giovedì 27 settembre 2012

UNA CASA COMUNE DELLE "PROFESSIONI VERDI".

Dopo aver promosso la centralità dell'ambiente e la gestione del territorio, proviamo a riflettere sulle " professioni verdi"  a medio e lungo termine. Non è casuale, ma i due temi sono strettamente connessi e implicano  comunità di intenti e obbiettivi ( riforma della scuola, delle professioni ecc) sui quali trovare momenti di sintesi nel rispetto delle identità e competenze professionali.
Il problema c'è, ed è una realtà che proiettata nel domani professionale il non prenderla in considerazione sarebbe una miopia e carenza di lungimiranza intellettuale.
E' un'idea da studiare e sviluppare  per realizzare una cornice entro la quale mettere  concrete progettualità che accumunino le professioni verdi, sempre nel rispetto delle loro peculiarità identitarie.
Mi e ci rendiamo conto della delicatezza dei temi che dovranno essere affrontati, ma per uscire dal conformismo tradizionale e guardare il fututo con più convinzioni e ottimismo dobbiamo avere il coraggio e la determinazione di rompere i vecchi schemi corparativi e egoistici e costruirne altri al passo con la modernità e il mercato.
Per questa ragione, credo che siano più le cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono ( anche se importanti)....guardiamo oltre il nostro orticello....il nostro provincialismo.
Forse, varrebbe la pena che tutte le " professioni verdi" facessero un passo indietro e con un pò di umiltà valutassero  le " reciprocità positive" che in prospettiva potrebbero avere.
Le sterili conflittualità e le strumentali divisioni indeboliscono le professioni verdi nelle relazioni con il mondo politico, istituzionale nazionale,regionale e territoriale, in credibilità e visibilità professionale.
Questo è un danno incalcolabile e oggi più di ieri siamo chiamati a dare concrete e improcastinabili risposte, se non vogliamo perdere il treno del ns. futuro e accontentarci delle bricciole di lavoro che altri decideranno per noi.
L'augurio è che  le ns. istituzioni  a tutti i livelli si facciano carico di concrete iniziative nella Categoria e verso le altre " profesioni verdi" per esempio costituendo una " commissione di lavoro a livello nazionale" e promuovendo una " consulta tecnica nazionale delle professioni verdi" dove dar corso a un costruttivo dialogo e  confronto  per realizzare nuove opportunità per il domani.
Buon lavoro.
Piermria Tiraboschi
pt/2012/gmt/09

3 commenti:

  1. Caro Piero,
    anche se questo blog non riguarda la mia categoria, desidero esprimerti apprezzamento per la discussione sui problemi concreti che riesci a portare avanti e ribadire (ribadire: perché sono anni che lo sostengo) la piena e totale disponibilità dell’Albo degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati a lavorare insieme, sulle (molte) cose che ci uniscono, con gli altri Albi del settore, Dottori Agronomi e Periti Agrari in particolare.
    Con gli Agronomi, a livello nazionale, dopo essere riusciti a costituire insieme una fondazione (FONDAGRI), ora i rapporti sono solo di cortesia, anche in relazione al cambio completo di quel Consiglio Nazionale. Mi auguro che i rapporti possano presto evolvere in meglio.
    Con i Periti agrari, dopo il cambio del Presidente e della maggioranza, mi sarei aspettato l’inizio di una collaborazione, perlomeno sui problemi che ci accomunano. Invece questo non è avvenuto: nemmeno le cause pendenti (avviate dalla precedente gestione del CNPA) sono state fermate ed una di queste è andata anche recentemente a sentenza (TAR Lazio, sentenza n. 7395/2012).
    Io comprendo che il nuovo Consiglio Nazionale dei Periti Agrari abbia molti e seri problemi gestionali da risolvere, eppure ciò non dovrebbe impedire perlomeno l’avvio di un colloquio. Ad ogni modo, soprattutto per non dare adito ad equivoci, a fine agosto il mio Consiglio Nazionale ha formalizzato al Consiglio Nazionale dei Periti agrari una richiesta di incontro e stiamo pazientemente attendendo risposta.
    Che venga o non venga ti assicuro comunque che noi siamo ben consapevoli di quale sia la strada da seguire: quella che tu indichi.
    Roberto ORLANDI

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    1. Caro Roberto,
      ti ringrazio del sollecito contributo al confronto e nel prendere atto della disponibilità degli agrotecnici a una fattiva collaborazione su temi di interesse comune quale avvio di un costruttivo percorso, auspico che anche da parte dei periti Agrari ci sia la consapevolezza e risposte coorenti sulla positiva opportunità.
      Cordiali saluti.
      Piermaria Tiraboschi

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  2. Finché Benanti non risponde agli Agrotecnici, almeno per una forma di cortesia ("chiedere è lecito, rispondere è cortesia"), difficile che tra i due Collegi Nazionali.
    Sembrava che fosse l'ex-Presidente Nazionale ad avercela con gli Agrotecnici e, invece, ci ritroviamo con un neo-Presidente altrettanto ostile nei confronti degli unici e veri "cugini".
    E' un vero peccato constatare come i "cugini" e gli "zii" (i Dottori Agronomi-Dottori Forestali) continuino nell'affrancarsi a livello sociale, politico, economico, giuridico, ecc., mentre noi stiamo alla finestra.
    Anzi: continuiamo a perdere colpi su tutti i fronti.
    Eppure se le tre categorie fossero unite, tutte e tre ne beneficerebbero in maniera invidiabile da qualsiasi altra categoria professionale.
    Ci si potrebbe presentare alla società e alle istituzioni pubbliche come gli unici interlocutori nell'ambito del settore primario, alimentare, ambientale, ecc.
    Potremmo avere delle competenze specifiche e, specialmente, esclusive che a quel punto i CAA potrebbero andare a nascondersi.
    Avremmo lavoro per tutti gli iscritti, anche per coloro che non esercitano la professione pur essendo iscritti.
    Le figure del nuovo "protagonista" nel campo delle professioni intellettuali sarebbero talmente ambite che, oltre ad avere un rinascita delle Facoltà di Agraria (in netta espansione dopo anni di debacle), avremmo di nuovo le file di persone per iscriversi all'Albo professionale.
    Sembra un sogno, eppure basterebbe poco per trasformarlo in realtà.
    L'hanno fatto anni fa i Dottori Commercialisti e i Ragionieri.
    Chissà perché da noi, invece, si fa così fatica solo a pensare realizzabile un'idea del genere.
    Dottori Agronomi, Periti Agrari, Agrotecnici e Tecnologi Alimentari: un unico Albo.
    Saremmo gli unici referenti per il MIPAAF: altroché la Coldiretti!!!
    E, invece, con le nostre lotte personali e personalistiche (Bottaro e Benanti DOCET!!!) nei confronti degli Agrotecnici, cosa succede?
    Ingegneri, Architetti, Geometri, Periti Industriali, Geologi, Biologi, ecc., tutti a procurarsi le nostre competenze professionali a livello di Ambiente, Territorio, Verde, Sicurezza, ecc.
    E il tutto lo stiamo cedendo gratuitamente, senza nemmeno accorgercene.
    Siamo e saremo sempre più gli zimbelli.
    Abbiamo un Presidente che continua a partecipare a destra e a manca a tavoli e riunioni di tutti i generi (dal COGEPAPI al PAT) senza nemmeno dire una parola agli iscritti e ai loro rappresentanti di quale sia il SUO personale progetto (ne parla almeno con gli altri Consiglieri o nemmeno con loro?), di dove vuole (LUI, confermando lo stile del suo predecessore) portare la categoria e dove la sta portando.
    Mah!?!
    Mistero.
    Eppure siamo tutti come la pensa la base degli iscritti: il trade-union con gli Agrotecnici e con gli Agronomi sarebbe già stato fatto da anni.
    Ma grazie alle visioni personalistiche della categoria, che rispondono proprio alla volontà dei soli rappresentanti e NON a quella degli iscritti, non si va da nessuna parte.
    Intanto Agrotecnici ed Agronomi continuano ad aumentare.
    Noi????

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