l’ammodernamento delle strutture agricole e rurali, anche in un contesto di sisma;

e la grande sfida degli agro-farmaci;

e le certificazioni dei riconoscimenti delle specificità e tipicità agricole e alimentari.

e le agro-energie;

e La concreta semplifica burocratica e la modernizzazione della burocrazia pubblica;

e quell’evento mondiale che non può non vederci coinvolti - EXPO 2015;

Noi dobbiamo chiedere alla Regione un’apertura senza preclusioni, e senza indirizzi unilaterali.
La Regione Lombardia lo sa, conosce il valore del coinvolgimento dei soggetti “tecnici”, perché lo ha sperimentato e verificato.
Sa che il coinvolgimento delle professioni intellettuali aiuta, favorisce lo scrivere, l’approvare e l’attuare norme che hanno ricaduta diretta sul territorio e sui cittadini.
Un esempio di coinvolgimento positivo è stato quello messo in atto dall’Assessorato al Territorio in occasione della scrittura delle norme in materia di progettazione delle grandi opere e a difesa del suolo. Oppure basterebbe guardare al Tavolo Nitrati, istituito dall’Assessorato all’Agricoltura.
In questi esempi troviamo, scopriamo il cuore del nostro compito.
Non potremo, non possiamo, più essere solo interlocutori passivi della Regione.
Dovremo assumere un ruolo “politico professionale” che la solleciti alla costituzione di Tavoli Tecnici Permanenti, di momenti di permanente informazione e alla sottoscrizione di protocolli d’intesa o Accordi di Programma volti a favorire la corretta, razionale, moderna e diffusa applicazione delle norme.
In questa considerazione di prospettiva, possiamo recuperare tutte le azioni che in questi cinque anni abbiamo cercato di svolgere.
Dovremo rilevarne certamente gli aspetti di positività, ma non solo.
Oltre al positivo, dobbiamo impegnarci a capire le ragioni dei troppi ritardi e delle diffuse difficoltà che abbiamo incontrato per promuovere un nuovo modello delle relazioni con le istituzioni regionali.
Siamo chiamati, cioè, ad uno sforzo di interpretazione, per rimuovere, se possibile, i motivi ostativi e di rallentamento alle nostre positive iniziative e della nostra capacità propositiva.
La nostra rilettura di ciò che abbiamo vissuto non vuole e non può circoscriversi e limitarsi al livello regionale ma deve orientarsi anche verso il contesto nazionale.
Il Presidente Monti, e il Governo da Lui presieduto, ha approvato più riforme in quest’ultimo anno che tutti i Governi che lo hanno preceduto dal dopoguerra ad oggi. Riforme che hanno coinvolto direttamente e indirettamente la nostra categoria, forse trovandoci anche un poco inadeguati e impreparati. Aver inseguito l’illusione del COGEPAPI ci ha distolti per anni da un profondo impegno di rinnovamento e di rilancio categoriale.
Un Governo che ha messo le mani anche nel settore delle libere professioni cercando di rimpastare farine un poco ammuffite.
Per quanto ci riguarda, le riforme Monti, non ci hanno spaventato ne disorientato obbligandoci, di fatto, solo a “ripensare” la categoria, senza peraltro essere costretti a rifondarci.
Possiamo, cioè, guardare avanti partendo proprio dal punto in cui siamo, senza arretramenti, ne inutili accelerazioni e spinte in avanti.
Ma ciò che ci ha reso complesso e difficile il vivere questo tempo è stato anche il ritardo con il quale la nostra categoria ha affrontato la propria legittimazione territoriale e la propria conseguente riorganizzazione.
Ancora oggi siamo in attesa di una proposta che ri-disegni l’architettura della nostra categoria partendodalla riforma del titolo V° della Costituzione, senza dimenticarci il processo in atto di diminuzione delle Province (è di ieri la notizia che la Lombardia ha impugnato presso la Corte Costituzionale il decreto sul riordino delle Province) e il dibattito che si sta sviluppando nei “dintorni” delle funzioni regionali.
Un ritardo che si è anche consumato nella “distrazione” nazionale nel considerare le emarginazioni e difficoltà rappresentative territoriali avulse dal suo ruolo. Come se il livello nazionale e quello territoriale fossero distinti e distanti, a volte competitivi altre concorrenziali.
E così abbiamo assisto ad un regresso categoriale diffuso, anche se non generalizzato.
Pensare che il quadro esprima tutto il suo valore solo perché se ne intravvedono i contorni delle immagini e non si cura l’avanzare delle macchie di muffa è da parte dell’antiquario autolesionista.
Ciò che succede a Torino, o a Padova, oppure a Pavia o Lecce, deve essere affrontato dai territori, ma deve diventare un problema nazionale.
Una distrazione, quello del livello nazionale che, dobbiamo registrare, si è dimostrata anche nel non aver affrontato alcuni temi generali che avrebbero potuto ampliare e riconoscere le nostre naturali funzioni professionali. Quelle competenze derivanti da percorsi scolastici, universitari e professionalizzanti.
Penso alla questione del riconoscimento della nostra funzione professionale per la stesura dei Contratti di affitto, mai affrontata, ne proposta.
All’assenza ai Tavoli della proposta di un nuovo modello di gestione degli agro-farmaci (non basta una lettera a sostenere una funzione, soprattutto quando gli interessi delle parti sono contrastanti e gli interlocutori sono lobby potenti).
La potenza, dai deboli, va contrastata solo con la qualità e affondando le ragioni della proposta nei principi ispiratori la nostra democrazia nazionale ed europea.
La totale assenza ai Tavoli Parlamentari dove si sono affrontate le norme che oggi ricadono sui tavoli regionali.
La totale assenza ai Tavoli e Commissioni che hanno elaborato la riforma degli Indirizzi d’Istruzione Tecnica e d’Istruzione e Formazione Professionale.
Alla totale assenza nelle relazioni con i ministeri alla sanità e agricoltura sui processi di salvaguardia della sicurezza alimentare e della promozione delle qualità agro-alimentari italiane.
E così via l’elenco potrebbe occuparci a lungo.
Il contesto nazionale, ci ha costretto all’attraversamento di un periodo buio, che mi auguro possa volgere velocemente e definitivamente a conclusione, anche sotto l’aspetto etico e morale.
La cronaca di questi ultimi due anni vissuti con grande attenzione intorno al rinnovo del CNPA (che bello sarebbe fissare i limiti dei mandati. Non vedremmo più scene di perpetuazione di gestioni “regnanti”), lo dobbiamo riconoscere, come avviene frequentemente in condizioni competitive animate, ha provocato alcune tensioni anche nella nostra regione.
Tensioni e difficoltà, che dobbiamo serenamente riconoscere, sono nate e si sono accresciute anche sulla immaturità a capire che le questioni personali non possono e non debbono mai inficiare il ruolo e la funzione rappresentativa.
Tensioni e distanze che, con il rinnovo di alcuni Consigli dei Collegi, sono state in larga parte colmate ripristinando il valore dell’unità della Lombardia.
Ed il mio fervido augurio è che oggi tutti insieme affermeremo che le distanze fra noi sono definitivamente colmate.
Rilevando le difficoltà non posso, però, trascurare quanto è stato fatto in questi cinque impegnativi anni.
Ed allora debbo riprendere l’affermazione che ho fatto prima: “la nostra categoria ha recuperato il senso della rappresentanza regionale”.
Ha ritrovato la propria unità gestionale, da non confondere con l’unanimismo decisionale. “Pro veritate adversa diligere” – Per la verità prediligete anche le situazioni non favorevoli. Ovvero come volle tradurla il Card. Martini “Essere contenti delle contraddizioni”.
Ribadisco che mi auguro che oggi le posizioni distanti e incomprensibili siano definitivamente archiviate.
L’azione unitaria regionale non è stata frutto di un’azione singola o di pochi, è scaturita dal concorso, dalla compartecipazione di molti, che dovete concedermi di ringraziare.
Piero (Tiraboschi) che con la sua personale amicizia mi ha supportato anche nella vaste fasi gestionali.
Gloria (Gariboldi) che pur in una oggettiva difficoltà operativa con l’istituzione dei CAA, ci ha garantito d’essere soggetti coinvolti dai modelli informativi della Regione.
Come sapete nella riforma della legge 31/2008 e nell’aggiornamento del 13 gennaio 2012, gli interlocutori esclusivi della Regione per l’attuazione delle politiche agricole, sono i CAA.
Non avere il nostro CAA oggi significava, per alcuni settori, esserne esclusi. Lo potete constatare anche dalle numerose informative che vi trasmetto e che mi vengono inviate dai CAA.
Romina (Rebolini) che ti sollecita qualche giorno sì e anche qualche altro a vigilare sulla diversità di contesti territoriali che fanno delle norme una sorte di mosaico che richiede mano esperta per porre i tasselli nel posto giusto.
Andrea (Pellegatta) è la nostra punta avanzata nel verde. Riesce anche ad anticiparmi sulle informazioni che provengono dall’ERSAF. Grazie anche per quella chiarezza e quella trasparenza sgombra da ogni costrizione o vincolo personale.
Così come ringrazio Dario (Bianchi). certe volte l’amicizia ci spinge oltre i confini della formalità rappresentativa.
Isaia (Rossi) e Andrea (Veneri), li accomuno per lo stile e la costanza nel sollecitare e proporre soluzioni concrete ai problemi. Forse il cambio di marcia della regione Lombardia lo dobbiamo al loro rientro nel CRPA.
Un menzione la riservo anche a Susanna (Facccioli) che da sempre non manca di inviarci le sue sollecitazioni su problemi che qualche volta lasciamo lì a galleggiare.
Come potrei non citare Gianfranco (Rancati) e Amedeo (Ardigò). Il primo lo potrei definire il nonno di Cremona e come tutti i nonni guarda ai suoi figli e ai suoi nipoti con una intensità maggiorata. E Amedeo con la concretezza di chi la terra la “calpesta” ogni tanto ti costringe ad un qualche supplemento di riflessione. Del resto i ponti aiutano ad attraversare anche gole profonde.
Sergio (Caprioli), lui è il mio presidente, ma è anche uno dei quei “professionisti” che vivono l’ambiente della Scuola e della Formazione Professionale. A Lui, sopratutto a lui devo la disponibilità per le iniziative corsuali che abbiamo organizzato. Forse troppo poche ma, potendo contare sul quell’Ente di cui nutro una qualche riconoscenza filiale (Piamartini), i nostri corsi possono essere organizzati in strutture di qualità e attrezzate a costi ………..
Ed ancora Angelo (Chiminelli). Mi ha sostituito e affiancato al Tavolo Nitrati e lo ha fatto con competenza e qualità.
Anche così ci facciamo riconoscere.
Ho lasciato Milano per ultima, solo perché da capitale lombarda è come sempre il crocevia delle nostre aspirazioni, delle nostre contraddizioni, delle nostre competizioni.
Milano è lì forse in procinto di diventare riferimento solamente ambientale, perdendo in larga parte il suo territorio agricolo. Milano figlia e schiava, opportunità e difficoltà del suo essere città “metropolitana” e del nostro vivere la città. Dovremo farne una bandiera che caratterizzerà il nostro ruolo fra quel cemento che dovrà farsi substrato di una nuova qualità del vivere e fondato sul verde urbano.
Portare l’agricoltura in Duomo.
A Milano siamo passati da una presidenza Alessandro (Gnocchi) ad una Valerio (Russello), ma Milano è sempre lì a dimostrarti che se vuoi c’è.
Con Valerio sappiamo di avere qualche debito, non voluto, di inadeguato coinvolgimento. Loro sono lì vicino alla Piazza Lombardia e forse un qualche coinvolgimento in più dovremo metterlo in cantiere.
Grazie a tutti gli altri che ci hanno fatto sentire il loro afflato e il loro sostegno.
Quante volte siamo stati ospiti di Collegi ricevuti da tutto il Consiglio? Pavia, Bergamo, Mantova, Milano, Brescia, Como, Cremona, Questo da la misura di un’attenzione e una condivisione che ci incoraggia.
Se dimenticassi in questo scorrere di memoria la conferma del nostro “Paolo” nel Consiglio Nazionale, potrei essere tacciato di grave omissione. Lo abbiamo confermato con l’auspico che le sfide che ci attendono, depurate da un passato discutibile, possano essere affrontate con trasparente lungimiranza.
Non vi nascondo che, in questo periodo, avverto un crescente e fastidioso senso di diffusa insofferenza nei troppi silenzi di questo CNPA.
Non vi nascondo che venendo da esperienze amministrative dove il merito delle scelte era molto più impegnativo, che la pazienza è figlia della qualità, ma che anche il tempo dell’attesa deve essere superato dal tempo della scelta, soprattutto quando la nave trovandosi nel bel mezzo della tempesta, deve trovare tutto l’equipaggio motivato e impegnato a governarla pur in in balia delle onde.
Ed il tempo dell’attesa sta per scadere, non per una gratuita affermazione personale, ma per quelle sollecitazioni istituzionali che non possono essere affrontate distrattamente, episodicamente, superficialmente. Quell’attesa che disillusa saprà valutare le qualità dei condottieri.
Nulla per la nostra categoria è più rinviabile, se non correndo il rischio di una marginalità o di una lenta e inesorabile deriva.
E questo ci fa affermare che Paolo non potrà portare a propria discolpa il detrimento di una condizione trascinata dal passato.
Tutto corre velocemente e come alla vigilia del rinnovo del CRPA oggi recuperiamo l’attesa di un profondo cambiamento di rotta.
L’Ordinamento va riscritto.
Il Regolamento va rielaborato.
I parametri dei compensi vanno descritti.
Le relazioni con le altre professioni Intellettuali e non solo vanno declinate.
L’ENPAIA va riconosciuta nel suo percorso di celebrazione della maggiore età, senza interferenze e ingombranti presenze.
La Fondazione? Va rifondata.
La Formazione Continua va inventata.
Le rappresentanze ministeriali? Forse andrebbero affidate a chi almeno conosce qualche corridoio pubblico, non escludendo nessuno degli interlocutori Ministeriali e non solo.
I servizi alla categoria, vanno strutturati. Non si tutela e promuove la categoria solo dalla periferia. La Testa d’Ariete si rafforza se viene costruita col legno “lamellare”.
La sede? Va abitata e non solo dai consiglieri eletti.
Il Personale? Basta rileggere quel programma sottoscritto dalla maggioranza degli attuali consiglieri. Va responsabilizzato e rafforzato con l’istituzione della Segreteria Generale.
I Consigli Regionali e i nuovi Consigli Territoriali? Il respiro è diventato asmatico aspettandone il riconoscimento, fra considerazioni “bocciofilesche” e paure di contrappesi rappresentativi davvero inconcepibili.
Ed è in questo quadro trascinato troppo a lungo, che saremo chiamati a rispondere ad appuntamenti vincolanti.
Le riforme e le “dinamiche” di prospettiva non possono attardarsi a rovistare fra inesistenti archivi.
E’ per questo che rinnoviamo la sollecitazione al nostro Eletto e a tutto il Consiglio Nazionale affinché diano corso a quegli impegni elettoralmente assunti.
Noi … noi non ci sottrarremo alla responsabilità di un impegno rivolto a quell’orizzonte già delineato, ma non ancora definito.
Saremo vicini a quel livello nazionale con le nostre qualità professionali.
Lo affiancheremo facendoci carico anche di sollecitazioni e proposte che si spingeranno anche in qualche incursione nei meandri della irrinviabile riforma.
Concludo con un’ultima considerazione.
Siamo ri-partiti cinque anni fa consapevoli che saremo stati protagonisti di un profondo cambiamento.
Abbiamo affrontato questo periodo con determinazione e impegno, non senza limiti e difficoltà.
Ma adesso abbiamo davanti agli occhi la sfida di un cambiamento di marcia.
Dobbiamo far correre di più il nostro treno, come fosse su un binario dell’alta velocità.
Dobbiamo diventare maturi nel sentirci categoria e nel rappresentare “la categoria”.
Ed è per questo che, come contributo alla elaborazione e al nuovo Consiglio regionale vi avevo trasmesso la bozza del nuovo Statuto.
In quella bozza vi sono racchiusi tutti i principi che dovrebbero muovere, motivare e legittimare il nuovo CRPA.
Siamo consapevoli delle condizioni difficili e non favorevoli che la congiuntura ci assegna ma siamo altresì consapevoli che “bisogna avere paura delle circostanze favorevoli e amare le circostanze sfavorevoli” (Gregorio Magno)
Siamo arrivati sin qui.
Oggi, in queste terre virgiliane, dobbiamo rafforzare l’impegno ad andare oltre.
Grazie per quello che ciascuno di Voi e tutti insieme mi avete donato.
Mario Braga

( ndr/ relazione approvata all'unanimità dall'assemblea)
pt/2012/gmt/10

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