lunedì 17 settembre 2012

Percorsi di crescita per i periti agrari: intervista sull'Informatore Agrario di Lorenzo Benanti - Presidente CNPA.

Percorsi di crescita per i periti agrari

intervista a Lorenzo Benanti • Presidente CNPA www.peritiagrari.it/

di Letizia Martirano

Sulla Gazzetta Ufficiale dello scorso 14 agosto è stato pubblicato il dpr 137 che detta le nuove norme che regolamenteranno le professioni ordinistiche, cioè quelle che prevedono un ordine professionale; un provvedimento che ha provocato reazioni anche decise da parte di alcune categorie. Il dpr tocca diversi ambiti: dal tirocinio all’assicurazione obbligatoria, dalle tariffe alla deontologia professionale. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Benanti, da pochi mesi presidente del Collegio nazionale dei periti agrari e dei periti agrari laureati.


Cos’è cambiato per i periti agrari con la riforma degli ordini professionali?

Il sistema è stato liberalizzato per rendere più accessibile la professione: sono stati ridotti i tempi del tirocinio che da

24 è sceso a 18 mesi. Dopo questo periodo si può accedere all’esame di Stato che per noi periti agrari rimane l’elemento centrale del percorso professionale.

Chi può fare il tirocinio che apre le porte all’esame?

Chi ha un diploma di perito agrario o una laurea triennale in certe discipline. Il tirocinio si fa in studio professionale (perito agrario o dottore agronomo) o, se esistono convenzioni, in determinate strutture, anche pubbliche. Proprio su questo aspetto stiamo lavorando con il Ministero della pubblica istruzione per costruire una rete di istituti tecnici - Its -

post diploma che diano accesso diretto alla professione. È un modello simile a quello che c’è in Germania e in altri Paesi Ue.

Ne esistono già in Italia?

Sì. Al momento sono 9, ma l’idea è di riuscire ad avere almeno un Its in ogni regione. Non nascono dal nulla, sono frutto delle esperienze di diversi decenni, in alcuni casi anche centenari (Conegliano, Todi, Locorotondo, ecc.), che hanno specializzazioni molto importanti.

Perché questa strada oltre a quella universitaria?

Perché il percorso universitario, se non correttamente impostato, non approfondisce le materie cosiddette professionalizzanti nello stesso modo in cui lo fa un Its, soprattutto in alcuni casi.

Bisogna tenere conto che il ventaglio di lauree con le quali si può accedere al nostro tirocinio è molto ampio: si va da agraria a ingegneria, dalle materie ambientali alle scienze alimentari.

Quanti sono coloro che quest’anno si sono iscritti all’esame che si terrà in ottobre?

Sono 420, un numero superiore a quello dello scorso anno.

Il recente decreto che riforma le professioni coinvolge anche

i periti agrari. Tante le novità: alcune condivisibili, altre piuttosto discutibili

Qual è la percentuale dei promossi?

Circa l’80%.

Quali sono le altre novità introdotte con la riforma?

L’obbligo dell’assicurazione, per noi posticipato al 2013, la conferma dell’abolizione delle tariffe, il codice deontologico, che noi avevamo già, e gli organi disciplinari formati, a livello provinciale, da soggetti diversi dai consiglieri dell’Ordine.

Possono insorgere problemi con questo nuovo corso?

L’abolizione delle tariffe potrebbe innescare, sul piano teorico, un processo di scadimento della professione. Ma qui si inserisce il ruolo dell’Ordine professionale, che non deve più avere solo una funzione notarile. Il nostro obiettivo è alzare il livello professionale dei periti agrari attraverso una formazione continua che renda le prestazioni adeguate alle richieste del mercato. Inoltre l’Ordine può fare molto per il rispetto della deontologia.

Come vede il futuro della professione?

Si discute in questo periodo sul se e sul come creare all’interno della categoria un percorso di crescita progressiva. Si può immaginare un Ordine con diversi livelli professionali al suo interno. In ogni caso noi dobbiamo puntare su assistenza e consulenza alle aziende agricole che

Lorenzo Benanti presidente

dei periti agrari

Troppo spesso le aziende agricole si rivolgono a soggetti che non hanno adeguate competenze professionali

In questo le nuove norme in vigore possono essere di aiuto.

In che modo?

Perché l’obbligo di assicurazione evidenzia la peculiarità della professione e perché eliminate le tariffe obbligatorie diventa centrale il contratto tra le parti, anche sull’aspetto economico, sottoscritto tra le parti.

Ci sono novità nell’organizzazione interna dell’Ordine?

Tenendo conto anche del fatto che la riforma ha modificato la composizione degli organi disciplinari, è assolutamente necessario per noi riorganizzare la struttura. Attualmente abbiamo

87 collegi provinciali e 16.700 iscritti, ma alcuni collegi sono così piccoli da non raggiungere i 20 iscritti. Ci stiamo perciò interrogando su quale sia la struttura migliore.

Per esempio?

Dobbiamo creare una struttura a livello regionale anche perché le competenze agricole sono più regionali che nazionali. E ci stiamo proprio chiedendo se non sia il caso di fare un passo drastico eliminando le strutture provinciali dove non possono essere in grado di sopravvivere.

Come sono i rapporti con gli altri Ordini professionali?

Fino alla precedente legislatura avevamo un dialogo con i geometri e i periti industriali per creare una struttura unica. Poi abbiamo rallentato i contatti perché abbiamo ritenuto che fosse più utile ragionare con categorie più affini come quella degli agronomi. Oltre a questo riteniamo di dover porre la massima attenzione al ragionamento sul valore legale del titolo di studio; per noi oggi questo ha un’incidenza inferiore rispetto al saper fare. Il sistema europeo viaggia da tempo in questa direzione.

Qual è a suo giudizio il ruolo della stampa specializzata nella formazione professionale dei periti agrari?

Informazione e formazione professionale sono strettamente connesse. L’informazione molto approfondita, anche quella di carattere tecnico, è oggetto della nostra formazione ed è uno degli aspetti fondamentali.

Letizia Martirano

19

33/2012

• L’Informatore Agrario

Attualità   pt/2011/gmt/10

1 commento:

  1. Franco Selmin
    Caro Presidente sono esterefatto dall'intervista.
    1)il sistema è stato liberalizzato...
    A parte la riduzione da 24 a 18 mesi(con l'ulteriore "sconto"di 6 mesi per chi si laurea e a condizione che il cnpa faccia apposita convenzione con università\ministero)al tanto amato giovane aspirante si complica ulteriormente la vita visto che è stato introdotto un corso di 200 e rotte ore ante esame di stato.Ci state pensando e chi lo fà e chi lo paga ?)
    2)convenzione con gli its:ma dove è scritto nella riforma professioni berlusmonti e a cosa serve e qual'è il fine ?Spiegacelo.
    3)obbligo di assicurazione:(per gli amati giovani và a finire come con la RCA auto ?).
    Non ditelo a nessuno ma se i vari ordini e albi non introducono sanzioni non succcede nulla.
    Non solo:in caso di lite con il cliente che sfocia in causa civile si aggiunge pure il 3 litigante.
    Domanda:i colleghi che fanno perizie grandine dovranno obbligatoriamente assicurarsi contro chi ?
    4)abolizione tariffe:chiedi sempre ai periti grandine o a chi lavora per AGea e simili,se le hanno mai applicate.
    Vuoi una proposta:nel codice deontologico inseriamo le tariffe massime a tutela dei clienti.
    5)consulenza nelle aziende agricole:guarda che le aziende agricole se hanno necessità di consulenti(cantina enologo-stalla veterinario)se lo scelgono e se lo pagano,profumatamente.
    Inoltre sappi che abbiamo migliaia di colleghi che vendono mezzi tecnici e che danno consulenza e,ti assicuro,non solo finalizzata a vendere il loro prodotto.
    6)proposta di superamento di alcune\tutte le strutture provinciali.Tralasciando la penosa,sconclusionata e sgrammaticata circolare 13\2012,ci devi proporre un quadro completo di riforma e dirci come fai a cambiare con legge l'ert.8 e collegati.
    7)cogepapi:te e un gruppo di colleghi siete stati votati,anche da me,per chiudere il cogepapi.Almeno questo impegno lo volete mantenere ?

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